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Quattro mesi di reclusione a
Pompameo, vespista scatenato
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“TI STAI IMPACCHETTANDO da solo, a chi vuoi che chiamo? Al colonnello Peppe Piciocchi o all’assessore Luca Esposito? Ah! Continui a scrivere? Adesso chiamo quattro dei miei operatori, li faccio venire sul posto muniti di telecamere e qualcuna la faccio fissare proprio davanti a voi, ci saranno dei risvolti contro di te, pagherai grosse conseguenze, domani ti rendo ridicolo, ti faccio uscire su tutti i giornali”.
È un Pompameo scatenato quello che, nel febbraio 2004, si trova di fronte l’assistente capo della polizia municipale napoletana Guglielmo Giugliano. |
Lo ha raggiunto dopo un complicato inseguimento: il direttore di Telelibera, senza casco a cavallo di una Vespa 50, è passato con il rosso a un incrocio, costringendo un automobilista che aveva la precedenza a una brusca frenata per evitare lo scontro; all’alt del vigile motociclista si era dato alla fuga e aveva imboccato una strada con divieto di accesso, zigzagando tra le auto che gli venivano incontro, salendo e scendendo dai marciapiedi. Raggiunto dal vigile, Pompameo aveva convocato l’operatore di Telelibera Fabio Caiazzo e aveva
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Rosa Russo Iervolino |
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chiesto l’intervento di alcuni uomini della scorta del sindaco Iervolino.
Nel corso delle indagini preliminari, scaturite dalla denuncia del vigile urbano, Pompameo ha negato di avere minacciato Giugliano, ma ha detto di essersi limitato a chiamare “alcuni amici che appartengono alle forze dell’ordine e fanno la scorta al sindaco”, intervenuti però a dargli “solo conforto”.
Carlo Spagna, giudice monocratico della V sezione penale del tribunale di Napoli, non gli ha creduto. “La deposizione del teste d’accusa –scrive il magistrato nella sentenza – ha trovato riscontro nella circostanza che effettivamente furono fatti intervenire appartenenti alle forze dell’ordine aggregati a un esponente politico amministrativo e di un operatore televisivo laddove, ove le contestazioni a verbale fossero state illegittime o comunque infondate, l’imputato avrebbe potuto impugnarle nelle sedi competenti e nelle forme di rito. Viceversa il Pompameo, forte di conoscenze personali e della carica di direttore di una testata giornalistica (che dovrebbe fornire notizie di interesse pubblico), ha inteso servirsi delle stesse per ostacolare un pubblico ufficiale nell’adempimento di una funzione pubblica (anzi nell’esercizio di un dovere)”. “L’episodio è grave nel suo sviluppo, – argomenta Spagna – posto che alle frasi dal chiaro contenuto intimidatorio l’imputato ha fatto poi seguire i fatti e si iscrive perfettamente nella propensione, in realtà assai diffusa, a
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Luca Esposito
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sottrarsi al rispetto delle norme di comportamento, ancor prima che a quelle di legge, attraverso il fatidico ricorso al lei non sa chi sono io”.
Il giudice ha quindi condannato Pompameo a quattro mesi di reclusione, con pena sospesa, e al pagamento delle spese processuali. Il direttore di Telelibera si dichiara tranquillo. “È vero: - dice - sono passato con il rosso all’incrocio della stazione di Mergellina e non ho visto l’alt del vigile; non avevo con me il libretto di circolazione e l’assicurazione, però li ho subito dopo esibiti al
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comando dei vigili. Ma come ho detto e come dimostrerò, quando l’agente della polizia municipale mi ha raggiunto ha iniziato a elencare una serie di contestazioni; alla sedicesima ho chiesto: “Ma siamo su Scherzi a parte?” e il vigile ha risposto: “Allora, mi stai minacciando?”. Ho fiducia nella magistratura e aspetto sereno il giudizio sull’appello che presenterà il mio avvocato, Sergio Pisani. Infine una curiosità: a distanza di tre anni e mezzo non ho ancora ricevuto alcun verbale, nemmeno quello del passaggio con il rosso, che intendo pagare”. |
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