Giornalista di Cronache
nelle indagini su Giuliano

NELLA VICENDA dell’agguato a Salvatore Giuliano, che il 27 marzo 2004 costò la vita alla quattordicenne Annalisa Durante, c’è un filone laterale che riguarda Manuela Galletta, giornalista di Cronache di Napoli.
La cronista era stata accusata, con l’avvocato Domenico Dello Iacono, di rivelazione di notizie coperte dal segreto d’ufficio e di favoreggiamento per avere contribuito a ostacolare le indagini falsando il movente dell’agguato.
Nel processo, tenuto davanti alla undicesima sezione penale del tribunale di

Napoli (presidente Carlo Spagna, giudici a latere Carmelo Barbuto e la relatrice Maria Picardi) c’erano altri due imputati, Giuseppe Migliaccio e Raffaele Perfetto, che, secondo il capo d’imputazione, “in concorso tra loro con violenza e minaccia


Salvatore Giuliano

consistita nel percuotere Antonio Albino, che si trovava con loro detenuto nella cella numero 41 del padiglione Milano della casa circondariale di Napoli Poggioreale, e nel minacciare di morte l’Albino stesso e i suoi familiari se avesse collaborato con la giustizia, costringevano l’Albino a recedere dal suo proposito di collaborare con la giustizia e quindi a inviare al pubblico ministero una missiva nella quale asseriva di non conoscere Mazzarella Vincenzo e di non sapere che questi era il mandante del tentato omicidio in danno di Giuliano Salvatore, per il quale l’Albino era indagato insieme a Mazzarella Vincenzo”.
Vediamo ora nel dettaglio la parte che riguarda Manuela Galletta. Il 23 e il 27 dicembre 2006 la giornalista firma su Cronache di Napoli, il quotidiano diretto da Domenico Palmiero ed edito di fatto da Maurizio Clemente, due articoli che forniscono una nuova versione sull'omicidio di Annalisa Durante attraverso brani della lettera inviata il 5 dicembre 2006 dal responsabile dell’agguato Antonio Albino al pm Raffaele Marino, ora procuratore aggiunto a Torre Annunziata, che sta indagando sull’omicidio Durante, e successivamente ne spedisce copia al suo legale Domenico Dello Iacono.
Nei due articoli Manuela Galletta “riporta in sintesi – è scritto nella sentenza depositata il 4 giugno – la missiva di Albino Antonio” e mette in evidenza due circostanze: l’incarico ricevuto era finalizzato alla sola gambizzazione di Salvatore Giuliano; Vincenzo Mazzarella era del tutto estraneo alla vicenda scaturita invece da un incarico dato ad Antonio Albino da Eduardo Bove intenzionato a punire Giuliano per un "mancato saluto" quando per caso lo aveva incontrato in ospedale.
Il giudice estensore fa anche notare che la giornalista non si è limitata a riportare il virgolettato della lettera indirizzata al pm e poi all’avvocato, ma nell’articolo parla del "mancato saluto" in ospedale  “circostanza che la


Annalisa Durante e Domenico Palmiero

Galletta aveva appreso dal colloquio diretto” con l’avvocato, come risulta dalle intercettazioni telefoniche. E, osserva il giudice Picardi, “non si tratta di circostanza di poco momento perché, da un lato, tale rappresentazione mirava oggettivamente all’intento di sminuire un fatto di camorra in un episodio di criminalità comune e di

esentare il Mazzarella, vero obiettivo della missiva, dagli sviluppi di un suo già ipotizzato coinvolgimento. Dall’altro, la diffusione della versione edulcorata descritta negli articoli, ha poi dato la stura a una impostazione processuale che ha in concreto rischiato di compromettere il corso della giustizia”.
Quindi la conclusione: “possono concedersi al Dello Iacono e alla Galletta le circostanze attenuanti generiche, tenuto conto dell’incensuratezza degli stessi e dello status che li caratterizza” e perciò “appare equo condannare ciascun imputato alla pena di duecento euro di ammenda ciascuno”, mentre “vanno, invece, assolti dal reato di favoreggiamento”. E poi assoluzione per Giuseppe Migliaccio e Raffaele Perfetto “perché il fatto non sussiste”.