GIP, CONCUSSE DITTE PER CENE ELETTORALI DS;
DIFESA, MAI PRESSIONI
(ANSA) - NAPOLI, 20 NOVEMBRE – È accusato di concussione aggravata e continuata e Francesco Nerli, presidente dell'Autorità portuale di Napoli dal 2000, non può più dimorare in Campania. La misura restrittiva cautelare, disposta dal Gip di Napoli, è l'epilogo di una serie di ispezioni compiute dall'anno scorso dalla Guardia di Finanza.
Nerli avrebbe utilizzato - secondo l'accusa - la sua posizione per indurre, attraverso dipendenti dell'Authority, una decina di imprese a versare contributi preelettorali in favore del suo partito, il Pds, fra il 2005 e il 2007. Fondi che a quanto trapela sarebbero stati versati - dall'ex parlamentare, (deputato nel 1987 e senatore nel 1992) - per cene preelettorali in Campania: nel 2005, all'epoca delle elezioni regionali; nel 2006, quando ci furono le comunali a Napoli e le politiche; e nel 2007, tempo delle amministrative, in vari comuni campani.
Il Pdl chiede il commissariamento del Porto e una definitiva presa di distanze dell'esecutivo nazionale dalla governance campana, "inaffidabile", con accuse anche al governatore della Campania, Bassolino.
Nell'inchiesta 'Porto al sole', condotta dal Nucleo di polizia tributaria della Gdf di Napoli su disposizione della Procura di Napoli, sono indagati anche la segretaria di Nerli, Rita Convertino, colpita dallo stesso divieto di dimora, Pietro Capogreco, ex segretario dell'Autorità portuale di Napoli, e la sua assistente Carmela De Luca. Per tutti le accuse sono di concussione aggravata e continuata e di concorso in concussione. Nell'inchiesta sarebbero coinvolti anche un rappresentante sindacale e un esponente degli operatori portuali, accusati di truffa e abuso d'ufficio in relazione all'assunzione di personale da parte dell'Autorità portuale.
L'inchiesta parte dal ritrovamento di un prospetto riepilogativo, nel corso di una perquisizione, nel quale erano riportati, in modo preciso, nomi di ditte e società e, per ciascuna, gli estremi di assegni bancari e del loro importo. Le somme di denaro - versamenti che oscillano fra i 5 e i 25 mila euro - su ammissione degli stessi titolari delle società 'concusse', furono richieste da dipendenti dell'Autorità portuale. Ditte che, secondo gli inquirenti, erano in una situazione di "forte soggezione". I rilevanti poteri di Nerli nel Porto di Napoli (sanzionatori, di controllo, vigilanza, attribuzione e revoca di concessioni, autorizzazioni e appalti) avrebbero favorito la concussione.
A quanto emerge, i contributi elettorali sono stati tutti regolarmente contabilizzati, sia da parte delle società sia dal partito: elemento su cui insiste 'a caldo' la difesa di Nerli, l'avvocato Alfonso Maria Stile. "Non risulta che Nerli abbia mai chiesto soldi personalmente, ed è assolutamente scontato che non si sia mai messo in tasca un euro", chiarisce. In un comunicato la difesa sottolinea inoltre, citando l'ordinanza, "non risulta nessuna pressione o minaccia neppure velata, a evocare i propri poteri autoritativi e le possibili conseguenze di un eventuale diniego, e quindi a incidere sulla libertà di
autodeterminazione dei predetti imprenditori"; inoltre, aggiunge, "tutti i contributi politici erogati dagli imprenditori sono risultati fatturati regolarmente dai beneficiari, nè' in alcun modo occultati. Non vi è, infatti, contestazione di finanziamenti illeciti ai partiti". Nerli chiede di essere sentito al più presto dalla magistratura e rimanda ai suoi 8 anni di presidenza per un giudizio sulla sua "correttezza e imparzialità nell'azione". (ANSA).
PGL 20-NOVEMBRE-08 20:16
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