Via mail proteste,
sconforto,
denunce

Dopo l’accordo siglato il 22 giugno a Roma c’è stato tra i redattori del Mattino un incessante scambio di mail con richieste di chiarimenti, osservazioni, ragionamenti, critiche, denunce. Iustitia pubblica alcune delle mail più significative


La delusione di Fabio Jouakim

(inviata martedì 23 giugno alle 12,59 pm)

"Se ci sarà un'ipotesi di accordo che ci convince come è prassi in questi casi, lo sigleremo. Ad approvarla definitivamente sarà la redazione con un voto a scrutinio segreto che si terrà prima dell'incontro al Ministero. Se la redazione lo boccerà, decadrà automaticamente tutto e si torna al punto di partenza". Questo mi scriveva il collega Treccagnoli (componente del cdr, ndr) il 4 giugno. In seguito la redazione non ha mai votato su ipotesi d'accordo. Ogni altro commento è superfluo. Complimenti per il blitz e auguri per una scintillante carriera: vi comprerei anche lo champagne, ma con mezzo straordinario tagliato potrò promettervi solo mezza bottiglia. Saluti

Fabio Jouakim


Le riflessioni di Daniela De Crescenzo

(inviata lunedì 29 giugno alle 5,55 pm)

Cari colleghi
Domani voteremo l'accordo firmato a Roma dal Cdr di cui faccio parte. Pur non condividendo le ragioni che hanno convinto i miei colleghi a firmare, ritengo utili (come giustamente è riportato nella mail di Marco) tutti i contributi che possono rendere più informato e consapevole il voto che ci accingiamo a dare. E quindi entro nel merito.
PREPENSIONATI. Al primo punto dell’accordo e del dibattito di questi giorni c’è, ovviamente, l’accordo sui prepensionamenti e la chiusura della redazione romana che unanimemente abbiamo ritenuto siano una perdita grave per il giornale. L'azienda aveva chiesto 25 uscite anticipate tra gli articoli 1. L’accordo prevede che lo stato di crisi duri un anno e quindi i colleghi che hanno i requisiti per usufruirne diventano 23. Di questi alcuni sono già andati via e tre verranno salvati se, come pare, alcuni colleghi della redazione romana rifiuteranno il trasferimento e sceglieranno la cassa integrazione. La scelta dei nomi è stata lasciata al direttore. Dalle prime comunicazioni al Cdr sulla nuova organizzazione del lavoro sembra che i <salvati> saranno  i colleghi più anziani, alcuni dei quali hanno moltissime ferie da smaltire: in questo modo l'azienda non sarà costretta a pagarle e potrà realizzare un altro affare. Purtroppo saranno costretti a uscire i colleghi più giovani e più penalizzati.
E passiamo alla cassa integrazione a rotazione: l'alternativa era costringere i prepensionandi a restare in cig fino a quando il governo non si deciderà (speriamo) a firmare la delibera Inpgi che elimina la trattenuta del 30 per cento dalla pensione di chi ha 58 anni. Così ognuno di noi verserà un quarto dello stipendio per due mesi: l'editore, infatti, si è rifiutato di considerare ogni rinvio dello stato di crisi.  Resta incomprensibile l'esclusione dei redattori capo dalla rotazione: il loro lavoro è certamente indispensabile al giornale, ma non lo è forse anche il nostro?
Non solo: l'accordo firmato sabato dal Gazzettino di Venezia e approvato all'unanimità dai redattori (che accludo nell'allegato) prevede il ricorso alle ferie invece che alla Cig: una condizione evidentemente più favorevole della nostra.  A Venezia, poi, è stata accettata la chiusura dell'ufficio di corrispondenza di Roma (un giornalista) ma non quella della redazione di Bassano del Grappa. La trattativa interrotta a Roma e ripresa in un secondo tempo, ha dato, quindi, qualche frutto.
E veniamo ai capitoli per così dire <accessori>.
