Franco Mancusi
lascia il Mattino

IL PROSSIMO PRIMO agosto Franco Mancusi non festeggerà a via Chiatamone i trentacinque anni dall’assunzione: dal 31 marzo ha lasciato il Mattino, ma conserva un contratto da collaboratore.
Da tempo i rapporti con i vertici del quotidiano non erano buoni: il vice redattore capo Mancusi, napoletano, sessantuno anni, dal ’73 professionista, non era soddisfatto di come veniva utilizzato; c’erano state delle frizioni anche

per la questione del fumo in redazione e il giornalista ne aveva fatto una questione di principio, citando in giudizio l’azienda. Ma a dare l’accelerazione decisiva verso l’uscita dal Mattino è stato l’incarico di amministratore dell’Azienda autonoma di


Anna Maria Boniello, Marco Di Lello e Luigi Necco

cura e soggiorno di Pozzuoli, che gli ha affidato l’assessore al Turismo della Regione Campania Marco Di Lello. La nomina rientra in un pacchetto varato il 31 dicembre scorso dalla giunta regionale che ha assegnato ad altri giornalisti la guida di importanti aziende di cura: Napoli a Luigi Necco e Castellammare di Stabia ad Anna Maria Boniello. L’incarico ha la durata di diciotto mesi, con una retribuzione pari al 65% di quella del sindaco.
Il due gennaio il direttore del Mattino Mario Orfeo apprende da Repubblica e dal Corriere del Mezzogiorno della nomina del suo redattore a Pozzuoli, la cosa non gli va giù e a Mancusi contesta di aver saputo dai giornali di un incarico così importante. È il momento della rottura; segue un carteggio con il capo del personale Raffaele Del Noce, che si chiude con l’accordo per l’uscita dal Mattino.
“Sulla questione delle collaborazioni e degli incarichi esterni – commenta un ex sindacalista del giornale – non c’è una linea univoca; molto dipende dai


Alfonso Pirozzi, Claudio Scamardella e Francesco Vastarella

rapporti con Orfeo e con il direttore amministrativo Massimo Garzilli. Basta fare un po’ di zapping sulle tv locali per trovare la presenza assidua di tanti giornalisti del Mattino, a cominciare dal responsabile del secondo dorso Claudio Scamardella; e anche al

di fuori delle tv sono diversi i redattori impegnati in altre attività. Mancusi, evidentemente, non è nella fascia protetta, si è tolto lo sfizio di fare una sorpresa a Orfeo, ha però sbagliato a non parlare per tempo della possibile nomina e l’azienda ha colto l’occasione per tagliarlo. Ma forse, superato il momento del distacco, è meglio così perché con il nuovo incarico potrà dedicarsi a tempo pieno alla sua passione: i Campi flegrei”. Dei Campi flegrei Mancusi, con una vita spesa a metà tra la collina del Vomero e la casa di famiglia sul porto di Bacoli, si è sempre occupato, in particolare nei sei anni in cui il Mattino, diretto da Pasquale Nonno, decise di avere una redazione a Pozzuoli: Mancusi, che ne era il capo, la aprì nell’aprile del 1986 e la chiuse nel novembre del ’92. Nella palazzina all’ingresso della tangenziale a Arco felice sono passati molti giornalisti e alcuni hanno mosso con Mancusi i primi passi; tra questi, Scamardella, Francesco Vastarella e Alfonso Pirozzi, ora alla redazione napoletana dell’Ansa.
“Da Franco – dice uno dei giornalisti che ha lavorato a Pozzuoli – abbiamo imparato molto, anche se ha un carattere difficile. Quando è incavolato o

depresso è insopportabile, ma con imitazioni e battute a raffica sa essere anche molto divertente”. L’altra grande passione di Mancusi è stata la politica e, di riflesso, l’attività


Orazio Mazzoni, Roberto Ciuni, Pasquale Nonno e Franco Angrisani

sindacale, da tempo ormai seguite soltanto da lontano. Al Mattino, insieme a Raffaele Indolfi, ha costituito il tandem di socialisti fedeli a Francesco De Martino, anche dopo l’eclisse politica dell’ex segretario del Psi: Indolfi nativo di Somma Vesuviana come il Professore; Mancusi, in anni lontani segretario della sezione socialista di Bacoli, che con De Martino condivideva la passione del mare e della pesca.
Dopo alcuni anni da abusivo allo sport nella seconda metà degli anni sessanta, Mancusi venne assunto al Mattino il primo agosto del 1971 dal direttore Giacomo Ghirardo, insieme a altri quattro colleghi: Riccardo Capece, Pietro Gargano e gli scomparsi Gianni Campili e Federico Tortorelli. Da allora ha lavorato con otto direttori: Orazio Mazzoni, Roberto Ciuni, Franco Angrisani, Pasquale Nonno, Sergio Zavoli, Paolo Graldi, Paolo Gambescia e Mario Orfeo.
Ottimi i rapporti con Sergio Zavoli, in onore del quale Mancusi organizzò al ristorante il Tedesco sul lago di Lucrino il pranzo di commiato con una ventina di colleghi; conflittuali i rapporti con Mazzoni quando si ritrovò ad essere


Riccardo Capece, Pietro Gargano, Raffaele Indolfi e Marco Pellegrini

l’involontaria miccia della prima contestazione al direttore gaviano. Nell’agosto del 1975, con Giuseppe Calise, Ermanno Corsi, Antonio De Feo e Marco Pellegrini, fu tra

i firmatari di un documento che denunciava la censura operata da Mazzoni su incontro deciso dal consiglio comunale di Napoli per discutere del Mattino; quel documento fu il punto di avvio del lungo braccio di ferro tra la redazione e la direzione nel complicato passaggio dalla Cen all’editore Angelo Rizzoli.