Cara Iustitia,
domenica 4 maggio nella terza edizione del Tgr Campania è stato mandato in onda un servizio di Enzo Calise su un’iniziativa dell’associazione Libera: una “veleggiata antimafia”, con una barca a vela che parte da Sanremo e arriva a Cinisi per ricordare le vittime della criminalità organizzata. L’imbarcazione ha fatto tappa anche a Napoli. Un viaggio, ha detto Calise, “per ricordare don Peppino Impastato”.
Capisco che nel tgr guidato da Massimo Milone i preti non siano mai abbastanza, ma come si fa a non ricordare che Impastato era un giornalista siciliano, ucciso il 9 maggio 1978 dalla mafia perché dalla sua radio privata attaccava i boss? E che sulla sua vicenda è stato fatto un bel film, “I cento passi”, di Marco Tullio Giordana?
Ammettiamo anche l’inammissibile, che ci siano giornalisti che non ricordano chi fosse quel coraggioso collega; ma tanto più inammissibile se a scambiare Impastato per un prete è chi, come Enzo Calise, fa parte della giuria del premio dedicato a Giancarlo Siani, giornalista ucciso dalla camorra nel 1985, ed è membro del Centro Studi Siani (insieme a Geppino Fiorenza, dell’associazione Libera), e quindi dovrebbe più di altri essere preparato sull’argomento.
“Cento passi” erano quelli che separavano la casa di Impastato da quella del boss Tano Badalamenti: trent’anni dopo, sembrano un milione quelli che separano alcuni giornalisti dalla propria memoria storica.
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