Siani, non solo camorra

Di Giancarlo Siani si è scritto tanto da quel 23 settembre 1985. Della sua passione per il giornalismo e della determinazione con la quale, dall’avamposto più esposto della criminalità di Torre Annunziata, ha lottato sino all’estremo sacrificio “camorra e colletti bianchi”. Per questo l’Ordine dei giornalisti della Campania nell’assemblea del 6 aprile del 2002, con voto unanime, decise dopo diciassette anni (non è mai troppo tardi) di onorarne ogni anno la memoria. Si è voluto così ricordare, nel modo più tangibile, il suo esempio, la grande passione civile e professionale.
Su Giancarlo, giornalista anticamorra, si è dibattuto, dunque, molto ma non sempre a proposito e con coerenza. Può apparire che sia stato mandato in quell’area criminale come se alle spalle avesse una lunga e collaudata esperienza di cronaca nera e di clan criminali. Niente di tutto questo. Prima di andare per “Il Mattino” in quel territorio, si era occupato di ben altro. Ne siamo diretti testimoni quando – su segnalazione del padre Mario, mio collega alla Regione Campania negli anni ’70, dirigente del servizio cultura - lo accogliemmo con i colleghi Antonio Filippetti, Pier Antonio Toma e Walter Vadalà  nella redazione di Scuola – Informazione, con sede alla Riviera di Chiaia 185.
I primi articoli li ha scritti su questa nostra rivista. Si occupava di disoccupati, dei diversamente abili, di sindacato e del rapporto scuola e mondo del lavoro. Le sue inchieste compaiono puntuali su Scuola-Informazione, distribuita gratis agli studenti: veri protagonisti della pubblicazione assieme ai loro docenti. La rivista nasce nel 1977 (gli anni del terrorismo e dei Nap), dopo che l’Istituto di studi e ricerche per lo sviluppo dell’informazione regionale aveva promosso due giornate sull’informazione che si svolsero nella grande sala-mensa dell’Italsider di Bagnoli e nell’Aula Magna dell’Istituto Magistrale “Pimentel Fonseca”. Per la prima volta in Italia l’informazione entrava criticamente in fabbrica ed a scuola. Da quella stimolante esperienza nacque la rivista che si fece promotrice dell’iniziativa legislativa regionale con la quale il giornale quotidiano entrava, ufficialmente, a scuola come straordinario supporto didattico.
Questa premessa ci pare utile per rimarcare come la camorra Giancarlo l’abbia conosciuta e contrastata per la prima volta a Torre Annunziata. Da quel fronte  ha riempito da “cronista di guerra” pagine intere delle edizioni circondariali dell’area Sud del “Il Mattino”.
La sua è stata una gavetta straordinaria e pericolosa. La svolgeva con continuità anche nella speranza che il suo precario rapporto di lavoro di corrispondente di provincia venisse trasformato in un regolare praticantato: precondizione per diventare giornalista professionista con assunzione in pianta stabile nel giornale, per il quale lavorava e rischiava ogni giorno la vita.
L’allora direttore del giornale di via Chiatamone, Pasquale Nonno, nel suo puntuale corsivo apparso all’indomani dell’assassinio rivelava commosso, come fosse sua intenzione assumerlo presto come redattore.
A ricordare post-mortem le gesta di Siani sono oggi in molti. Una folla anticamorra, schierata sul fronte della legalità. Sul sacrificio di Giancarlo emerge una sincera e diffusa consonanza civica popolare. Permane, però, questo dubbio: si poteva prevenire quell’agguato mortale, eseguito sotto la casa di Giancarlo? L’interrogativo si pone leggendo le sue cronache quotidiane da Torre Annunziata; le carte giudiziarie che hanno portato alla condanna degli autori dell’omicidio e gli immancabili discorsi di cordoglio. Le inchieste incalzanti di Siani facevano chiaramente emergere ritardi, negligenze ed omissioni dello Stato e delle sue articolazioni centrali e periferiche nella prevenzione e repressione della camorra, non solo torrese. Così anche gli organismi rappresentativi ordinistici e sindacali dei giornalisti di quell’epoca, e non solo, risultano pressoché assenti nella tutela professionale di Siani, trovatosi solo e senza copertura a combattere quella guerra. Una guerra vinta da Giancarlo sul piano dell’esempio e dell’azione. Noi l’abbiamo persa ed il pianto per sua morte, quel 23 Settembre del 1985 non ci assolve né rende, dopo ventotto anni dall’assassinio più lieve il nostro dolore. 
Giancarlo, inviato in terra conclamata di camorra, ci ricorda, per modalità e crudeltà, l’assassinio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Anche lui inviato speciale del Governo (con mezzi inadeguati) in Sicilia per combattere la mafia. Due nostri eroi del Novecento. Entrambi associati dallo stesso drammatico destino. Li ricordiamo con rispetto ed ammirazione.

Mario Simeone
* Da www.wikipedia.org
 
Pier Antonio Toma
Pasquale Nonno
Alberto Dalla Chiesa *
Mario Simeone