Fallita l'Editoriale Corriere,
prima udienza il 16 giugno

IL FINALE ATTESO è arrivato: il 7 aprile il collegio della sezione fallimentare del tribunale di Benevento (presidente e relatore Franco De Risi, con Roberto Melone e Angelo Napolitano) ha dichiarato il fallimento dell’Editoriale Corriere, la srl che fino al luglio del 2003 pubblicava il Corriere di Caserta e Cronache di Napoli, i quotidiani controllati dai fratelli Maurizio e Pasquale Clemente. Il giudice delegato al fallimento è Franco De Risi, il

curatore Patrizia Maffei, commercialista e revisore contabile di Torrecuso; la prima udienza per la verifica dello stato passivo e per l’insinuazione di altri creditori è fissata per il 16 giugno.
Il finale per l’Editoriale Corriere era in qualche modo annunciato sin da


Gianni Ambrosino, Maurizio e Pasquale Clemente

quando, nel luglio del 2003, i fratelli Clemente misero in liquidazione la srl sommersa dai debiti accumulati in tribunale tra cause per diffamazione e vertenze di lavoro per un ammontare di diverse centinaia di migliaia di euro.
La soluzione scelta, con il placet acritico dell’Associazione napoletana della stampa guidata dal presedente Gianni Ambrosino e dal segretario Vincenzo Colimoro, fu l’uscita di scena dell’Editoriale Corriere (amministratore unico Pasquale Clemente) che il 28 luglio 2003 con una lettera alla Editalia, la società proprietaria delle testate Cronache e Corriere presieduta dal fratello Maurizio, comunica “la risoluzione anticipata del contratto” a causa dello stato di crisi in cui versa l’Editoriale.
Due giorni dopo l’Editalia, la srl controllata per il 55 per cento dalla Tricovef dei fratelli Clemente e per il 45 per cento dalla società che edita il quotidiano di Torino La Stampa, sottoscrive i contratti di cessione dei marchi Corriere


Pasquale Clemente e Vincenzo Colimoro

di Caserta e Cronache di Napoli e di affidamento in gestione delle testate con la Libra Editrice, società cooperativa a responsabilità limitata, il cui rappresentante legale è Domenico Palmiero, allora redattore capo responsabile, oggi direttore di Cronache di Napoli; quindi la Libra gira l’incarico della fattura dei quotidiani al service Sud

Notizie, una srl con un capitale di 10.330 euro, controllata da Annalisa Moio e Rosana Riccio, rispettivamente mogli di Pasquale e Maurizio Clemente.
Dell’Editoriale Corriere, e dei successivi girotondi societari, si occuperanno ora a fondo il giudice delegato De Risi, con il curatore del fallimento, e Ruggero Pilla, procuratore della Repubblica di Benevento. A entrambi i magistrati il 3 maggio ha indirizzato un esposto di sei pagine Pasquale Clemente, soltanto omonimo dell’editore, direttore della Gazzetta di Caserta. A Pilla e De Riso il giornalista chiede di fare finalmente chiarezza sul tourbillon societario che finora ha impedito ai creditori, tranne qualche eccezione, di incassare le somme decise da sentenze della magistratura.
Su questo versante non si placa il diluvio per l’Editoriale Corriere, il cui passivo continua a lievitare. Il 17 maggio il giudice della prima sezione civile del tribunale di Roma Franca Mangano ha depositato una sentenza con la quale condanna per diffamazione l’Editoriale Corriere e Antimo Fabozzo, il giornalista, ora a Torino alla Stampa, che fino all’inizio del 2002 dirigeva il

Corriere di Caserta. Il giudice capitolino ha deciso che con quattro articoli pubblicati dal 25 luglio al 2 agosto il quotidiano diretto da Fabozzo ha diffamato l’avvocato casertano Nicola Ferro e sua moglie Anna Virgilio. Bersaglio della raffica di articoli del Corriere il progetto di Ferro di costruire uno stabilimento per la produzione di bombe a


Antimo Fabozzo e Nicola Ferro

mano destinate all’esercito, progetto da realizzare con un finanziamento europeo chiesto attraverso l’Eurobic di Caserta, l’incubatore di imprese di cui è stato presidente Maurizio Clemente. Per il bombardamento del Corriere Ferro ha presentato al tribunale di Roma undici citazioni a nome suo, della moglie e per conto delle tre società di cui è titolare. Il giudice Mangano, dopo averle riunite, ha respinto le richieste delle società e accolte quelle di Ferro e della Virgilio e ha condannato l’Editoriale Corriere srl e Antimo Fabozzo a pagare, in solido, all’avvocato casertano e a sua moglie la somma complessiva di centomila euro, oltre agli interessi legali, e 8500 euro di spese processuali.