Pm e forze dell’ordine
‘nascondono’ le notizie

FINALMENTE ARRIVA una risposta dei giornalisti alle iniziative di pubblici ministeri e forze dell’ordine che tagliano le notizie da dare ai cronisti e all’opinione pubblica su fatti, piccoli e grandi, di nera e di giudiziaria. Il merito della prima replica chiara è di Giuseppe Crimaldi, veterano dei due settori al Mattino, e del suo giornale.
Veniamo ai fatti. A Napoli a via De Marco, quartiere Arenaccia, una donna viene scippata e scaraventata a terra, si rialza, insegue il ladro e si aggrappa all’auto con l’uomo che mette in moto e la trascina per decine di metri. La vittima se la cava, per fortuna, con escoriazioni e contusioni. Quale è il problema? Su una vicenda così grave i magistrati e le forze dell’ordine rimangono silenti. Ci sono però le telecamere dei negozi e la notizia viene data dal consigliere regionale Verde Francesco Borrelli.

A proposito di forze dell’ordinescrive Crimaldi nel servizio del Mattino del 24 ottobre – anche stavolta l’incredibile aggressione di via De Marco è stata taciuta ai giornalisti, in un

Maria Chiara Aulisio, Alessandro Giuliano e Beppe Panada

esasperante quanto inconcepibile e soprattutto incomprensibile silenzio su fatti gravi che accadono in strade pubbliche da parte di polizia e carabinieri. Il diritto di cronaca è un diritto costituzionalmente protetto in quanto riconducibile all’articolo 21 della costituzione che tutela e garantisce la libertà di manifestazione del pensiero”.
Negli stessi giorni c’è un altro scippo, questa volta con una vittima. Siamo a Posillipo, in via Manzoni: una donna viene aggredita con violenza nel tentativo di strapparle la borsa e ne fa le spese la mamma che è con lei. Ha ottanta anni, si chiama Annamaria Malangone ed è la vedova del velista Beppe Panada. Batte la testa sull’asfalto e si frattura un braccio e il femore; viene ricoverata al Fatebefratelli e poi dimessa. Nel giro di pochi giorni le sue condizioni peggiorano e muore. Il 29 ottobre la vicenda viene ricostruita in tutti i dettagli dal Mattino con Giuseppe Crimaldi e Maria Chiara Aulisio. Nell’articolo i cronisti denuncianoil consueto silenzio delle fonti inquirenti, che attendono l’esito della convalida dell’arresto per consentire il diritto di cronaca, nonostante la notizia sia di assoluta gravità e meriti l’attenzione del mondo dell’informazione”.
Di fronte a censure così gravi, che vanno avanti ormai da alcuni anni, si rimane sconcertati. Come è evidente, il regista dell’operazione è il procuratore di Napoli Giovanni Melillo ed è difficile capire perché si autoattribuisca la titolarità esclusiva del rubinetto che distribuisce le notizie. Su una questione davvero importante desta anche grande perplessità il silenzio dei responsabili provinciali delle forze dell’ordine: il questore di Napoli Alessandro Giuliano; il generale di brigata Enrico Scadone, comandante dei carabinieri per la provincia di Napoli; il generale di brigata Gabriele Failla, che a Napoli e provincia guida gli uomini della Guardia di finanza.
Rimane da registrare un piccolo segnale di insofferenza che arriva dalla questura. Il 2 novembre l’ufficio stampa di via Medina ha diffuso un comunicato che ha un incipit sorprendente: “Per delega del Procuratore della Repubblica di Napoli si comunica quanto segue”. Il messaggio è chiaro: cari cronisti, se volete denunciare le notizie carenti o addirittura assenti non protestate con noi ma rivolgetevi a Giovanni Melillo.