Azione disciplinare
con e mail 'trappola'

IL 18 DICEMBRE 2010 la pubblicista Emiliana Cirillo riceve una e mail dal presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania Ottavio Lucarelli. È una mail anomala perché arriva dalla posta privata di Lucarelli e perché non indica il motivo della convocazione, ma Emiliana è contenta perché pensa che è finalmente arrivato a conclusione il lungo iter della richiesta del praticantato

d’ufficio che lei ha presentato nel novembre del 2009. Si sbaglia.
Arrivata alla sede dell’Ordine trova il consiglio schierato per processarla: il capo d’accusa è una frase scritta in una mail che circola all’interno del Coordinamento giornalisti


Ciro Pellegrino, Silvia Pepe e Salvatore Sparavigna
precari della Campania, presieduto da Luca Romano, che conta oltre centosessanta iscritti, tra cui Alessandro Di Rienzo, Francesca Ferrara, Raffaella Ferrè, Giuseppe Manzo, Stefania Melucci, Ciro Pellegrino, Silvia Pepe, Salvatore Sparavigna. Il Coordinamento ha un sito, e una pagina su Facebook, mentre la mailing list viene utilizzata come un circolo virtuale per le comunicazioni e il libero confronto interno.

Il coordinamento

Siamo a cavallo di novembre e dicembre 2010 ed è stato appena annullato il corso di giornalismo enogastronomico organizzato, in tandem con il Gambero Rosso, dalla scuola del Suor Orsola Benincasa, diretta da Lucio D’Alessandro, che regala un anno di praticantato a chi paga i seimila euro di iscrizione. I precari, che hanno denunciato pubblicamente l’operazione, festeggiano l’annullamento del corso con un giro vorticoso di mail interne. Emiliana Cirillo scrive: “e vai, il mio prossimo obiettivo è smantellare l’Ordine dei giornalisti: è una camorra istituzionalizzata”. Un altro precario replica: “prima dell’Ordine c’è l’Assostampa di Enzo Ossimoro (lo sfottò è indizzato al presidente del sindacato Colimoro, ndr). Arrivano subito commenti a raffica, tra cui: “una vittoria schiacciante; il mio obiettivo? Fare chiudere la scuola di giornalismo del Suor Orsola in primis, secondo la decapitazione dei vertici Assostampa”.
La frase incriminata quindi è “smantellare l’Ordine dei giornalisti: è una camorra istituzionalizzata”. Inutile commentare il merito dell’affermazione e


Enzo Colimoro, Lucio D'Alessandro e Ottavio Lucarelli

la forma scelta, che è sicuramente aspra.
Basta soltanto ricordare che nel 1997 i radicali promossero sei referendum, tra i quali uno per abolire l’Ordine dei giornalisti. Non venne raggiunto il quorum, ma andarono a votare poco meno di 15 milioni di

cittadini e i sì all’abolizione superarono il 65 per cento, con oltre otto milioni di italiani favorevoli alla cancellazione dell’Ordine.
Sull'iniziativa disciplinare c'è da registrare i commenti di alcuni dei precari. C'è chi ricorda a Iustitia che il Coordinamento nel maggio del 2010 ha presentato all’Ordine un dossier sui corsi truffa per giornalisti del quale non si è più saputo niente, se non che è stato aperto un fascicolo dai magistrati della procura della Repubblica. Un altro iscritto osserva che andrebbe denunciato il lavoro di spionaggio di chi si è procurato le corrispondenze telematiche commettendo una grave violazione della privacy dei precari, e fa notare che comunque non sono chiari i motivi che spingono qualche esponente dell’Ordine a concentrare  tutta l’attenzione su Emiliana Cirillo dal momento che all'interno della mailing circolavano, pur con tono quasi sempre scherzoso, critiche dure e minacce nei confronti dei vertici di Ordine e Assostampa tanto da costringere la Digos a occuparsi della faccenda.

Il processo

Ma torniamo alla convocazione ‘trappola’: come detto, la mail arriva alla giornalista dall’indirizzo privato del presidente dell’Ordine campano e non indica il motivo della convocazione. E la mail viene giudicata anomala anche dai consiglieri dell’Ordine che l’hanno visionata soltanto successivamente: c’è chi ha parlato di una leggerezza, chi di un errore. La Cirillo mette a fuoco l’anomalia soltanto il 20 dicembre quando si presenta a via Cappella Vecchia e trova la ‘corte’ schierata al completo: con il presidente, ci sono il vice Domenico Falco, il segretario Gianfranco Coppola, il tesoriere Pino De Martino, i consiglieri Enzo Albano, Innocenzo Militerni, Paolo Mainiero, Antonello Perillo e Rossana Russo. Lucarelli le mostra il testo con la frase incriminata e le chiede chiarimenti. La giornalista “conferma la paternità dello scritto” e spiega “di avere inviato quel commento sulla scia di un sentimento di

goliardia e entusiasmo provocato dalla notizia del ritiro del master (enogastronomico del Suor Orsola, ndr)”. Aggiunge che “i toni canzonatori dell’intera conversazione sono palesemente accertabili scorrendo anche gli altri messaggi della suddetta mailing”, osservando anche che la sua “considerazione, la cui natura provocatoria è innegabile, nasce


