Papere e papaveri
di Josef K. Byte
COMUNICARE

La recente iniziativa di Repubblica di vendere insieme al giornale un dizionario della lingua italiana in quattro volumi è senz'altro lodevole. Se e quando passeranno alla grammatica, in alcune redazioni, non intuendone un altro uso, ci si sbizzarrirà a rendere funzionali i misteriosi tomi: fermacarte, poggiapiedi, persino rudimentali abat-jour. Non sappiamo perché facciamo questa associazione di idee, ma ci viene in mente il Tg Campania del 27 gennaio: alle 19.30 va in onda un servizio sulla relazione annuale del Corecom, il Comitato regionale per le comunicazioni, presieduto da Samuele Ciambriello. Un incontro cui
partecipano il commissario dell'Authority per le comunicazioni Alessandro Luciano, l'assessore regionale alla Ricerca scientifica Luigi Nicolais, il responsabile del tg Massimo Milone, il
Samuele Ciambriello, Pasquale De Angelis e Giuseppe Mariconda
presidente dell'Ordine dei giornalisti della Campania Ermanno Corsi. L'argomento è complesso, ed è per questo che il pezzo viene affidato a Pasquale De Angelis, di recente promosso caposervizio ad personam, che intervista Ciambriello e gli pone un'unica, epocale domanda: "È stato già parlato di quello che si è fatto, vogliamo parlare di quello che si deve fare?". Siamo in pieno clima da Corecom 'ngrato, ma va bene a tutti: a Milone, al vice caporedattore che cura l'edizione serale Giuseppe Mariconda, e anche agli spettatori, che con un solo canone si godono notizie e cabaret.
 
LE PRIME

Uno dei luoghi comuni del giornalismo, che in fondo dice una cosa vera, è che la prima pagina di un quotidiano ne sia la vetrina: ma in questo periodo di saldi, non è detto che la merce sia sempre di primissima qualità. Il 27 gennaio Repubblica apre la prima pagina dell'edizione nazionale con la vicenda Parmalat: "'Spie di Tanzi nella Finanza'". Accuse gravi che, a leggere l'attacco del richiamo, non è chiaro chi abbia fatto: "Fausto Tanzi, ex direttore generale della Parmalat, accusa la Guardia di finanza: 'Sapevamo in anticipo quando ci sarebbero stati i controlli'. Tanzi ne ha parlato ai magistrati che indagano sul crac di Collecchio durante l'interrogatorio del 16 gennaio: 'Era Calisto Tanzi a decidere le date'". Ma cos'è, una faida familiare? O si è fatta confusione tra Tanzi e Fausto Tonna? Sposiamo questa seconda tesi, che però ci


Antonio Corbo e Luigi Vicinanza

inquieta: anche a Repubblica sanno in anticipo quando ci saranno i controlli. E quel giorno non erano previsti.
Infatti, libera uscita anche nell'edizione napoletana, sempre quel 27 gennaio e sempre in prima pagina: un articolo di Paolo Russo ci racconta di una pediatra che durante il fascismo fu costretta a fuggire dopo
l'emanazione delle leggi razziali. Anche qui, attacco fulminante: "Napoli 1938, settimo anno dell'era fascista". Il ventennio, dunque, fu un decennio. Ma Russo ottiene dal responsabile Luigi Vicinanza e dal vice Antonio Corbo che, il giorno dopo, si pubblichi una rettifica: in cui si corregge l'errore ("si tratta ovviamente del diciassettesimo anno dell'era fascista") e, nel menzionare l'ospedale Pausilipon, si lascia intendere che nell'articolo e nell'occhiello del giorno prima, parlando di "Pausillipon", c'era una elle di troppo. A chiudere il cerchio, anche la prima pagina del sito Repubblica.it del 31 gennaio, in cui c'è questo titolo sul calcio: "Serie B: il Messina sul Palermo 2-1, siciliani quarti". Sì, ma quali siciliani? Sicuramente quelli del Messina, che per 2-1 hanno battuto il Livorno, e non il Palermo. Per il derby isolano bisogna aspettare: quello tra le redazioni di Repubblica, stavolta, finisce con un pareggio.
 