CORTE. Il conteggio dei riposi settimanali è stato al centro di due sentenze dei magistrati del lavoro Linda D'Ancona  e Fabrizio Amendola che si sono pronunciati su un ricorso per comportamento antisindacale proposto dal cdr del Mattino nel 2006. Scrive in merito il dottor Amendola riferendosi all'articolo 7 del contratto di lavoro, comma 2 e 9: <La prima norma si limita ad affermare che l'orario di lavoro dei giornalisti è di 36 ore settimanali suddiviso su cinque giorni> <La seconda sancisce il diritto del giornalista a un giorno di riposo infrasettimanale>. E ancor più chiaramente specifica la dottoressa D'Ancona: <Il giornalista non deve maturare settimanalmente il diritto al riposo settimanale in quanto tale diritto gli deriva puramente e semplicemente dall'applicazione, al suo rapporto, delle norme contrattuali di cui all'articolo 7 e 19 del contratto nazionale di lavoro: quindi ciascun giornalista ha diritto a due giorni di riposo settimanale, e la sua prestazione lavorativa si articola su cinque giorni alla settimana>.
Non capisco, dunque, perché accettare condizioni meno favorevoli sprecando il lavoro fatto in precedenza.
STRAORDINARI. La proposta dei cosiddetti conglobatini è stata avanzata dall'azienda che venerdì 19 giugno, dopo una serie di incontri preliminari, aveva proposto un forfettario di 5 ore per i settori di compilazione e di 10 ore per la cronaca. Ipotesi respinta all'unanimità dal Cdr. In quell'occasione il collega Esposito spiegò ai rappresentanti datoriali: <Un accordo con meno di 16 ore per tutti sarebbe svantaggioso e non potrei spiegarlo ai colleghi>. Tutti noi fummo d'accordo. Successivamente ha chiarito in una delle tante mail inviate alla redazione che il limite di 16 era solo tattico: perché non avvertire almeno i suoi compagni di cordata? Ma non è certo questo che mi preoccupa. Personalmente ritengo che il conglobatino possa essere conveniente per noi anziani, ma non per i più giovani che avrebbero il compenso per lo straordinario bloccato e non usufruirebbero delle ricadute nemmeno dei prossimi scatti previsti dall'attuale contratto. E non solo: l'accordo risulta conveniente se si lavorano tutte le domeniche e i festivi previsti, altrimenti ovviamente si finisce in perdita.
Naturalmente ognuno può valutare i propri interessi e scegliere di conseguenza. Ma cosa capiterà a chi ha detto no? Verrà attuata la minaccia aziendale di azzerare gli straordinari? E che cosa farà il cdr in questo caso? E' utile dividere ancora la redazione tra <conglobati> <congolbatini di serie A> e <conglobatini di serie B?>.
DOMENICALI. Per i redattori ordinari si fissa il limite massimo (3) e non quello minimo. Qual è il vantaggio per tutti noi?
ACCORDO SPORT. Lo stop ai domenicali sportivi è stato accettato senza alcuna contropartita anche se, almeno per i colleghi dello sport, potrebbe rientrare tra i diritti acquisiti.
Queste sono le obiezioni di merito che ho sottoposto ai colleghi del Cdr e che offro a tutti come spunti di riflessione. Ma c'è un'ultima cosa (la più importante) che ritengo utile sottolineare: in questi mesi abbiamo fatto numerosissime assemblee. Il no ai forfettizzati era stato ribadito più volte. Non si era, invece, mai discusso del conteggio delle corte, di locandine, di internet, di abolizione dell'accordo sport, di smaltimento ferie. Il confronto su questi temi, dunque, non c'è stato. Eppure, lo sottolineo ancora, il confronto, il dibattito (libero da condizionamenti e minacce) dovrebbe essere la ragione della nostra professione (e ovviamente del nostro sindacato): la verità non è patrimonio esclusivo di chi immagina di averla sempre in tasca.  Però, quando si tratta di noi stessi, lo dimentichiamo spesso. Saluti a tutti

Daniela De Crescenzo

Ps. Mi riferiscono che qualcuno ipotizza un mio possibile guadagno dal trasferimento in sala stampa. Ribadisco che considero punitivo il provvedimento, che in tal senso si è espresso anche il cdr con una lettera all'azienda, e che di compensi aggiuntivi nessuno ha mai parlato e nessuno, ne sono certa,  parlerà in futuro.