Enzo Albano e Innocenzo Militerni

comunque da un malcontento del tutto personale nei confronti dell’Ordine visto che ogni qual volta la ricorrente si è rivolta ad esso per vedere tutelati i propri diritti o interessi professionali, l’Ordine ha tutelato elusivamente e discutibilmente solo gli interessi dell’editore e non quelli del giornalista”. 
Completata e sottoscritta la dichiarazione, la giornalista chiede notizie della domanda di praticantato presentata tredici mesi prima, e soltanto in quel momento, con un comportamento singolare, Lucarelli le comunica che la sua richiesta è stata respinta nel corso “della passata riunione del consiglio”. 
Il giorno della “passata riunione” Emiliana Cirillo lo conosce soltanto il 26 gennaio quando le viene notificato il rigetto dell’istanza di praticantato. La decisione sarebbe stata adottata il 30 novembre, quindi due mesi prima, e questa è una nuova anomalia che va ad aggiungersi alle altre già accumulate. Tra l’altro, il 30 novembre è una data particolare perché è esattamente il giorno che precede la mail della “camorra istituzionalizzata”. Inutile continuare con l’elenco degli ostacoli e dei dinieghi opposti persino dall’impiegato


Paolo Mainiero, Antonello Perillo e Rossana Russo

dell’Ordine Costantino Trevisan alle richieste della giornalista, anche perché chi è interessato può leggerli nelle nove pagine del ricorso contro l’avvio dell’azione disciplinare che il 16 marzo la giornalista ha indirizzato all’Ordine nazionale. Un gesto

soprattutto politico che ha l’obiettivo di far conoscere al presidente del Nazionale Enzo Iacopino, al vice Enrico Paissan, al segretario Giancarlo Ghirra e all’intero consiglio ciò che accade nelle stanze di via Cappella Vecchia, in quanto il ricorso potrà essere effettivamente esaminato dal Nazionale soltanto se e quando le arriverà una sanzione dall’Ordine campano.

Il praticantato

Comincia bene e finisce, per ora, male la vicenda del praticantato di Emiliana Cirillo. Ha lavorato come cronista dal settembre 2005 al gennaio 2009 a Metropolis, il quotidiano di Torre Annunziata controllato da Giuseppe Del Gaudio, insieme direttore e amministratore della cooperativa che edita il giornale, prima abusiva e dal giugno 2008 al gennaio 2009 con contratto.
Ha quindi già sei mesi di praticantato e il 20 novembre del 2009 presenta domanda all’Ordine per il riconoscimento d’ufficio dei dodici mesi del secondo semestre 2007 e del primo del 2008. Tutto sembra filare liscio. Lucarelli, che ha visto spesso al lavoro la Cirillo sia in redazione che in uscite esterne (nel settembre del 2005 sono entrambi ad Agropoli alla Festa regionale dell’Unità), si dimostra disponibilissimo, come sempre fa con i prossimi professionisti e con le future professioniste. Le suggerisce addirittura di presentare domanda e pagare il bollettino per essere ammessa all’esame di professionista che si terrà all’inizio del 2010. Poi tutto si raffredda: a maggio 2010 ci sono le elezioni per il rinnovo di Ordine e sindacato; Emiliana Cirillo ha avviato una causa di lavoro contro Metropolis, quotidiano intorno al quale girano almeno una trentina di giornalisti. Ma è soltanto malizia pensare che i

voti sono importanti e sono ancora più importanti i pacchetti di voti.
Dal consiglio vengono ascoltati come testi Vincenzo Iurillo e Vincenzo Lamberti. Il primo, ex redattore politico di Metropolis e cronista del Fatto Quotidiano sin dalla


Giuseppe Del Gaudio, Enrico Paissan e Costantino Trevisan

fondazione, racconta nei dettagli l’attività svolta quotidianamente dalla giornalista. Il secondo, come ricorda la Cirillo nel ricorso indirizzato all’Ordine nazionale per impugnare la bocciatura del praticantato, è “socio della cooperativa editrice di Metropolis, nonché membro del comitato di redazione e vice direttore del tg di Metropolis tv”. Lamberti minimizza l’attività giornalistica della ricorrente e racconta che la Cirillo ha svolto attività di addetta stampa al Consorzio di bonifica del Sarno. Ad ascoltarli ci sono i consiglieri dell’Ordine dei giornalisti, ma viene riconosciuta maggiore attendibilità al teste che come socio della cooperativa è controparte della Cirillo nella causa di lavoro promossa davanti al tribunale di Torre Annunziata giunta ormai all'udienza per le conclusioni.
Circa la consulenza con il Consorzio di bonifica c’è forse da pensare che il cinquantatreenne presidente dell’Ordine accusi vuoti di memoria se contesta una consulenza che sembra legittima e dimentica di avere seguito nel 2005 da vicino, molto da vicino, come consigliere dell’Ordine il praticantato di Francesco Borrelli che è riuscito nell’impresa titanica di essere nello stesso tempo assessore della terza Provincia d’Italia e praticante con contratto di formazione lavoro per telecineoperatori riservato ai disoccupati alla redazione di Lamezia Terme, distante 395 chilometri da piazza Matteotti.