Un violino alto 180 cm

I redattori di Metropolis, quotidiano diretto da Raffaele Schettino, non hanno studiato al conservatorio e forse dimenticano anche i rudimenti di educazione musicale, quelli che s’impartiscono alla scuola media. Anni fa, nella sua autobiografia “Storie e poesie di un mascalzone latino”, l’immenso Pino Daniele, raccontò che nei primi anni ’70, quando era un anonimo chitarrista di belle speranze, andò a suonare col suo gruppo a Sicilì, frazione del paese cilentano di Morigerati. Mentre montavano gli strumenti sul palco, tra cui un maestoso contrabbasso, dal gruppo dei ragazzini che curiosavano si levò un grido: “Papà, viene a vede’ che sfaccimmo ‘e viulino”. Evidentemente, uno di quei ragazzini ha fatto carriera ed è diventato redattore di Metropolis.
Questi i fatti accaduti il 31 agosto. Meylin è una studentessa di contrabbasso. Per delle prove a Caserta porta con sé lo strumento. Liuteria romana, acquistato nel 2018. Torna a Pompei e parcheggia l’auto nella centrale via Mazzini, a un tiro di sasso dal Santuario, lasciando all’interno l’ingombrante strumento alto un metro e ottanta centimetri, con la sola cassa armonica che supera il metro. La studentessa lancia un appello sui social: “Per le prossime lezioni me ne presteranno uno ma poi dovrà ricomprarlo. Costa tremila euro, per favore aiutatemi a ritrovarlo”.
Venerdì 2 settembre, il battagliero quotidiano che spopola in provincia di Napoli, riprende la notizia in prima pagina: “Pompei. Le rubano il violino, appello social della musicista”. E una bella foto di un violino! Si, d’accordo che si tratta sempre di uno strumento ad arco, ma il giornale guidato da Schettino l’ha fatta grossa. Il contrabbasso (ripetiamo, alto centoottanta centimetri) si suona in piedi, il violino (sessanta centimetri) si appoggia al mento.
Chissà, l’anonimo titolista si è forse ispirato a uno dei personaggi di Francesco Paolantoni in “Telemeno” e “Fiori di zucca”: un portiere, rimbambito dopo aver dato una testata a un palo, fissava l’interlocutore e chiedeva: “Scusa, ma tu suoni …” e poi, mimando il gesto del pianista, “o viulino”? Oppure alla sorella del protagonista di “Scusate il ritardo”, capolavoro di Massimo Troisi, che mentre parlava di “sviolinata”, faceva come se stesse imbracciando una chitarra, provocando la battuta dell’interlocutore: “a parte o fatto che accussì è na schitarrata”.

Vostro Gino Palumbo

 
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