BIS!

Chi lo dice che il pubblico non apprezza la musica contemporanea e vuole ascoltare solo Mozart e Beethoven? Guardate quel che è successo al San Carlo: il 29 dicembre, alle 18, si tiene un concerto di musiche di Claudio Ambrosini, diretto da Marcello Panni e intitolato "Big bang circus". Il successo dev'essere stato travolgente, perché, a grande
richiesta, l'appuntamento viene replicato per dieci giorni, fino al 7 gennaio. Al diavolo le feste, capodanno, epifania: tutti in teatro, senza tregua. Almeno, immaginiamo che sia andata così perché il Mattino, nelle pagine degli appuntamenti curate da Maria Chiara Aulisio, pubblica in quei dieci giorni lo stesso implacabile
Maria Chiara Aulisio e Marcello Panni
tamburino: "Oggi, ore 18, 'Big bang circus', direttore Marcello Panni", eccetera. I musicofili avranno apprezzato soprattutto il big bang; i lettori del Mattino, il circus.
 
MEGLIO TARDI

Lo dice anche il proverbio, che sbagliare si può, ma insistere nell'errore è diabolico; e dobbiamo riconoscere che Francesca Ghidini, del Tgr Campania, non persevera. Il 27 gennaio di due anni fa, in un servizio sulla Giornata della memoria, parlò dei "comuni casertani di Tora e Piccillo", quando si tratta di un solo comune, e il nome esatto è Tora e Piccilli. Il 24 gennaio scorso, la Ghidini si occupa di nuovo della Giornata della memoria e stavolta non sbaglia: Tora e Piccilli, il comune


Ermanno Corsi e Francesca Ghidini

(al singolare) la cui popolazione si rifiutò di denunciare gli ebrei. Tutto d'un pezzo, invece, il conduttore Ermanno Corsi: il 13 ottobre del 2000 pronunciò shoah "soà", e "soà" resta, più di tre anni dopo, anche nel presentare il servizio della Ghidini. Poi dev'essergli venuto in mente che quando si celebrerà la prossima Giornata
della memoria sarà in pensione: gli resta un'ultima occasione, e la sfrutta il giorno dopo, tornando sull'argomento e pronunciando finalmente shoah nel modo giusto. Meno male: sarebbe stato antipatico lasciare un brutto ricordo proprio parlando di memoria.
 
ANNIVERSARI

A proposito di memoria, il 20 gennaio è ricorso il centenario della nascita del grande matematico napoletano Renato Caccioppoli, e a Cronache di Napoli quel giorno celebrano l'anniversario intitolandogli una strada. Nell'occhiello e nel pezzo di prima pagina su un agguato al
Vomero, dicono che il ferimento è avvenuto in via Caccioppoli, ma in quel quartiere c'è invece il vico Cacciottoli (una via Caccioppoli si trova a Fuorigrotta). Più articolato l'omaggio dell'Ansa Napoli: il 21 gennaio, in un lancio delle 18.52 siglato da Franco Tortora si legge che "Caccioppoli nacque a Napoli il 20 gennaio del 2004". Secondo noi non è un errore, ma un modo creativo di sottolineare l'attualità del personaggio; troviamo quindi pedante la rettifica, messa in rete quasi un'ora dopo, alle
Franco Tortora
19.48. Il tempo necessario, parlando di grandi matematici, per calcolare in che anno è nata una persona nata cento anni fa.
 
