Per la Rai batosta
annunciata sui tco

UN RISARCIMENTO A sei cifre, si ipotizza sui 320mila euro: questa la cifra complessiva che la Rai rischia di dover versare ai giornalisti professionisti Claudio Ciccarone e Gianni Occhiello, che da oltre venti anni lavorano come telecineoperatori (tco) alla sede Rai di Fuorigrotta, ma non hanno mai ottenuto il riconoscimento dall’azienda che li paga come operatori di ripresa.
La causa di lavoro, avviata nel maggio del ’99 con l’assistenza dell’avvocato Rocco Truncellito, affiancato nel giudizio di secondo grado dal professore

Domenico D’Amati, è vicina alla conclusione.
Dopo l’udienza del 31 gennaio il collegio della corte d’appello di Napoli (presidente Alessandro Bavoso, giudici a latere Filippo De Caprariis e il relatore Gabriele Di Maio) ha depositato l’ordinanza con la quale


Claudio Ciccarone, Guido Marsiglia e Gianni Occhiello

nomina un consulente tecnico, D’Angeli, per calcolare le differenze dal 1996 a oggi tra la retribuzione percepita come operatore di ripresa e lo stipendio da tco, e fissa al 21 febbraio l’udienza per il conferimento dell’incarico. Incarico che l’avvocato Truncellito si appresta ad affidare a un suo tecnico, Giovanni Abbruzzese.
La sentenza, salvo scioperi o altri impedimenti, è prevista prima dell’estate, ma la nomina di un consulente d’ufficio, pur temperata dal doveroso “eventualmente” inserito dal collegio nell’ordinanza, lascia capire quale è l’orientamento dei giudici. Un orientamento che dovrebbe spingere la Rai, assistita in giudizio dal professore Renato Scognamiglio e dall’avvocato Guido Marsiglia, a fare proposte concrete e serie per un accordo.