Dal primo ottobre Manzi
vice direttore del Roma

DAL PRIMO OTTOBRE il Roma ha un vice direttore; è Andrea Manzi, salernitano di Mercato San Severino, cinquantuno anni, da venticinque professionista, una laurea in Giurisprudenza a Salerno, una breve esperienza come ricercatore all’università, come penalista e come autore di testi teatrali; oggi è direttore di Telecolore e, fino al 2006, ha insegnato Teoria e tecnica del linguaggio giornalistico all’università di Salerno.
La ricerca di un numero due è stata avviata dal dominus del Roma Italo

Bocchino e dal direttore Antonio Sasso oltre un anno fa e colloqui ci sono stati con alcuni professionisti under cinquanta: il primo attivo a Napoli, il secondo direttore di un giornale casertano, il terzo ormai da tempo occupato a Roma. Infine la scelta è


Pasquale Nonno e Antonio Sasso

caduta su Manzi per motivi professionali, geografici e politici. Il nuovo vice direttore ha un curriculum giornalistico ricco, con il picco della direzione del quotidiano La Città. A guidare l’edizione salernitana della Città viene chiamato nella primavera del ’96 da Pasquale Nonno, direttore (il numero due era Sasso) dell’edizione partenopea, che però nel giro di tre mesi si inabissa. Salerno invece va avanti sotto l’ala protettrice dell’ex ministro socialista Claudio Signorile, ma ha bilanci traballanti; la stabilità e la crescita arrivano quando la proprietà viene rilevata dalla Finegil, la società dei quotidiani locali del Gruppo L’Espresso, che ha come presidente onorario Carlo Caracciolo e operativo Carlo De Benedetti. Il rapporto con la Finegil si spezza nel novembre 2002 quando, dopo mesi di conflitti emersi e sotterranei, gli arriva a casa dove è da un mese in malattia, la lettera di licenziamento, accompagnata da una intera pagina di contestazioni. Inevitabilmente la vicenda finisce in


Carlo Caracciolo e Carlo De Benedetti

tribunale, con attacchi e difese da una parte e dall’altra.
Manzi inizia l’attività giornalistica con collaborazioni alla redazione di Salerno del Mattino: nel ’79, il direttore è Roberto
Ciuni
, è articolo 2, l’anno successivo viene assunto a

tempo pieno; nel 1986 il trasferimento a Napoli agli spettacoli, con la promozione a capo servizio, poi il passaggio agli esteri, quindi vice redattore capo agli Interni, guidati da Antonio Aurigemma e dal vice Gianni Festa; nel’94 Sergio Zavoli lo promuove redattore capo responsabile della sede di Salerno, un’esperienza che dura pochissimo perché l’irrequieto Manzi si fa coinvolgere dal conterraneo Gaetano Giordano nella breve, velleitaria e fallimentare esperienza dell’Informazione, il quotidiano capitolino fondato e diretto da Mario Pendinelli. Concluso il veloce soggiorno romano gli capita la chance Rai, con un contratto a termine offertogli dall’amico di Battipaglia Giuseppe Blasi, responsabile dei servizi giornalistici della sede partenopea dall’autunno del 1989 all’estate del 2003. Però il primo giorno di servizio non inizia a lavorare ma comunica che rinuncia e manda così in paradiso, se così si può dire, un altro salernitano, Gianfranco Coppola.
Facciamo un altro salto indietro. A trenta anni Manzi sembra destinato a

lasciare il giornalismo per una carriera politica di successo: è molto attivo nel movimento giovanile della Dc; negli anni cinquanta il padre Carmine è stato sindaco scudocrociato di Mercato San Severino (“sul mio certificato di nascita ci sono solo due firme,


Gianfranco Coppola e Gianni Festa

entrambe di mio padre: la prima come sindaco, la seconda come genitore”); alle politiche del 1987 è nella lista blindata della Democrazia cristiana. Ci pensa però Ciriaco De Mita a spingerlo ad occuparsi a tempo pieno di giornalismo: nei minuti di recupero, secondo altri a tempo addirittura scaduto (il primo dei non eletti, Carlo Chirico, presentò una denuncia alla procura di Benevento) il boss di Nusco toglie dalla lista Manzi ed inserisce l’emiliano Renzo Lusetti, dirigente nazionale dei giovani dc e amico di Calisto Tanzi. Manzi si dimette dalla Dc e si avvicina all’allora ministro socialista Carmelo Conte, ma con la politica una pesante scottatura gli basta.
Al Roma Manzi deve occuparsi prima di tutto di creare un gruppo in grado di confezionare pagine di politica e cronaca nazionale dignitose perché lo sganciamento dal Giornale, il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro e edito da Paolo Berlusconi, è ormai prossimo. Già da un anno il Roma su Caserta e Salerno non ha più il tandem, su Napoli il distacco è previsto agli inizi del 2008. E sembra sempre più probabile che nella prossima primavera si arrivi alle elezioni anticipate. Nel 2006 Bocchino caduto in disgrazia all’interno


Ciriaco De Mita e Gianfranco Fini

di Alleanza nazionale venne allontanato da Napoli, spedito a Salerno fu eletto soltanto con il ripescaggio, grazie alla rinuncia di Fini.
È allora comprensibile che l’editore del Roma voglia attrezzarsi per tempo, anche grazie al contributo prezioso di Manzi, per

non correre il rischio di tornare (o cominciare) a fare il giornalista. Ma il lavoro del vice direttore non si limiterà alla tessitura di rapporti, perché a Salerno Bocchino edita un quotidiano Cronache del Mezzogiorno, diretto da Tommaso D’Angelo. Le vendite non vanno male, ma il prodotto non è spendibile sul versante politico, perché ha un’attenzione spasmodica alla cronaca nera e giudiziaria e uno stile che spesso va oltre il popolare. D’Angelo inoltre è oberato da impegni: collabora a tv locali, è titolare su Telecapri di una trasmissione dedicata prevalentemente ai neo melodici (tra l’altro, è autore di canzoni), fa le radiocronache della Salernitana. Toccherà a Manzi creare delle sinergie con il Roma, lavorando almeno un giorno alla settimana a Salerno.