Diffamazione villa Vollaro,
conclusioni nell'ottobre 2008

IL 7 NOVEMBRE, alla prima udienza del processo per diffamazione promosso contro il Mattino dai magistrati della sezione per le misure di prevenzione del tribunale partenopeo, il giudice Anna Mauro della prima sezione civile del tribunale di Roma ha sgombrato il campo dalle eccezioni preliminari avanzate dagli avvocati del Mattino (Francesco Barra Caracciolo e il corrispondente capitolino Luciano Tamburro) e di Amalia

De Simone (Roberto Greco), autrice dell’articolo sulla ‘mancata’ confisca della villa del boss della camorra Luigi Vollaro, detto il Califfo.
In udienza un collaboratore di Tamburro (Barra Caracciolo era assente) e Greco hanno


Francesco Barra Caracciolo e Achille Janes Carratù

chiesto al giudice di pronunciarsi in via preliminare su tre eccezioni. La prima: nell’articolo non ci sono i nomi dei magistrati che si dichiarano diffamati. Il dato è senza dubbio vero, ma la pagina, pubblicata dal Mattino il 4 gennaio 2007, costituiva un attacco durissimo all’intera sezione per le misure di prevenzione; non a caso, tutti i magistrati della sezione (Giovanna Ceppaluni, Eugenia Del Balzo, Paola Faillace, Lucia La Posta, Vincenzo Lomonte), con l’eccezione del presidente Mario Cozzi, dopo avere inutilmente cercato di ottenere dal Mattino una rettifica adeguata, hanno deciso di citare in giudizio il quotidiano, assistiti dagli avvocati Achille Janes Carratù e Adriano Giuffrè.
La seconda eccezione è di carattere ‘politico’: i magistrati non possono giudicare i magistrati. Opinione che può anche essere condivisa, ma che non ha senso giuridico fin quando non verrà approvata dal parlamento una legge che modifichi la normativa in vigore.
La terza eccezione, sollevata dall’avvocato Greco, è centrata sul fatto che la collaboratrice che ha scritto l’articolo su villa Vollaro non è responsabile del


Antonella Laudisi e Antonino Pane

titolo e dell’impaginazione: Nella quasi totalità dei casi è così; comunque, gli atti del processo serviranno a chiarire chi ha scelto di enfatizzare la presunta notizia, chiedendo anche il parere del ministro della Giustizia Mastella, e soprattutto chi ha deciso, con arroganza e

autolesionismo, di non dare spazio a una rettifica che molto probabilmente avrebbe chiuso il caso: è stato il capo cronista Gianpaolo Longo, il vice Vittorio Del Tufo o la responsabile della Grande Napoli Antonella Laudisi? Oppure il capo del dorso cronaca Claudio Scamardella o il vicario Antonino Pane? O il direttore del Mattino?
Ascoltate le argomentazioni dei legali, la giudice Mauro ha respinto tutte le eccezioni e fissato per il 22 ottobre 2008 l’udienza per le conclusioni.
In attesa delle decisioni della magistratura capitolina, sulla vicenda della restituzione di villa Vollaro al Califfo si è pronunciato il prefetto di Napoli Alessandro Pansa.
Il 14 febbraio scorso, in occasione delle audizioni della commissione bicamerale Antimafia, il deputato dei Verdi Tommaso Pellegrino ha sollevato la questione: “Nell’ultimo periodo, a Napoli, si è aperto un grande

dibattito, anche su diversi quotidiani, sulla famosa villa del boss Luigi Vollaro, che, a quanto pare, è stata confiscata 23 anni fa, ma per l’assegnazione della quale si verificano diversi problemi. Diversi quotidiani hanno riportato questa notizia, dunque mi


Alessandro Pansa e Tommaso Pellegrino

piacerebbe sapere se il prefetto Pansa potesse darci qualche ulteriore indicazione”.
Secca la risposta del prefetto Pansa: “I giornali hanno scritto una cosa sbagliata. Mi dispiace, ma hanno completamente ‘toppato’. La villa è stata confiscata già da qualche anno, ma non la utilizza nessuno. La famiglia – il clan Vollaro – è interamente spossessata di quel bene”.