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Trasferito da Milano
a Portici e licenziato |
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NEGLI ANNI CALDI di Tangentopoli Frank Cimini è stata la firma giudiziaria del Mattino da Milano, sempre presente con il suo barbone nelle riprese televisive dalle aule del tribunale appena dietro alla Boccassini, a Colombo, a Di Pietro e agli altri protagonisti del pool guidato da Francesco Saverio Borrelli. Per Massimo Bordin, storico direttore di Radio Radicale, è tra i cronisti giudiziari più affidabili sulla piazza milanese. “Con il pool – ricorda Cimini - ho ancora un contenzioso giudiziario aperto, insieme all’allora |
direttore Pasquale Nonno. Scrissi poco meno di venti anni fa un articolo intitolato “Latitante, ripassi domani’. La nostra tesi era che alcuni grandi imprenditori prima facevano accordi con i politici per avere i soldi e poi |

Ilda Boccassini, Frank Cimini e Gherardo Colombo |
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facevano accordi con i magistrati per non andare in galera. L’articolo non piacque ai pm milanesi che citarono in giudizio me e Nonno. Condannati in primo grado, assolti in appello, aspettiamo la sentenza della Cassazione”. Nato nel Connecticut, a New Haven, da genitori emigrati dalla costiera amalfitana, Cimini ha speso al Mattino venticinque dei suoi cinquantasette anni: due da collaboratore, sei da redattore (l’assume il primo novembre del 1987 Pasquale Nonno), otto da inviato, otto da corrispondente e uno, l’ultimo, da cassintegrato. Venticinque anni interrotti il 30 agosto da una lettera di licenziamento. Ma facciamo un passo indietro.
Nel giugno 2009 viene firmato lo stato di crisi per il Mattino e l’azienda lo inserisce nell’elenco dei giornalisti in cassa integrazione, che termina il 30 giugno 2010; un mese prima gli arriva una lettera ‘sorprendente’: lei non è più il corrispondente da Milano, ma da Portici-Ercolano, un trasferimento che significa l’intera autostrada del Sole e un pezzetto della Napoli - Pompei - Salerno, per un totale di 775 chilometri. Cimini affida la replica a Mario
Fezzi, uno dei maggiori esperti italiani di lavoro giornalistico.
Il 9 agosto arriva la “contestazione di addebito”: “Ci risulta che Ella continua a tutt’oggi a non fornire e scrivere articoli in relazione agli avvenimenti della zona di Sua competenza”. Seguono il dettaglio dei giorni nei quali non ha scritto le corrispondenze richieste e la chiusa: “La invitiamo a farci pervenire le Sue giustificazioni entro il termine di 5 giorni dal ricevimento della presente”, con la firma di Massimo Garzilli. Il 30 agosto l’atto conclusivo: “Le intimiamo il licenziamento per giusta causa con effetto immediato dalla ricezione della presente”. Firmano la lettera Garzilli e il direttore Virman Cusenza, che |

Virman Cusenza, Raffaele Del Noce e Pasquale Nonno
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aveva già sottoscritto a maggio, insieme al capo del personale Raffaele Del Noce, la notifica del trasferimento.
Chi segue questa vicenda con animo ingenuo rimane sorpreso dalle due firme. Sorprende la |
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firma di Cusenza per ragioni, usiamo un aggettivo fuori dal tempo, ‘umane’: si può sottoscrivere il licenziamento costruito a tavolino di un proprio giornalista senza cercare una mediazione? Ancora più sorprendente la firma di Garzilli, che dopo oltre venti anni da direttore amministrativo dal 2008 è in pensione, ma firma ancora le lettere di contestazione e le lettere di licenziamento. E allora, dal gennaio 2008 in che cosa è cambiato il ruolo di Garzilli?
In attesa di un intervento del comitato di redazione del Mattino (Marisa La Penna, Daniela Limoncelli e Salvo Sapio), c’è da registrare la dura presa di posizione del sindacato milanese. “È stato attuato – dichiara a Iustitia Giovanni Negri, presidente dell’Associazione lombarda dei giornalisti - un licenziamento annunciato. Un trasferimento di ottocento chilometri per un giornalista che lavora da più di trent’anni a Milano e scrive per il Mattino da venticinque era inaccettabile. La Lombarda ha gestito oltre sessanta stati di crisi, occupandosi anche delle redazioni o dei corrispondenti milanesi di giornali di altre regioni e ha trovato soluzioni
accettabili e condivise. In questo |
caso invece il dottor Garzilli, che conosco da trent’anni e si è sempre proposto come interlocutore serio delle rappresentanze sindacali, non ha trovato il tempo per coinvolgere la Fnsi e l’Associazione |

Marisa La Penna, Daniela Limoncelli e Salvo Sapio |
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lombarda, che è il sindacato regionale con il maggior numero d’iscritti d’Italia, per cercare insieme una soluzione potabile per un problema drammatico. In ogni caso non è mai troppo tardi per discutere”. |
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