"Sta male il Boss delle cerimonie"

Il Boss delle cerimonie sta male”: e ai napoletani, cosa interessa? È questa la domanda che scatta leggendo l’articolo di Rosa Palomba, pubblicato il 31 ottobre nella prima di cronaca del Mattino. Che una persona (che si tratti di ‘don’ Antonio Polese o di chicchessia) stia male, non fa certo piacere. Ma dedicare un servizio della prima pagina del maggiore quotidiano del Sud al proprietario del chiacchierato ristorante “La Sonrisa” di Sant’Antonio Abate ricoverato in ospedale per scompenso cardiaco, appare davvero eccessivo. Anche perché di cose da dire – se si esclude che l’uomo è il patron dell’albergo-location della fortunata trasmissione di Real Time – ve ne erano davvero poche. E quelle poche che valeva la pena di ricordare sono state tralasciate.
Che Antonio Tobia Polese, il boss delle cerimonie, non fosse solo l’inventore degli spaghetti all’astrice con gran finale di pasta e fagioli a zeffunno, ma anche un uomo dal “passato giudiziario imbarazzante”, lo ricordava dalle colonne dell’Espresso, Claudio Pappaianni, che il 14 febbraio 2014 firmava un documentato reportage sul patron della Sonrisa. Che la storia di ‘don’ Antonio Polese non fosse un esempio da esportare, lo sottolineavano anche l’attuale sottosegretario alla Giustizia, Gennaro Migliore, e il capogruppo di Sel a Montecitorio, Arturo Scotto, in un’interrogazione parlamentare nella quale si ricordava che la location di Polese non aveva ospitato solo matrimoni per amanti del trash, ma anche quello tra Marianna Giuliano, figlia di Luigi Giuliano capo dell’omonimo clan, e Michele Mazzarella, figlio del boss di Santa Lucia. Un matrimonio celebrato nel 2004, “servito – scrissero i parlamentari sulla base di documentazione giudiziaria – a creare un’alleanza tra le due famiglie e dimostrare al quartiere napoletano di Forcella la forza ed il potere che insieme i due clan erano in grado di raggiungere”. L’interrogazione non piace al “Boss delle cerimonie” che presenta querela, ma fa un buco nell'acqua: il 17 febbraio scorso il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Napoli Eliana Franco, su richiesta del pubblico ministero, archivia la denuncia perché Migliore e Scotto hanno esercitato il “diritto di cronaca e di critica”.
Ma torniamo all’articolo del Mattino. Perché, viene da chiedersi, l’attenta Rosa Palomba, che non mi risulta sia originaria di Stoccolma o di Helsinky, non ha ricordato ai lettori del Mattino - ma giusto per non far torto alla storia - che il nome di don Antonio Polese era tra quelli presenti nell’elenco del maxiblitz contro la Nuova camorra organizzata del 1983; che era stato processato e condannato per favoreggiamento; che era implicato nella compravendita del castello di Raffaele Cutolo a Ottaviano; che al suo Grand Hotel ci sono state anche demolizioni per abusi edilizi?
Stando così le cose, non c'è niente altro da aggiungere, a parte una considerazione che avrebbe fatto sorridere Pirandello: sì, chiamatela pure informazione, se vi pare.

Per Olov Marklund
(*) Da www.pirandelloweb.com
 
Claudio Pappaianni
Gennaro Migliore
Arturo Scotto
Luigi Giuliano
Raffaele Cutolo
Luigi Pirandello (*)