Se telefonando

Cara Iustitia,
ti racconto la trasformazione vissuta (o dovrei dire patita?) dal quotidiano “Il Mattino” nell’arco degli ultimi tredici anni e ricostruita da un ‘audio’ inusuale ma efficace: la musichetta della segreteria telefonica del centralino.
Si tratta della musica, tanto per essere chiari, che dovrebbe stemperare la rabbia di chi si collega allo 081 7947111 sapendo che spesso dovrà attendere minuti interminabili (di solito è un lettore dotato di pazienza di Giobbe, soprattutto da quando l’azienda ha tagliato il personale assegnato al centralino, unificandolo a quello della portineria). Due o tre passaggi musicali di una canzone, di un’aria classica o di una marcetta che dovrebbero rappresentare il leit-motiv aziendale, anticipare lo spirito, il ruolo e le aspirazioni del quotidiano.
Ebbene, le fasi che rappresentano questa trasformazione (dovrei dire declino?) del Mattino sono tre.
Nel 1993, quando alla direzione arriva Sergio Zavoli, al centralino risponde Imagine, la canzone-manifesto peace and love di John Lennon che apre gli anni ‘70.
È appena andato via Pasquale Nonno, la Democrazia cristiana sta per dissolversi, la sedimentata classe politica spazzata via da Mani Pulite, i poteri rovesciati. Il giornale è attraversato da un vento di cambiamento, si aspira a invertire la discesa delle vendite, a riconquistare in città il ruolo, ormai perso, di autorevolezza da primo giornale, da quotidiano nazionale. Le note internazionali di Immagine simboleggiano tutto questo.
Con Paolo Graldi (’94-‘99) e Paolo Gambescia (1999-2002) direttori, al centralino risponde Caruso, di Lucio Dalla.
Dopo un po’, non subito, è Graldi a rovesciare Lennon. In redazione, però ha già tolto di mezzo tutti i cambiamenti operati dal suo predecessore, che al Mattino lo aveva portato con sé come suo braccio destro. È l’ora del dimagrimento selvaggio ordinato dall’azienda, dei tagli e dei risparmi, della disillusione dopo la grandiosità e il vento europeo, della restaurazione conservatrice. Anche la grafica del grande Maoloni viene stravolta, azzerata. Il giornale ha una brusca frenata, ritorna nell’orbita regionale. È l’avvento della Caltagirone family. Quando arriva Gambescia dall’Unità, nulla può contro la strada segnata, se non riportare un po’ di serenità in redazione, infondere fiducia ai giornalisti e imporre l’alt a operazioni troppo impopolari. Alla segreteria risponde da tempo Dalla: “Te voglio bene assaie, ma tanto tanto bene sai, è una catena ormai, che scioglie il sangue dint’e vene sai…”. Napoli, pane e amore senza fantasia, ma la catena che il Mattino adopera per legare a sé i suoi lettori è arrugginita e si sta progressivamente allentando.
Con Mario Orfeo (in carica dal luglio 2002) al telefono risponde una nenia n. c. (non classificabile).
Siamo ai giorni nostri, è il consolidamento di Caltagirone, dell’azienda ‘giornale = mattoni’. Con l’avvento del baby-direttore, ai posti di comando si piazza la new generation. Un occhio di riguardo là, un altro di qua, un colpetto laggiù, uno pure quaggiù. Così facciamo contenti tutti. È l’ora dello strapotere aziendale, delle assunzioni benedette dal capo del personale del Mattino Raffaele Del Noce, anzi, delle non-assunzioni, delle non-sostituzioni, della pubblicità sopra tutto. È anche l’ora dell’emorragia di giornalisti. Se ne vanno alcuni tra i più intelligenti e capaci. Senza voltarsi indietro. Le copie volteggiano, si disperdono, le vendite si ridimensionano. Al lettore che risponde è riservata una musichetta scialba, una melodia genere gabinetti di odontotecnici o aziende di trasporto autoarticolati. Una ninna nanna zuccherosa non classificabile. Magari – deve essere stata questa la speranza in via Chiatamone - il lettore si addormenta e non va a cercarsi un altro giornale.
Un suggerimento per i vertici del Mattino io ce l’avrei: quello di piazzare nella segreteria telefonica un vecchio successo evergreen di Ornella Vanoni. Fa così: “Ecco, la musica è finita, gli amici se ne vanno..."

Zenzero candito
 
Pasquale Nonno
Paolo Graldi
Paolo Gambescia
Lucio Dalla
Pier Giorgio Maoloni
Francesco Caltagirone
Raffaele Del Noce
Ornella Vanoni