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L'Espresso napoletano
dal Denaro alla Iuppiter |
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SI ARRICCHISCE IL panorama editoriale
partenopeo con l'uscita de 'l'Espresso napoletano', mensile di cinquantadue
pagine formato Panorama interamente a colori, una tiratura dichiarata
di 4500 copie (3500 in edicola e mille destinate a promozioni e abbonamenti),
prezzo di copertina due euro e novanta centesimi, area di diffusione
Napoli, con l'intera provincia, e i capoluoghi campani, con l'obiettivo
di arrivare nel giro di tre mesi alle edicole centrali di Roma e Milano.
Dopo un numero zero uscito a dicembre, da febbraio l'Espresso napoletano,
che ha come direttore responsabile il pubblicista Lucio Luongo,
è in edicola il primo sabato di ogni mese. La fattura del periodico
è curata dalla Iuppiter group, una cooperativa a responsabilità
limitata, che ha un contratto annuale con la Vivara, la srl proprietaria
della testata.
La Iuppiter, nata nel dicembre 2002, è formata da cinque soci:
il presidente, Laura Cocozza, pubblicista dal '98 e praticante
dal primo dicembre 2003; il |
professionista Silvio
Campione; il praticante Massimiliano De Francesco;
il pubblicista Alvaro Mirabelli; l'analista finanziario
Luca Spoldi.
"L'Espresso napoletano - dice De Francesco - è l'attività
principale della cooperativa, ma non |

Rosario Bianco, Lucio Luongo e Alfonso
Ruffo |
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l'unica. Nella scorsa estate siamo usciti
con tre numeri del mensile Napoli City Time, che ha ottenuto un buon
risultato anche di vendite ed è stato poi stoppato da controversie
sulla proprietà della testata. Siamo un'agenzia giornalistica
di servizi e siamo progettisti di nuovi giornali che non puntano soltanto
sui contributi pubblici per tirare a campare; realizziamo libri su
commissione e puntiamo anche al settore, più romano che napoletano,
dei cortometraggi e dei documentari".
In base all'accordo, annuale e rinnovabile, con la Vivara per la realizzazione
di dodici numeri del mensile (a dicembre è prevista una doppia
uscita) la Iuppiter incasserà 150mila euro.
Tutti i soci della cooperativa vengono dal Denaro. L'ultimo a lasciare
il quotidiano edito e diretto da Alfonso Ruffo è stato
Luca Spoldi, alessandrino, trentasette anni tra pochi giorni, docente
di Economia e organizzazione aziendale alla facoltà di Ingegneria
e titolare della società '6 in rete consulting', con la quale
ha progettato, realizzato e coordinato, con la collaborazione di Sergio
Governale, il settore Borsa e risparmio del Denaro sin dalla nascita
del quotidiano, nell'ottobre del 2002. Il contratto di Spoldi scadeva
a dicembre e, d'intesa con Ruffo, non è stato rinnovato. Nel
maggio 2003 era andato via Campione per cinque anni collaboratore
fisso e redattore del Denaro; l'anno scorso ha interrotto la collaborazione
anche Mirabelli, che scriveva per il Den e per le pagine delle professioni
del quotidiano. Sono invece aperte le vicende, ora giudiziarie, di
Laura Cocozza e Massimiliano De Francesco, ideatore e direttore di
Den, il mensile del Denaro, allontanato nel novembre 2002 da Ruffo,
che lo sostituì con Goffredo Locatelli.
La prima udienza per la causa di lavoro promossa da De Francesco,
con l'assistenza degli avvocati Gianfranco Oliviero e Antonio
Fasanella, è fissata per il 12 marzo davanti al giudice
Francesca Spena, mentre per la Cocozza, difesa dagli
stessi legali di De Francesco, si terrà il 7 aprile d'avanti
al giudice Vincenzo Alabiso.
Dal Denaro, anzi da Den, il mensile di Ruffo, viene anche l'Espresso
napoletano. "Secondo gli accordi, - dice Luongo, sessantacinque
anni appena |

Da sinistra Campione, Cocozza,
De Francesco e Mirabelli |
compiuti,
da dieci pubblicista, una vita spesa a Milano nel mondo della
pubblicità prima come copywriter alla Mondadori e in
altre aziende, poi in proprio con un'agenzia - sin dal primo
numero nel giugno 2002 |
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l'Espresso napoletano doveva uscire come rivista autonoma in abbinamento
con Den ed invece è stata soltanto una sezione del giornale
di Ruffo. Una situazione che è andata avanti fino al febbraio
2003, anche se il direttore del Denaro, con una forzatura consentita
dall'editore dell'Espresso, ha continuato a utilizzare la testata
ancora per qualche mese".
