Manca soltanto il nome del gip

Dopo trentasei anni l’omicidio dell’agricoltore Gioacchino Martino, di due suoi familiari e di un bracciante stava per trovare una soluzione giudiziaria ma, titola il Mattino.it del 9 ottobre, “il gip fa tardi e il boss muore prima dell’arresto”.
In oltre cinquanta righe la cronista della redazione di Caserta Mary Liguori racconta l’intera vicenda, dai quattro morti del settembre del 1982 alle indagini finite in un vicolo cieco, dalla decisione dei boss di Terra di Lavoro Antonio Bardellino e Mario Iovine di 'salvare l'omicida' alla ripresa dell’inchiesta nel 2016 condotta dal procuratore di Santa Maria Capua Vetere Maria Antonietta Troncone e dal pm Alessandro Di Vico.
Nel giugno del 2017 la procura sammaritana chiede l’arresto del boss Luigi Venosa che dopo la strage "avrebbe ucciso e fatto assassinare altre decine di persone" ma il gip in tredici mesi non firma il provvedimento e il 7 agosto del 2018 il presunto autore della strage muore. Il fascicolo viene chiuso e va in archivio.
La ricostruzione è dettagliata; ci sono i nomi delle vittime, dei boss coinvolti nella vicenda, della persona per anni indagata e per errore processata fino in Cassazione e sempre assolta, dei procuratori e dell’ufficiale dei carabinieri che ha ascoltato i pentiti. Manca soltanto un nome, quello del gip ‘ritardatario’ di Santa Maria Capua Vetere. Perché?

Martin Beck

 
Mario Iovine
Maria A. Troncone
Alessandro Di Vico