OTTOCENTO

Ma con i numeri c'è davvero da perdere la testa, soprattutto se si è amanti delle lettere. Nel presentare la sua iniziativa (ventiquattro capolavori dell'800 venduti con il giornale ogni sabato, a partire dal 17


Titti Marrone e Donatella Trotta

gennaio) il Mattino era partito bene: l'undici gennaio due paginate curate dallo studio di grafica di Franco Del Vaglio con l'elenco degli autori e dei titoli, il 13 un'intera pagina con articoli di Titti Marrone e Donatella Trotta, fino alla crisi del 15: a due giorni dall'uscita del primo volume, due pagine di pubblicità mandano tutto a
pallino: "Dal 24 gennaio, ogni sabato con il Mattino, 'I miserabili' a € 1,10". Autogol per autogol, potevano fare anche di peggio: 1,10 capolavori del '24 a ottocento euro l'uno.
 
CASSAZIONE

La notizia ci riporta indietro di un secolo: tanto è passato infatti da Tangentopoli, e non veniteci a dire che sono solo dieci anni. La Corte di cassazione ha confermato la condanna a tre anni e quattro mesi per l'ex vicesegretario del Psi Giulio Di Donato, per la vicenda delle tangenti sulla privatizzazione della Nettezza urbana. Il 24 gennaio i giornali dedicano alla vicenda lo spazio che ritengono giusto: Repubblica Napoli l'apertura di prima pagina ("Di Donato tornerà in carcere"), idem il Corriere del Mezzogiorno ("Dopo dieci anni Di Donato tornerà in carcere"), e anche il Roma, che quando si tratta di questo tipo di notizie cassa più della cassazione, la mette in prima ("Di Donato condannato:
pago per colpe non mie"). Ma, al Mattino, né il direttore Mario Orfeo né il responsabile dei caporedattori Antonello Velardi ritengono che sia una notizia da prima pagina: effettivamente, non poteva prendere il posto del pezzo di Giuseppe
Giulio Di Donato, Pasquale Nonno e Mario Orfeo
Montesano ("Quasi quasi mi faccio il lifting") o del titolo sulla sonda europea che scopre il ghiaccio su Marte (può tranquillizzarsi il cronista mondano del Cormezz Vanni Fondi: se c'è il ghiaccio, si possono organizzare cocktail anche sul pianeta rosso). Sembra di essere tornati a quel 18 maggio del '92, quando il Mattino diretto da Pasquale Nonno fece scivolare in cronaca la notizia dell'apertura delle indagini su Di Donato; una notizia cui anche quella volta altri giornali, come il Corriere della Sera, dedicarono un titolo in prima pagina. Dal Nonno al nipotino: di nuovo, pezzo in cronaca cittadina, dove Giuseppe Crimaldi fa una domanda non-domanda a Di Donato: "Sessanta imputati nello stesso processo e una sola condanna che equivale al carcere. La sua". Suvvìa, Cassazione: non se ne potevano condannare altri due o tre, tanto per la compagnia?
 
DENEGATA

Per quel che può valere, si consoli Di Donato: dopo la Cassazione c'è un quarto livello di giudizio, ed è il Tgr Campania. Quel 24 gennaio, nell'ultima edizione, il conduttore Ermanno Corsi torna sulla notizia. O meglio, diversamente da quanto farebbe qualche collega più giovane e inesperto, sul commento alla notizia. Che nella fattispecie si traduce in una lunga lista di messaggi di solidarietà, come se, anziché condannato


Nicola Cosentino, Nino Funaro e Gaetano Pecorella

dalla magistratura della Repubblica italiana, Di Donato fosse stato aggredito da uno scippatore: e allora vai con Rocco Buttiglione ("giustizia ritardata è giustizia denegata"), Gaetano Pecorella ("una sentenza che arriva tardi è sempre
una sentenza ingiusta"), Nicola Cosentino (Forza Italia), Nino Funaro (Udeur), Fausto Corace (Sdi), con le loro "espressioni di solidarietà". Lo spettatore, cui non viene detto perché e per cosa sia stato condannato Di Donato, si alza in piedi e applaude. Non sa perché, ma si sentirebbe tanto gretto e insensibile a non farlo.