Accanto a dimissioni, rotture, vertenze c'è anche un elemento
di raccordo tra il nuovo mensile e il quotidiano economico di piazza
dei Martiri: è Diana Negri, direttore editoriale dell'Espresso
e titolare della rubrica 'l'oroscopo', che chiude le pagine di Den.
Napoletana, quarantacinque anni, da tre giornalista professionista,
dopo un praticantato problematico, moglie di Aldo Trifuoggi,
per molti anni braccio destro di Giulio Di Donato, la Negri
dovrebbe, tra l'altro, occuparsi di creare canali di distribuzione
alternativi alle edicole: librerie, alberghi, voli da e per Milano.
Una rete di diffusione articolata per raggiungere un target particolare.
"L'Espresso - spiega Luongo - vuole diventare un punto di riferimento
per i napoletani sparsi per l'Italia e, più avanti, anche
per quelli che vivono all'estero. Un giornale che racconta la città
e risveglia il piacere di viverla, visitarla, riscoprirla; un giornale
da gustare lentamente proprio come una tazza di caffè, magari
da conservare. Con queste premesse diventa centrale il lavoro sugli
abbonamenti: 25 euro per l'ordinario, 50 per il sostenitore".
L'idea di un giornale per raccontare Napoli in chiave positiva e
riannodare i fili con gli 'emigranti', più o meno di successo,
è ovviamente di un napoletano 'milanese', Carlo Bianco,
amministratore delegato della società immobiliare Pirelli
Real Estate. Nell'autunno del 2000 Bianco mette insieme un po' di
amici, coinvolge Lucio Luongo, un napoletano tornato a casa dopo
un quarto di secolo speso a Milano, e comincia a lavorare al progetto
di un mensile. All'inizio del 2001, nello studio del notaio Giuseppe
Cioffi, viene costituita la Neapolis 2000 srl; il 16 febbraio
2001 in tribunale c'è la registrazione della testata e il
deposito del primo numero di prova. Il legale rappresentante della
società è Aniello Setola, il direttore responsabile
Francesca Paola Leosini, già da alcuni mesi coinvolta
nella progettazione del mensile. E al registro della stampa del
tribunale di Napoli la Leosini risulta tuttora la responsabile perchè
il nome del nuovo direttore dell'Espresso non è stato ancora
annotato.
Dopo i primi numeri sperimentali la Neapolis 2000 si impantana e
il progetto viene messo a dormire; nel 2002 arriva il matrimonio
mal riuscito con Ruffo.
L'operazione riparte nei primi mesi del 2003 quando il testimone
viene raccolto da un altro Bianco, Rosario, "soltanto
omonimo, dicono alla Vivara,
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dell'amministratore della
Pirelli Real Estate". Insieme a un gruppo di soci Rosario
Bianco il 16 aprile 2003 costituisce, dal notaio Cioffi, la
Vivara, una srl con un capitale di diecimila euro e cinque soci,
uno con il 50 per cento e quattro con quote uguali (12,50 per
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Francesca Paola Leosini, Diana Negri
e Luca Spoldi |
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cento). Il socio di maggioranza è
la Neapolis, il cui amministratore è Rosalia Aurino;
gli altri sono Rosario Bianco, che da metà gennaio è
amministratore della Vivara, il commerciante Nino De Nicola,
la consulente Patrizia Cante e la Servizi e consulenze, amministrata
da Francesco Melisi.
"Abbiamo deciso di partire in sordina, senza una campagna di
lancio;
- dichiara Bianco, napoletano, quarantaquattro anni, una laurea in
Economia e commercio, per quattro anni ricercatore del Cnr, dal '96
socio e amministratore della Prisma, una società che si occupa
di formazione con cinque dipendenti fissi e un fatturato annuo di
600mila euro - dobbiamo prima calibrare e fare crescere il giornale.
Intanto mi sono preso sei mesi di tempo per assestare i conti. Per
il 2004 la previsione di spesa è di 200mila euro; per coprirle
puntiamo a incassarne 50mila dalla pubblicità, che per ora
gestiamo direttamente, far sottoscrivere mille abbonamenti, la metà
ordinari e l'altra metà sostenitori, e a vendere 1500 copie
in edicola". |
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