Gli scherzi "tosti" di Italo Bocchino

Ma lo sapevate che Italo Bocchino è un mattacchione? Si, uno di quelli goliardicamente sempre pronti allo scherzo feroce a danno dei più sprovveduti. Il deputato del Popolo della Libertà a Montecitorio è noto e temuto proprio per questa sua predisposizione alle birichinate che fanno dannare commessi, questori e matricole del Parlamento. È un dono di natura. Basta un nulla e, tac, scatta l’idea geniale per mettere alla berlina qualcuno. E poi giù, a sganasciarsi dalle risate.
Se lo ricordano bene anche alcuni ex redattori del Roma, quotidiano di cui Bocchino “guida l’azionariato”, come dice lui stesso in un’intervista esclusiva a Diva e Donna (opinion leader dei tabloid italiani). A quel tempo, era il 2001, alcuni cronisti di quel quotidiano (contrattualizzati e abusivi, ma erano tutti nella stessa barca) si videro recapitare una lettera di licenziamento. Una burla, orchestrata sapientemente assieme a quell’altro mattacchione di Ugo Benedetti, manager romano con qualche disavventura giudiziaria e all’epoca consulente di Bocchino. I redattori non capirono che di scherzo trattavasi: qualcuno cambiò mestiere e si mise ad insegnare, qualche altro divorziò perché la moglie cominciò a vederselo per casa dalla mattina alla sera in pantofole. Altri…altri scomparvero nell’oblio. Che fine avranno fatto?
Che risate. Ma Bocchino una ne fa e cento ne pensa. Lui stesso racconta all’incredulo inviato di Diva e Donna, Roberto Alessi, di quando telefonò a Ignazio La Russa (“Uno scherzo bello tosto”) dicendogli di comprare il giornale perché c’era un’intervista esplosiva fatta da Maurizio Gasparri, un altro che ride sempre, contro lo stesso Bocchino. Il povero Ignazio, che era in meritata vacanza a Taormina, in fretta e furia si mise a girare in zoccoletti e bermuda lungo tutta la costa catanese senza riuscire a trovare il giornale. Esaurito? Era uno scherzo! Quel giorno era il 2 maggio e  nei giornali non si lavora il giorno 1. Tranne al Roma dove si lavora sempre, soprattutto il primo maggio (anche questo era uno scherzo feroce che riusciva sempre benissimo a Bocchino & friends). Che ridere, roba da farsi venire le convulsioni.
E quando convinse un neo deputato a fare un’analisi del sangue, perché in Parlamento ci sono sacche di plasma a disposizione degli onorevoli? “Beata ingenuità- dice l’intervistatore, che immaginiamo rantolante per le risate- “ Come poteva immaginare che un parlamentare avesse diritto ad avere una riserva di sangue privata quando non è così per il resto degli italiani?” Proprio ingenuo, si: ma come, non sapeva che il sangue lo prelevano direttamente dalle vene degli italiani?
Ma adesso si dovrà dare una regolata” incalza l’intervistatore, asciugandosi le lacrime e ricomponendosi. “Lei è giovane, ricco e con una bella famiglia”. “No, ricco no. Benestante”.
Nell’aria aleggia una domanda. La madre di tutte le domande. Eccola lì: “Di lei si parla anche per storie non inerenti alla politica. Il suo nome è stato legato maliziosamente anche a quello di Mara Carfagna.
Vabbè, queste sono illazioni – risponde l’on. burlone- Il gossip ha sconfinato nella politica”.
Scherziamo quanto volete, ma la famiglia è sacra. Lo ha detto Silvio Berlusconi, lo ha sottolineato Pierferdinando Casini, lo ha ribadito Gianfranco Fini, i tre leader che hanno fortemente voluto e con passione organizzato il family due.

Un cronista desaparecido

 
Italo Bocchino
Ugo Benedetti
Ignazio La Russa
Maurizio Gasparri
Mara Carfagna
Pierferdinando Casini
Gianfranco Fini