Napolipiù, la procura
indaga sulle minacce

IL 2 LUGLIO 2005 nella lettera anonima indirizzata al parroco di Forcella, don Luigi Merola, suggellata dal disegno di due teste mozzate, avevano promesso di fargli fare la fine di Siani; il 19 gennaio scorso alla centralinista di Napolipiù hanno rinnovato la promessa: “Capezzuto si deve fare i cazzi suoi, se no lo spariamo”.
Ma chi è il giornalista destinatario delle minacce? Napoletano, trentacinque anni, praticante (a ottobre sosterrà l’esame per professionista), Capezzuto ha

fatto le prime esperienze da giornalista nel ’93 su Iustitia, periodico napoletano della Rete, il movimento politico fondato in Sicilia da Leoluca Orlando e organizzato in Campania da Giuseppe Gambale. Poi ciclostile e giornali di quartiere. Nel ’97


Giovanni Durante, Giorgio Gradogna e Luigi Merola

l’approdo alla Verità (“non conoscevo nessuno, tranne Luigi Roano, compagno di studi a Sociologia”). Al quotidiano fondato e diretto da Giorgio Gradogna, Capezzuto viene utilizzato in cronaca; si impegna nel raccontare le disavventure giudiziarie del cardinale Michele Giordano, che nel corso di una conferenza stampa delle Acli, all’hotel Terminus, lo bolla come “testa di legno”. Quindi una pausa: per quattro anni, dal 2000 al 2004, va a Pomigliano all’Alfa sud e poi a Pontedera, dove lavora come impiegato in un’azienda che tratta la raccolta differenziata dei rifiuti. A gennaio 2004 il rientro a Napolipiù, la testata nata nel settembre del 2002 dalle ceneri della Verità.
Esaurita la biografia, resta da capire il motivo delle minacce: Capezzuto è il cronista del quotidiano Napolipiù che si occupa di Forcella con ritmo quotidiano da un paio d’anni, per la precisione dal 27 marzo 2004 quando poco dopo le 23 venne uccisa la quattordicenne Annalisa Durante.


Luigi Giuliano, Salvatore Giuliano e Giuseppe Misso

“Per la verità, me ne occupavo anche prima; – puntualizza Capezzuto – Forcella è una realtà che seguo da molto tempo, perché mi sono laureato in Sociologia con Gabriella Gribaudi discutendo una tesi su ‘La camorra nei quartieri popolari di Napoli’. E sin dall’inizio

ho lavorato sul doppio binario della cronaca e della sociologia, stabilendo una rete di rapporti con la gente del quartiere”.
Due i momenti in cui i resoconti di Napolipiù sulle indagini per la morte di Annalisa Durante e sul processo che vede imputato per omicidio Salvatore Giuliano sono diventati ‘fastidiosi’, molto ‘fastidiosi’: il primo nel luglio 2004; il secondo nella primavera del 2005 quando inizia il processo per l’omicidio Durante davanti alla quarta corte d’assise presieduta da Giustino Gatti, con giudice a latere Isabella Iaselli, mentre l’accusa è affidata al pubblico ministero Raffaele Marino.
Dopo l’omicidio di Annalisa Durante, per dare un segnale forte di attenzione alla rinascita di Forcella, il comune di Napoli decide di riaprire la scuola elementare Ristori, in via Vicaria Vecchia, a pochi passi dal luogo dell’omicidio e di intitolarla ad Annalisa. Oggi ospita un asilo nido e una scuola elementare, in una seconda fase ci sarà anche una scuola media.
Nel luglio 2004 Napolipiù scopre che sul tetto della Ristori uno dei

componenti della famiglia Giuliano, da decenni con il capoclan Luigi padrona incontrastata del quartiere, ha costruito un vano abusivo e aperto un balcone. La documentazione fotografica pubblicata dal quotidiano il 21 luglio e il martellamento degli


Giustino Gatti, Isabella Iaselli e Raffaele Marino

articoli spingono l’amministrazione comunale a intervenire: il 21 settembre 2004 le costruzioni abusive vengono abbattute. Nei mesi che precedono il processo, che comincia il 14 aprile 2005, Capezzuto viene informato che ci sono pesanti pressioni sui testimoni perché modifichino le dichiarazioni rese nel corso delle indagini e dà l’allarme dalle pagine del giornale.
Dopo l’omicidio di Annalisa, il quartiere è scosso da una forte onda emotiva, la tragedia ha un’eco nazionale, si fanno avanti diversi testimoni, anche perché la famiglia Giuliano conta oggi molto meno di qualche anno fa e chi comanda sono gli uomini di Misso e Mazzarella. Poi l’onda via via si placa e il clima cambia: ci sono persone, armate, che vanno casa per casa a parlare con chi ha visto; il 14 luglio viene lanciata una bottiglia incendiaria all’ingresso del palazzo dove abita Giovanni Durante, il padre di Annalisa. In due occasioni, la prima il 9 giugno, la seconda il 4 novembre, Capezzuto viene avvicinato da familiari dei Giuliano; in entrambi i casi presenta denuncia. Una terza denuncia


Giuseppe Gambale, Michele Giordano e Leoluca Orlando

di quattro pagine l’ha firmata dopo la telefonata minatoria di metà gennaio. Dei tre fascicoli si sta occupando il pm Marino. Cosa è successo dopo la telefonata minatoria? “Ho deciso di coprire le cronache del processo per l’omicidio di Annalisa – risponde Gradogna – con

una rotazione tra i redattori. Ma subito dopo le minacce ho chiesto la tutela di Capezzuto e dell’intera redazione, che ha sede a via Duomo, a poche centinaia di metri da Forcella. Siamo in attesa di una risposta, anche se tarda ad arrivare; come sempre, la burocrazia dimostra tutta la sua lentezza”.
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