Il saluto amaro di Bruno Buonanno

(inviata martedì 30 giugno alle 4,37 pm)

Care colleghe e cari colleghi,
profitto di una mail per salutarvi tutti. Oggi si conclude il mio rapporto di lavoro con il giornale. Anticipo al primo luglio - rispetto all'accordo Azienda-Cdr - la pensione di anzianità che ottengo riscattando anni di laurea col pagamento di  una forte quota del mio Tfr.
Un'accelerazione necessaria per evitare la cassa integrazione, il prepensionamento e dovuta anche alla comunicazione che, tramite terzi, il direttore mi ha fatto ieri: non devo occuparmi più neanche dell'Inserto Salute & Benessere che curavo dalla sua prima uscita.
Lavoro in questa sede dal marzo '70 e Il Mattino in questi anni ha dato a me e alla mia famiglia la possibilità di vivere bene. Non mi aspettavo la crisi aziendale e tanto meno di dover andare via dimettendomi con 5 anni e mezzo di anticipo, pagando il riscatto della laurea. Evito abbracci, saluti e qualsiasi tipo di festeggiamento per cercare di rimanere sereno: in Redazione ho trascorso addirittura più tempo che a casa.
Purtroppo non vado via sorridendo,come forse sarebbe stato giusto. In questi anni ho lavorato con divertimento, entusiasmo e serietà. Ma la partenza diventa pesante non solo per il Tfr che perdo con i quattro mesi di stipendio per dimissioni. Non avrò un grazie, vado via senza stipendi gratis, né collaborazioni perché sono stato <inerte>, cioè in questi mesi non ho chiesto ai dirigenti: Che fare? Come regolarmi? Anche questo fa parte della vita, certe regole si imparano anche a 59 anni.
Il Mattino ha una grande storia, sono certo che - superata la crisi - si riprenderà e per questo auguro di cuore ai giovani e giovanissimi che restano in redazione un futuro felice e sereno. E che - quando arriverà per loro il momento di andar via  - possano tornare a casa in allegria. Un abbraccio a tutti

Bruno Buonanno

P.S. La mia anziana mamma ripeteva spesso: <Se fai del  bene scordati, se fai del male pensaci>. Io mi auguro di aver fatto del bene, forse lascio qualcuno che dovrà pensare.


La perplessità di Giusy Franzese

(inviata martedì 30 giugno 5,17 pm)

Caro Marco (Esposito, componente del cdr, ndr),
ho appena scoperto un'altra perla del vostro bellissimo accordo. E veramente a questo punto non so più dire se siete stati eccessivamente ingenui o altro. Stavolta mi riferisco al primo accordo, quello sullo stato di crisi. Al terzo capoverso dopo il "tanto premesso" si parla di gestione delle eccedenze (e noi della redazione romana come sai siamo nella lista degli esuberi con il ricorso agli art. 35-36 e 37 della legge 416/81. Voi del Cdr ve li siete letti? Se si, ci state prendendo in giro. Se no è gravissimo. Per chi non lo sapesse (ma tutti possono controllare su Internet) l'art. 36 si intitola "risoluzione del rapporto di lavoro" e di fatto dice solo una cosa: alla fine o anche durante la cigs l'azienda può licenziarti, paga 4 mensilità e si è tolta il pensiero.
Adesso tu mi devi spiegare che bisogno c'era di fare riferimento a questo articolo se non hanno intenzione di attivarlo. Da notare: la famosa lettera di garanzia di "reintegro" al posto di lavoro per chi va in cigs, che l'azienda ha promesso di mandare il giorno dopo l'accordo al Ministero non è ancora arrivata. Antonio (Troise, cdr per la sede di Roma, ndr), e non voi del Cdr napoletano, la sollecita tutti i giorni e tutti i giorni la risposta è: arriverà più tardi. Grazie di tutto il tuo impegno.

Ps: le tue risposte ai rilievi che ti ha posto la collega Graziani non sono per niente esaustive. Che importanza ha il fatto che "nel piano del Gazzettino è previsto il taglio dello straordinario", dato che tu parli a un piano non firmato. Quello sul quale c'è l'accordo non lo prevede. Punto.  


Il trasferimento di Tullio De Simone

(inviata il 6 luglio alle 12,20 am)

