500 euro a un giornalista 'disagiato'

Chissà se Simone Di Meo ha ubbidito ciecamente e senza porsi domande alle disposizioni che gli erano state impartite, oppure se il suo spirito di disciplina ha vacillato e come il personaggio di una celebre vignetta di Altan (uno speaker televisivo untuoso e foruncoloso) avrà pensato: “Vorrei sapere chi è il vero ispiratore delle cazzate che dico”.
Di Meo (ex Cronache di Napoli, attualmente inquadrato come redattore ordinario nella struttura televisiva Italiani nel Mondo che fa capo al senatore Sergio De Gregorio) ha inviato nei giorni scorsi una mail a un imprecisato numero di giornalisti con la quale informava che Giovanni Lucianelli (che di De Gregorio è il portavoce e di Di Meo è il mentore) aveva deciso di devolvere a favore del figlio o della figlia di un giornalista campano in condizioni economiche particolarmente disagiate "il proprio compenso di vice coordinatore della commissione elettorale istituita per il recente rinnovo del consiglio regionale della Campania". A molti, peraltro, nella gioiosa e fanciullesca confusione del 20 maggio, in occasione dell’insediamento di tale commissione, è sfuggita la nomina del vice coordinatore.
Ma torniamo alla borsa di studio che, ha precisato Di Meo, verrà consegnata ufficialmente in occasione dell’insediamento del nuovo consiglio.
Non si sa a chi sia intitolata questa lodevole iniziativa (suggerimenti: Ai Caduti di tutte le Redazioni, oppure Al Cronista Ignoto), ma si conosce la sua effettiva dotazione finanziaria: 500 euro, come da tempo si ipotizzava nei corridoi di via Cappella Vecchia (dove tutti, stranamente, da un po’ di giorni camminano con le spalle rasenti al muro e osservando attentamente il pavimento per scansare eventuali corde). Quest’anno l’acquisto di libri scolastici per un figlio ha gravato per 700-750 euro sui bilanci delle singole famiglie, mentre per meno di 70 euro nessuno zainetto si è mosso dagli scaffali delle cartolerie.
Di Meo conclude la caritatevole missiva invitando i colleghi a segnalare casi di disagio economico di cui siano a conoscenza. Ci immaginiamo il buon Simone, e gli altri apostoli della sussistenza targata Lucianelli, andare in giro per la regione alla ricerca dei più miserabili tra i titolari di tesserino amaranto e sussurrare partecipi (giusto per rimanere in tema di evangelisti): “ ‘A fra’, che te serve? ”
Esauritasi così per auto-combustione l’era-Corsi chissà che non siano destinati a ridimensionare il proprio ruolo altre istituzioni sacre ai giornalisti italiani e campani in particolare, come l’Inpgi.
È Lucianelli che si candida a diventare il nuovo punto di riferimento per sogni e bisogni della categoria, dopo essere stato tra i massimi profeti del praticantificio: direttore o condirettore di svariate testate, a lui deve l’arrivo nell’esercito dei professionisti un numero imprecisato di aspiranti Montanelli. E se, come si sussurra, il prossimo obiettivo di Lucianelli è proprio una poltrona da consigliere dell’Inpgi, il cerchio si chiude. All’orizzonte si prospetta un’era Lucianelli, un’edizione aggiornata della politica paternalistica del Comandante Lauro: chi ha dimenticato, tra i meno giovani, la strategia del pacco di pasta pre-elettorale? Dopo, a urne chiuse, arrivavano anche i pelati e il formaggio. Giova’, facci sognare: a quando la campagna del parmigiano?

Monteiro Rossi
 
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