Mattino: non c'è accordo,
si va in aula il 25 gennaio

IL 25 GENNAIO il giudice del lavoro del tribunale di Napoli Fabrizio Amendola deciderà sulla denuncia per attività antisindacale presentata dall’Associazione napoletana della stampa contro il Mattino, la spa controllata dalla Caltagirone Editore. Il deposito delle memorie delle parti dovrà avvenire entro il 20 gennaio.
Alla prima udienza, tenuta il 30 novembre, i dirigenti del Mattino sono arrivati poco preparati, nonostante il riscorso firmato dal presidente dell’Assostampa

Gianni Ambrosino, con la consulenza dell’avvocato Lucio Giacomardo, fosse stato notificato il 18 novembre. A quel punto il rappresentante legale della società, il capo del personale Raffaele Del Noce assistito dal professore Marcello De
Gianni Ambrosino e Massimo Garzilli

Luca Tamajo, ha chiesto un breve rinvio alla ricerca di un accordo.
La richiesta è stata immediatamente accolta dalla Napoletana, dopo una consultazione lampo con il comitato di redazione del Mattino (con Ambrosino, erano in tribunale Enzo Ciaccio e Francesco Romanetti); il giudice ha preso atto del tentativo d’intesa e fissato l’udienza per il 19 dicembre.
Superato lo choc di un cdr che prova a fare il cdr, l’azienda ha subito recuperato la linea dura e i margini per un accordo sono diventati una fessura, quindi c’è stato il ritorno in tribunale per comunicare ad Amendola che si va a giudizio. All’udienza del 19 dicembre l’Assostampa ha depositato una busta paga della tredicesima dalla quale l’azienda ha tagliato la quota relativa ai giorni di sciopero, caso unico in Italia perché l’altra azienda che c’aveva provato, il quotidiano la Repubblica, dopo due giorni di sciopero dei redattori ha fatto marcia indietro.
La linea di scontro frontale adottata dall’azienda nei confronti dei giornalisti e dei loro rappresentanti sindacali è stata denunciata dal cdr nel comunicato pubblicato il 21 dicembre sul Mattino in coda al comunicato della Fnsi e prima


Enzo Ciaccio e Raffaele Del Noce

della rituale replica dell’editore.
Il comitato di redazione ha in particolare evidenziato tre primati nazionali che il Gruppo Caltagirone ha ritenuto di assegnare in esclusiva al Mattino perché negli altri quotidiani del gruppo (Messaggero, Quotidiano di Puglia,

Corriere Adriatico, Gazzettino e il free press Leggo) ha scelto linee meno conflittuali.
“La Caltagirone Editore,– è scritto nel comunicato del cdr – nei lunghi mesi di vertenza nazionale, ha disatteso in modo arbitrario le regole contrattuali negando la normale giornata di riposo ai giornalisti nelle settimane in cui è caduto più di un giorno di sciopero: è stato l’unico in Italia a voler seguire questa strada. La Caltagirone Editore – unica in Italia anche in questo caso - ha negato, sottraendoli dalla busta paga, i permessi sindacali contrattualmente previsti ai rappresentanti del Comitato di redazione che hanno partecipato a Roma ad un’assemblea di due giorni che ha riunito tutti gli organismi di categoria dei giornalisti. La Caltagirone Editore ha operato detrazioni dalle tredicesime dei giornalisti per le giornate di sciopero effettuate nel corso del 2006: una manovra tentata in compagnia di un solo altro editore, che ha però successivamente rivisto la sua posizione. Anche sul taglio delle tredicesime, dunque, l’Editore Caltagirone è rimasto unico in Italia”.
La durezza dell’azienda non ha colto di sorpresa il sindacato, che pure aveva mostrato una concreta disponibilità a cercare punti di incontro. “Pochi giorni prima dell’udienza del 19 dicembre – dichiara Gianni Ambrosino – abbiamo

avuto due incontri con Garzilli (direttore generale del Mattino spa, ndr) e con Del Noce. Nel primo durato oltre tre ore (per il cdr, con Ambrosino Ciaccio e Romanetti, c’erano Rosaria Capacchione per le altre redazioni e Gianni Colucci per la sede di
Marcello De Luca Tamajo e Lucio Giacomardo

Salerno, ndr), l’azienda ha sostanzialmente confermato la linea di legare la 'corta' ai giorni lavorati nell’arco della settimana, introducendo minuscoli aggiustamenti che lasciavano inalterato la violazione del principio generale che vede i riposi maturare su base annua e comunque non legati alla effettiva presenza. Ci siamo rivisti il giorno successivo e, dopo una consultazione informale con la redazione, abbiamo confermato che la proposta dell’azienda era inaccettabile. Noi chiediamo soltanto che il Mattino spa rispetti il contratto di lavoro”.