I passaggi sono diversi ma provo a riepilogare:
negli ultimi quattro mesi mi è stato improvvisamente e immotivatamente azzerato e negato il lavoro straordinario svolto (22 x 4 = 88 ore), voce che in 23 anni di servizio mi è stata invece sempre riconosciuta in busta paga. Ho chiesto ragione di ciò al caposettore dello Sport, il quale ha abbozzato ed è rimasto sempre in <superficie>. Di qui, quindi, il via a un lungo <carteggio elettronico> per chiarirci. Alla fine del quale, Toni Iavarone (il capo del settore sport, ndr), evidentemente in crisi di risposte esaustive, mi ha fatto recapitare (sulla mia scrivania al giornale) una lettera del suo legale minacciando di querelarmi se non avessi ritirato le mie legittime proteste (minaccia ancora in essere). Poi, successivamente, mi ha contestato anche l'<uso improprio> della posta elettronica, oltre a una serie di (presunti) errori in fase di <ripulitura> notturna delle pagine, in particolare dopo aver partecipato ad una delle ultime, lunghe e infuocate assemblee di redazione, dove si discuteva del nostro futuro o, meglio, del mio sicuramente, del suo evidentemente no. Inoltre, <in mancanza di alternative>  e per diverso tempo, ho effettuato nella redazione sportiva anche 3-4 turni settimanali di copertura, domeniche comprese, e prima ancora Iavarone non mi ha fatto più scrivere alcunché, né servizi, né articoli, né altro, e il <bavaglio> professionale è proseguito almeno negli ultimi cinque anni, giornali alla mano e in barba al contratto di lavoro. E da ultimo, chicca finale, mi ritrovo da oggi nuovamente trasferito in Cronaca di Napoli dopo oltre otto anni di servizio (invano, evidentemente) spesi alla redazione sportiva, sempre con umiltà, impegno, passione e partecipazione, nonostante gli ostacoli di percorso immaginabili in questo clima. Conclusione: intimidito, colpito e affondato (ovviamente il sottoscritto!) in omaggio alle attuali logiche e dinamiche redazionali, e anche alla luce dei recenti, contestatissimi accordi con l'azienda, per i quali ho subito, come altri colleghi, un salasso in busta paga. La crisi aziendale, ormai è chiaro, la pagano in prima linea i redattori ordinari, e non da ultimo con la cigs (ma perché  non con le ferie?!) per solidarietà ai colleghi in attesa di un prepensionamento così più <soft>, che è giusta e condivisibile, ma se fosse stata estesa davvero a tutti (e non è così come sapete). Ma al sottoscritto, quando gli hanno scippato di tasca circa tremila euro lordi di straordinario prima dei disgraziati accordi del Cdr, chi ha espresso solidarietà?? Del Cdr, poi, passato ingloriosamente alla storia recente e futura, non mi spreco, è già documentata l'indifferenza e la distanza assunte nel mio caso specifico, in particolare con i silenzi prolungati e <illuminanti> dell'algido Marco Esposito e del fantasma (e non solo per questo irriconoscibile) Treccagnoli che, nel delirio di salvatori della patria, si sono avventurati ad intaccare diritti individuali acquisiti, senza avere titolo ad alcuna contrattazione. Poi, la (s)toccata e fuga (pilatesca) con le recenti dimissioni. Altro che mediazione e tutela. Straballe! E l'evidente conflitto d'interessi ha fatto tragicamente il resto. Così, a 52 anni, ecco per me ora un altro giro (folle) e un'altra corsa (a vuoto), in una giostra ormai impazzita che è questo giornale, e soprattutto sempre più in dispregio del rispetto che meritano ogni persona e ogni lavoratore, anche se fosse l'ultimo della classe. Ragion per cui esprimo la mia solidarietà e la mia partecipazione a tutti i colleghi colpiti e straincazzati come me in questo momento, anche se non tutti per gli stessi motivi. Nel gergale sportivo si parla di <spogliatoio rotto>, di <gruppo minato>; nel nostro caso, però, non pagano, come sempre avviene, gli <allenatori> per queste conseguenze, bensì la <squadra> (o una buona fetta di essa), un termine e un concetto quest'ultimi troppo nobili per identificarci una redazione che è stata spaccata anche sui quotidiani saluti che l'elementare educazione dovrebbe imporre. Dunque: redattori di Champions League, di serie A, B e C. Siamo alla frutta? Fate un po’ voi, di certo il <convìvio> si è rivelato maligno. Grato per la pazienza se avete letto sin qui, i tempi e le distanze attuali non consentono più (ahimè) dei momenti di sereno e diretto confronto, per cui ho fatto ancora un <uso improprio> della posta elettronica (sperando che non ci tolgano anche questa) per chiarire il mio caso, soprattutto a chi non sa ancora o finge di non sapere ciò che si agita perfidamente dietro le quinte di questo giornale, e anche per stroncare sul nascere le libere interpretazioni pronte già a circolare (se non sono già abbondantemente circolate) alle spalle del diretto interessato, come sempre accade, del resto, nei nostri maledetti corridoi. 
Buon lavoro a tutti (per chi può, ovviamente)

Tullio De Simone