Editoriali, laghi e ville

Che la tuttologia sia da tempo una delle più diffuse specializzazioni nel nuovo modo di fare informazione, basta assai poco per verificarlo. Basta – giusto per fare un esempio – schiacciare un pulsante del telecomando o, meglio ancora, aprire le pagine di un quotidiano.
Tanto per citarne uno, prendiamo Il Mattino di sabato 4 gennaio che mette in prima pagina un fondo (Giugliano, la rivolta della Tares della città abbandonata tra i rifiuti) a firma del magistrato Raffaele Cantone. Tutto bene per i primi quattro righi. Ovvero, sino a quando l’autore del commento si è limitato a raccontare dei tafferugli avvenuti il giorno prima all’esterno del palazzo comunale di Giugliano.
I guai, chiamiamoli impropriamente così, cominciano a pagina 16, allorquando il magistrato ha dato il via al suo ragionamento che, senza voler entrare nel merito, mi ha stordito con la stessa violenza di un montante sferrato dal Muhammad Ali dei tempi migliori. “Giugliano – spiega Cantone – è la terza città per abitanti della Campania; pur non essendo capoluogo di provincia ne ha più di Avellino, Benevento e Caserta, superando i  centomila abitanti. Ha un litorale marino lunghissimo, con una macchia mediterranea ed una pineta stupefacente (almeno in passato); uno splendido lago vulcanico (“Patria”) con sbocco diretto al mare”.  
Lago vulcanico? E da quando? Come fa a considerare di origine vulcanica un lago che si può attraversare praticamente a piedi, se non fosse per la presenza di un fitto e insidioso canneto in larga parte sommerso? Un lago che Cantone dovrebbe conoscere assai bene, vivendo a Giugliano, cittadina confinante con Pozzuoli, dove – là sì - esiste un lago di origine vulcanica.
Dopo aver confuso il lago di Patria con il vicino lago d’Averno, Cantone attacca con l’archeologia. E scrive dei “resti di una villa romana con anfiteatro che la tradizione dice di essere stata di Scipione l’Africano, ingiustamente esiliato da Roma”. Buona prosa. Peccato che la villa romana di Liternum, descritta da Seneca nell’Epistola 86, non è mai stata rinvenuta. Non l’ha notata Amedeo Maiuri, già sovrintendente alle Antichità di Napoli e del Mezzogiorno, nonché direttore del museo archeologico di Napoli, che nel 1932 dispose lo scavo dell’antica colonia romana; non l’ha ritrovata Giacomo Chianese, ispettore onorario della Soprintendenza alle antichità di Napoli, che condusse materialmente lo scavo all’interno dell’area dell’antico foro di Liternum. Quel che Cantone chiama “resti di una villa romana” potrebbero più realisticamente essere parti del Capitolium, della Basilica o del Teatro, prospicienti – quelli sì - ai resti dell’anfiteatro e di alcune necropoli.

Virgilio Poletto

(*) Da www.wikipedia.org
 
Raffaele Cantone
Muhammad Alì (*)
Scipione l'Africano (*)
Lucio Seneca (*)
Amedeo Maiuri (*)