Sorrentino non
risponde ai cronisti

SI PUÒ PENSARE che Parthenope, il film di Paolo Sorrentino, sia “più bello del Cristo velato”, come gli ha assicurato una sua fan, e si può pensare che “fa schifo e offende i napoletani”, come ha affermato don Franco Rapullino, il parroco del “fuitevenne!” rivolto ai giovani dopo l’omicidio di camorra nell’agosto del 1990 del piccolo Nunzio Pandolfi e del padre. Non è questo il punto. È il rapporto tra una star del cinema, grande mass-media, e gli altri media, nei quali lavorano i giornalisti.

È la sera di domenica 3 novembre: il regista è atteso all’ Uci cinema di Casoria prima della proiezione del suo film.
Ci sono un centinaio di persone e una piccola pattuglia di giornalisti. Parthenope divide: elogi in Italia, buoni incassi al botteghino, critica fredda a Cannes, stroncatura di “The Guardian”, proteste dei

Paolo Sorrentino

cattolici. Ci sono tutti gli elementi per un pezzo che metta insieme l’accoglienza degli aficionados e le reazioni del regista alle critiche. Ma Sorrentino arriva circondato dagli addetti alla sicurezza e scortato da un aggressivo collaboratore che si qualifica come ‘distributore’ del film.
I giornalisti vengono spostati, senza complimenti. su di un lato della sala: “Disturbate gli spettatori, che non vedono”. Davanti a loro si schierano tre-quattro addetti alla sicurezza più il ‘distributore’ e fanno muro. Vietato fare foto, per scattare bisogna salire lungo le scale, impossibile registrare l’audio vista la distanza dal regista.
Paolo, sono alla terza visione, come mi consigli di approcciare il film?”, gli chiede una ragazza. Peppe Lanzetta, che è accanto a Sorrentino, non resiste: “con la quarta visione”, risponde tra le risate. “Per me è un film più bello del Cristo velato”, dice una seconda ammiratrice del regista. Una cronista che è riuscita a sfuggire al blocco della Sicurezza sedendosi a terra tra il pubblico una domanda la lancia:

Peppe Lanzetta

“non pensa di aver affibbiato un’altra etichetta negativa a Napoli, rappresentando in quel modo il culto di San Gennaro?. Imbarazzo. “Ma no, la Chiesa è troppo intelligente e il rito avviene ogni anno”, risponde il regista. In realtà il “rito” avviene tre volte l’anno, ma non importa.
Dietro il muro della Sicurezza

un cronista prova a fare una seconda domanda. Niente da fare, lo impedisce il distributore. Mi può dire lei chi è? Sono il distributore, mi conoscono tutti”, replica sprezzante. Interviene Sorrentino: Qui non è per i giornalisti, sono venuto per fare qualche domanda al pubblico”.  Ma in realtà, l’unica domanda al pubblico la fa Lanzetta: “Insomma, questo Tesorone (il lascivo cardinale del film, ndr) è promosso?” “Siiii!. E finisce così. Da Sorrentino, nessuna domanda al pubblico. E soprattutto nessuna risposta ai giornalisti.

Aramis de Vannes