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Libero, 26 maggio 2002:
"Un fascicolo in procura"
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LA VICENDA
UN FASCICOLO DA VERONA
ALLA PROCURA DI NAPOLI |
La nostra inchiesta sull' Authority delle telecomunicazioni prende
origine dal contenuto di un fascicolo prima presentato alla procura
della Repubblica di Verona e poi trasferito a quella di Napoli per
competenza territoriale. I documenti ora all'esame dei magistrati
partenopei fanno emergere un quadro di anomalie sul funzionamento
dell'Ente pubblico. A cominciare dall'uso un po' disinvolto delle
carte di credito da parte dei commissari, personaggi che già
percepiscono uno stipendio lordo annuo di circa mezzo miliardo di
vecchie lire. Ma anche nella gestione del personale dipendente vengono
a galla comportamenti quantomeno discutibili per un'istituzione pubblica.
di Gianluca Marchi
ROMA - L' Authority delle telecomunicazioni di cui ci siamo occupati
nei due giorni precedenti non è solo un uso disinvolto delle
carte di credito dei commissari e una a dir poco strana gestione del
personale. È anche l'assurdità che presso queste ente
pubblico con sede centrale a Napoli - ricordiamolo, questa "locazione"
fu decisa nel 1998 dal governo dell'Ulivo per fare un favore all'allora
potente sindaco Antonio Bassolino - e con sede di rappresentanza a
Roma, sono anche distaccati due gruppi specializzati della Polizia
postale e della Guardia di Finanza, che hanno il compito di. non fare
nulla.
Non stiamo esagerando, e neppure siamo presi dalla voglia irrefrenabile
di scherzare e prendere in giro i lettori. È la pura verità
come può testimoniare un personaggio che, in fatto di battaglie,
non è facile a tirarsi indietro. Gianni Aliquò, segretario
nazionale dell'Associazione funzionari di polizia, non usa mezze misure:
«L' Authority non ha mai fatto indagini. Lo Stato non fa che
buttare soldi tenendo in piedi queste strutture. Dei ventisei agenti
della polizia postale distaccati presso questo Ente, parlo quindi
di personale specializzato a svolgere verifiche nel campo delle telecomunicazioni,
sapete quanti sono effettivamente assegnati a incarichi di indagine?
Due!».
E gli altri 24, di cui due sono funzionari? Fanno gli uscieri e hanno
sostituito le guardie giurate nella sede di rappresentanza di Roma,
che poi tanto di rappresentanza non è visto che i commissari
preferiscono convergere nella capitale, piuttosto che recarsi a Napoli,
e così funzionari e codazzi vari si spostano sistematicamente
sull'asse Campania-Lazio per seguire il presidente Enzo Cheli e l'allegra
brigata degli otto commissari. Così i conti delle trasferte
e dei rimborsi spese subiscono dei bei ritocchi all'insù.
E i finanzieri in distacco nella sede napoletana? A loro non è
che sia andata molto meglio. Hanno preso il posto dei vigili urbani
nell'effettuare "servizio traffico" sui 22 piani, spesso
in buona parte deserti, della torre Caltagirone affittati dall'Authority.
E poi fanno gli "attendenti" dei commissari: spostano pratiche,
servono il caffè, escono a comprare il giornale e le sigarette.
In un clima di avvilimento pressoché totale, in quanto siamo
di fronte a personale addestrato a compiti complessi e delicati, non
stupisce più di tanto che un finanziere abbia finito per spararsi.
«Il bello - rincara Aliquò - è che i dirigenti
dell' Authority hanno messo per iscritto la modifica delle funzioni
per cui agenti di Polizia e finanzieri sono stati distaccati a Roma
e Milano. Sono cose dell'altro mondo. Noi abbiamo fatto più
di una denuncia al ministero dell'Interno e, insieme, s'è fatta
quella che in termini sindacali si chiama verifica. Ne è venuto
fuori che all' Authority delle telecomunicazioni è tutto perfettamente
irregolare».
Per l'Autorità delle Garanzie nelle Telecomunicazioni lavorano
oltre 220 persone - con stipendi mediamente più elevati rispetto
ai dipendenti pubblici - e circa 60 fra agenti postali e finanzieri
che, come abbiamo visto, non svolgono se non in minimissima parte
le funzioni per le quali erano stati preparati. Tutto ciò porta
a chiedersi: ma questa Authority , che ogni anno costa allo Stato
decine e decine di miliardi, a cosa è servita nei suoi sei
anni di vita e a cosa serve oggi? La domanda deve essersela posta
anche il ministro Franco Frattini, che sta lavorando a un progetto
di riforma delle authority e ha inviato a Napoli un paio di alti funzionari
a fare la radiografia dello stato dell'arte.
È cosa risaputa, affermata da esperti, commentatori e quant'altro,
che l' Authority delle telecomunicazioni altro non è che un
doppione dell'Antitrust, il cui presidente Giuseppe Tesauro, nella
recentissima relazione su un anno di attività, non ha evitato
di rimarcare come l'Autorità della concorrenza sia più
volte intervenuta nel campo delle telecomunicazioni. Insomma, ha voluto
dire più o meno così: siamo intervenuti noi perché
quei signori là sono dei desaparecidos.
Intanto il fascicolo, all'esame della Procura della Repubblica di
Napoli, è stato affidato al procuratore aggiunto Giuseppe Maddalena
che, pressato dai gionalisti, si è rifiutato di commentare
le rivelazioni di Libero. Nessuna notizia è stata fornita su
eventuali persone sottoposte a indagini o su possibili ipotesi di
reato. Certo è che, in base alle indiscrezioni circolate, la
denuncia sulle presunte "spese folli" sarebbe stata presentata
da un dipendente dell' Authority. |
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