Settembre 2007, la Fillea Cgil
annuncia querela a Crescentini


La Fillea querela Crescentini
Martini: ha passato il limite


di Maurizio Minnucci
 
"Quereliamo Ciro Crescentini per falso e diffamazione nei confronti della nostra organizzazione e dei suoi dirigenti, sulla base della chiara e inequivocabile documentazione in nostro possesso." Questa la decisione della Fillea della Campania e di Napoli, d'intesa con la locale Camera del lavoro e con la Cgil regionale, dopo le affermazioni rilasciate da Ciro Crescentini, il funzionario della categoria recentemente sollevato dal suo incarico. A portare la vicenda sulle pagine dei giornali è stato il motivo del suo "allontanamento": secondo lo stesso Crescentini, un licenziamento causato da denunce scomode di cantieri irregolari; ma per la segreteria provinciale della Fillea un avvicendamento di routine, motivato anche da un rapporto di fiducia venuto meno negli ultimi tempi. Il sindacato ha anche deciso di attivare la Commissione di Garanzia interna "essendo state violate, nelle dichiarazioni pubbliche, le norme del nostro statuto e il rispetto verso la nostra organizzazione".
Sulla vicenda interviene anche il segretario generale della Fillea nazionale, Franco Martini (scarica la dichiarazione integrale): "Si sappia che quello che viene descritto come un licenziamento è la conseguenza dell'ennesimo rifiuto di Crescentini a stare dentro le regole dell'organizzazione". Martini si riferisce, tra l'altro, alla norma che fissa in otto anni la durata massima degli incarichi esecutivi in Cgil, limite che Crescentini ha superato da tempo: "Ha sbagliato nel ritenere che la propria missione potesse vivere al di fuori di queste regole, esercitando 'in proprio' un potere a lui conferito dall'organizzazione. Ancora più sbagliato e grave è attribuire all'applicazione di una regola lo scopo di 'imbavagliare' una voce scomoda. Ciò rappresenta un'offesa a tutti sindacalisti che fanno quotidianamente il proprio dovere nel combattere la condizione, quella sì veramente scomoda, nella quale vivono i lavoratori del settore". Martini vuole mettere il punto sulla vicenda, evidenziando che "la lotta contro il far west nei cantieri edili in tutti questi anni non è stata e non è di Ciro Crescentini, ma di tutta la Fillea, italiana, campana e napoletana". Conclude il segretario generale: "Per tutto questo respingo la rappresentazione paradossale e delirante secondo la quale un paladino della lotta contro il lavoro nero viene tacitato, perché scomodo, da una organizzazione corrotta e vessatoria, egemonizzata da una sorta di cupola campana e napoletana".
Facciamo un passo indietro. I riflettori si accendono lo scorso 24 settembre, ultimo giorno per Crescentini alla Fillea. Alcuni iscritti al sindacato degli edili di Napoli diffondono un comunicato in cui considerano "grave e illegittima la scelta di licenziare il sindacalista, riferimento essenziale di centinaia di lavoratori campani colpiti da vessazioni, ingiustizie e violenze sui posti di lavoro". È quanto si legge nella nota, firmata da 20 persone, che dà notizia di numerose dimissioni da parte di operai di alcune imprese. Ma la Fillea di Napoli smentisce: all'organizzazione, infatti, risultano solo 5 "abbandoni". Nel frattempo, più di 20 senatori della sinistra radicale rispondono all'appello del vicepresidente del gruppo Prc, Tommaso Sodano, chiedendo il reintegro del sindacalista.
Spiega Giovanni Sannino, segretario generale della Fillea di Napoli: "L'allontanamento di Crescentini in realtà deriva da due fattori: primo, una normale necessità di rinnovamento; secondo, sono venuti meno, specie negli ultimi tempi, i rapporti di fiducia, di lealtà e di stima che devono regolare la vita dei gruppi dirigenti delle organizzazioni sindacali. Era già in programma il fatto che lui avrebbe lasciato l'organizzazione. Tanto che abbiamo discusso insieme più volte sulle modalità per offrigli soluzioni alternative, come si fa normalmente. Succederà anche per me, alla scadenza del mio mandato".
Crescentini, 47 anni, lavora alla Fillea Cgil di Napoli da quando ne aveva 22. E va giù duro: "Mi hanno licenziato. Pago la mia coerenza. In questi 25 anni ho fatto oltre 500 denunce. Ho creato uno sportello antimobbing che funziona talmente bene che è diventato confederale, ho anche dato vita a un coordinamento dei restauratori. Anche voi di Rassegna lo potete documentare". Crescentini, in effetti, ha inviato nei mesi scorsi diversi documenti e fotografie in redazione, mostrando i cantieri che non rispettavano le norme di sicurezza. Una delle iniziative sulle quali, neanche troppo implicitamente, l'organizzazione gli rimprovera d'essersi mosso senza consultare i compagni del sindacato. "I miei guai - racconta ancora Crescentini - sono iniziati a ottobre 2006, quando mandai sia alla Procura della Repubblica sia all'Ispettorato del lavoro una lista di 15 cantieri irregolari. Nell'esposto sottolineavo l'esistenza di contratti a progetto falsi, buste paga alleggerite e violazioni delle norme sulle sicurezza, e proponevo di controllare l'elenco degli enti appaltanti per fare un raffronto in coordinamento con la Guardia di finanza. Ma i controlli non si sono visti." E conclude: "Non è giusto licenziarmi - dice - perché faccio il mio dovere. Ho nominato un giuslavorista esperto che ha impugnato il mio licenziamento. Andrò fino in fondo".
La replica del segretario della Fillea di Napoli, Sannino, è amareggiata: "Non vorrei rincorrere le dichiarazioni di Crescentini, ma non si può fare passare la Fillea di Napoli come un'organizzazione che punisce chi fa la battaglia contro il lavoro nero e per la sicurezza. Questo è troppo". Sannino ricorda le battaglie della Fillea di Napoli sul territorio e i protocolli firmati in Regione: "La lotta al sommerso è nel nostro dna. Ci siamo costituiti parte civile in 28 procedimenti, con i ricavi avvieremo una fondazione per le famiglie delle vittime sul lavoro". Sottolinea poi il segretario: "La questione della denuncia all'Ispettorato del lavoro è andata in tutt'altro modo. Noi siamo convinti che la battaglia debba essere un mix tra contrattazione, negoziazione e denuncia, anche pesante. Lo facciamo quotidianamente e mai nessuno della Fillea ha avuto problemi facendo questo lavoro. Ma la lotta la facciamo mantenendo il senso dell'organizzazione, che significa decidere insieme come comportarsi, e comunicarlo al segretario generale. È chiaro che poi abbiamo sollecitato anche noi l'Ispettorato del lavoro a fare le verifiche e i sopralluoghi richieste da Crescentini, su questo non c'è dubbio. Ma Crescentini, agendo da solo, ha dimostrato di non avere il senso di appartenenza all'organizzazione. La collegialità dev'essere un valore, e le vertenze non possono essere personalizzate".
 
(da www.rassegna.it del 27 settembre 2007)