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Angelo Di Marino direttore
e capo cronista de 'la Città' |
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NOVEMBRE È IL mese dei cambi repentini al vertice de La Città, il quotidiano salernitano controllato dal Gruppo L’Espresso.
Per contrasti con la proprietà, il primo novembre di quattro anni fa venne licenziato dalla sera alla mattina il direttore Andrea Manzi, che aveva guidato il giornale sin dalla sua nascita nel 1996. A Manzi non venne data neanche la possibilità di un saluto ai lettori, che vennero informati da un asciutto comunicato dei vertici dell’Editoriale La Città, una spa presieduta da Filippo Augusto Carbone, con amministratore delegato Valter Santangelo. Per sostituire Manzi venne spedito a Salerno uno dei senatori del Gruppo, Maurizio De Luca, negli anni ottanta firma d’attacco del settimanale L’espresso, di cui è stata anche vice direttore, e oggi direttore editoriale dei giornali locali del Gruppo, che ha come presidente Carlo De Benedetti,
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presidente onorario Carlo Caracciolo e amministratore delegato Marco Benedetto.
Questa volta il botto non è stato a Salerno, ma a Pescara dove il 16 novembre scorso Antonio Del Giudice, da undici anni alla guida de ‘il Centro’, realtà importante
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Carlo Caracciolo e Carlo De Benedetti |
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tra i giornali locali del Gruppo L’Espresso e quotidiano leader dell’Abruzzo, si è improvvisamente dimesso, ufficialmente per “motivi personali”.
L’uscita di scena di Del Giudice ha costretto i dirigenti del Gruppo a trasferire d’urgenza a Pescara Luigi Vicinanza, che dall’aprile 2004 dirigeva La Città, e ad affidare il timone del quotidiano salernitano al vice direttore Angelo Di Marino.
In maniera del tutto involontaria Del Giudice ha fatto un bel regalo a Vicinanza e a Di Marino: il primo lascia un giornale cittadino con una tiratura dichiarata di dodicimila copie e si ritrova alla guida del primo e più importante quotidiano abruzzese che di copie ne tira oltre trentamila; il secondo, abituato da sempre a fare l’uomo macchina, viene catapultato sulla poltrona del primo quotidiano di una città dinamica come Salerno.
Sulla prima pagina de La Città sabato 18 novembre Vicinanza ha pubblicato il suo saluto (“Ciao Salerno”), il 19 c’è stato il fondo di presentazione del nuovo direttore. Ma quale è lo stato di salute del giornale? Non si ricava granché interpellando il comitato di redazione formato da Carlo Meoli, Enrico Scapaticci e Tommaso Siani. “Qua va tutto bene, - assicura Scapaticci – non abbiamo problemi. La conferma? Abbiamo votato il gradimento al direttore per acclamazione e lo abbiamo anche scritto sul giornale”.
Di fronte all’eden di Scapaticci diventa superfluo osservare che i voti per acclamazione ricordano più il Sud America che il Washington Post e che quattro anni fa Maurizio De Luca ottenne il gradimento all’unanimità, ma con voto a scrutinio segreto. Il quadro cambia colore se si parla con qualcuno dei redattori.
“Al momento – dice preoccupato uno dei redattori - viviamo in un limbo: non sappiamo come vanno le vendite, non abbiamo notizie della raccolta pubblicitaria. Siamo un punto di forza o di debolezza della catena dei |

Andrea Manzi e Enrico Scapaticci
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diciannove quotidiani Finegil? Non lo sappiamo. E il cdr non ci dà né notizie, né numeri. Chiusa la fase della gestione ‘romantica’ di Caracciolo, oggi leggiamo di un De Benedetti impegnato a controllare i conti al microscopio e a tagliuzzare a destra e a manca. E allora speriamo che eventuali tornado non tocchino Salerno”.
C’è chi punta invece sulla |
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necessità di una svolta dopo i trenta mesi di gestione Vicinanza, “all’interno appiattita sui desiderata dell’editore, con il risultato di togliere ossigeno e iniziativa alla redazione, all’esterno con una linea editoriale incerta che ha via via appannato l'immagine del giornale fino alle oscillazioni e agli sbandamenti registrati nei mesi caldissimi della campagna elettorale della scorsa primavera”.
Più attento alle questioni interne è un altro redattore. “Il punto da chiarire – spiega - è l’organico: siamo stati diciassette, poi sedici, pare scampato il rischio di scendere a quindici unità, ma abbiamo bisogno di soluzioni chiare, che garantiscano stabilità e efficienza. In un ruolo cruciale del giornale, quello del capo cronista, stiamo vivendo una situazione paradossale: da due mesi è in malattia il titolare e il supplente è Di Marino, che credo sia al momento l’unico direttore-capo cronista d’Italia. E il direttore dovrà subito affrontare due nomine: il numero due del giornale, vice direttore o redattore capo che sia, e il capo cronista”.
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