Camera penale irpina
all'attacco dei media

IN DIFESA DELLA libertà di stampa, a parole, sono tutti schierati, salvo poi cambiare idea se la notizia li riguarda.
Vanno avanti le indagini della Direzione distrettuale antimafia di Napoli sul clan Partenio e nell’ambito del filone delle aste giudiziarie truccate vengono effettuate perquisizioni negli studi e nelle abitazioni di tre avvocati di Avellino. Tutti i media della città e della provincia riportano con grande risalto la notizia. Il 9 novembre la prima pagina del Mattino irpino titola: “Aste, perquisiti tre studi legali”, catenaccio: “Sequestri dei carabinieri in città negli uffici di Alfredo Cavallo, Luciana Zeccardo e Leonardo Tammaro”. E nel Primo piano all’interno vengono pubblicati tre servizi, due, il ‘punto’ e le ‘intecettazioni’, firmati dal cronista di

giudiziaria Gianni Colucci mentre l’apertura viene affidata alla collaboratrice Alessandra Montalbetti.
Nel prosieguo dell’inchiesta gli investigatori hanno fatto sapere che c’erano anche due notai coinvolti ma non indagati. I nuovi sviluppi sono stati ripresi da tutti i media, Mattino incluso, che non ha pubblicato i nomi dei notai.
Nonostante i servizi siano equilibrati, documentati e completi non piacciono

Antonio Barra

agli avvocati e ai notai che diffondono comunicati di protesta.
Il consiglio dell’Ordine degli avvocati di Avellino, presieduto da Antonio Barra, “disapprova le generalizzazioni e i toni utilizzati nell’analizzare le indagini in corso. Sbrigative ‘conclusioni giornalistiche’ gettano ombre sul ‘ceto forense’, accostandolo a un’organizzazione criminale che sarebbe capace di raggiungere, passando per ‘elementi intranei’ all’amministrazione giudiziaria, finanche la Magistratura”.
Altrettanto dura la reazione dei notai, guidati da Romana Capaldo. “Il Consiglio notarile di Avellino esprime rammarico per gli articoli pubblicati dal Mattino il 23 e il 26 novembre che alludono alla vicinanza di un Notaio di Avellino a persona notoriamente indagata e a una sua presunta compiacenza con il sistema illegale di turbativa delle aste giudiziarie. L’offesa al prestigio di una istituzione che fa della difesa della legalità la propria missione professionale ed etica appare ancora più grave se si osserva che il titolo discorre genericamente di ‘studi notarili’ lasciando intendere che nella vicenda criminale siano coinvolti più professionisti (osservazione singolare perché nella documentazione diffusa dagli investigatori si parla di due notai non indagati ma coinvolti nell’inchiesta, ndr)”.
E i legali irpini vanno avanti con la camera penale, guidata da Luigi Petrillo, che il 4 dicembre organizza un convegno sulla prescrizione al circolo della stampa di Avellino, quindi nella casa dei giornalisti. La prescrizione passa rapidamente in secondo piano e gli interventi degli avvocati si concentrano sulle ‘forzature’ della stampa nel presentare le notizie, accuse respinte dai cronisti. Al fuoco di Ordine forense e Consiglio notarile hanno replicato il presidente dell’Ordine dei giornalisti campani Ottavio Lucarelli (“il diritto di cronaca non ammette eccezioni”) e il presidente e il segretario del Sindacato regionale,

Gianni Colucci

Gerardo Ausiello e Claudio Silvestri: “i cronisti irpini hanno raccontato i fatti come devono fare i giornalisti. Se non avessero pubblicato i nomi sarebbero stati omissivi venendo meno alla funzione della stampa che è quella di informare i cittadini anche quando si tratta di dare notizie spiacevoli”.
E una presa di posizione dura è arrivata anche dalle colonne del Mattino. Il 28 novembre il capo della redazione di

Avellino Nicola Battista ha piazzato in apertura di prima pagina un editoriale dal titolo chiaro: “Le aste truccate e l’autodifesa corporativa di notai e avvocati”. Ha ricordato innanzitutto i fatti: nell’inchiesta in corso sono coinvolti due notai e sono indagati quattro avvocati. In particolare nello studio di un notaio “è avvenuto un episodio inquietante: una donna che intendeva partecipare all’asta per una casa è stata minacciata fisicamente per indurla a rinunciare. È stato, cioè, commesso un reato nel luogo di lavoro di un pubblico ufficiale, circostanza che il Consiglio notarile non può non ritenere imbarazzante”.
E ad Antonio Barra, che presiede l’Ordine degli avvocati di Avellino, Battista chiede rispetto per il ruolo della stampa “che non celebra processi ma si limita a raccontare i fatti. E a volte a porre domande scomode del tipo: come mai nessun avvocato si è accorto di quello che accadeva al terzo piano del Tribunale?