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Comunicati questura
con 24 ore di ritardo
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Le redazioni erano in fibrillazione il 31 maggio. La lanciatrice di acido, che aveva sfregiato due sorelle al corso Amedeo di Savoia, a Napoli, era stata fermata. Il tam-tam era partito, ma la conferma ufficiale mancava ancora. Si arrivò a sera, in orario pericolosamente vicino alla chiusura dei giornali. Silenzio dalla Procura, solita reticenza dell’ufficio stampa della questura di Napoli, coordinato da Eugenia Sepe. E le agenzie? Si interrogavano sulla formula da utilizzare per uscire con una notizia che evitasse il buco: “si stringe il cerchio?”, “la polizia è sulle tracce di una |
donna?”, “gli investigatori sono vicini a …?”.
Formule di mestiere, espressioni di gergo. Qualcuno arrivò fino ai vertici romani della polizia ma il timore della Procura di |
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Alessandro Giuliano e Giovanni Melillo |
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Giovanni Melillo, neo-procuratore nazionale antimafia, ha fatto breccia anche lì: “Non possiamo dirvi niente”. Si ritorna all’ufficio stampa della questura guidata da Alessandro Giuliano che, finalmente, annuncia: “Domani faremo un comunicato”. “Ma come domani? Le agenzie scrivono adesso, i quotidiani stanno per chiudere, i Tg nazionali…”
Inutile confrontarsi con una mentalità da burocrati. La società dell’informazione? Si prega di ripassare. La lanciatrice di acido si era costituita e veniva interrogata da ore. Era in stato di fermo. Ma i cronisti non dovevano saperlo. La nota della questura di Napoli uscì la mattina del primo giugno, con la solita formula 'subalterna': “Per delega del Procuratore della Repubblica di Napoli si comunica quanto segue ...”.
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Jean de Joinville |
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