CAMORRA: FU UCCISO PERCHÉ INSIDIAVA RAGAZZE CLAN, 3 ARRESTI
L'OMICIDIO 17 ANNI FA. VITTIMA FU TRUCIDATA SU UN MOTOSCAFO
(ANSA) - NAPOLI, 1 LUGLIO - Tre personaggi di spicco dell'ormai disarticolato clan camorristico dei Giuliano, attivo a Napoli nel rione Forcella, nel centro storico della città, sono stati arrestati dai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Napoli, con l'accusa di omicidio aggravato.
Nel corso di indagini coordinate dalla Direzione distrettuale
antimafia partenopea, i carabinieri hanno ricostruito il movente e le modalità dell'omicidio di Nicola Gatti, avvenuto il 30 agosto 1993. Gli investigatori hanno scoperto che l'uomo fu trucidato su un motoscafo al largo di Napoli poiché aveva intrattenuto relazioni sentimentali con due ragazze, all'epoca minorenni, figlie di personaggi di spicco del clan, sulle quali aveva invece avuto il compito di 'vigilare'.(ANSA).
ZA 01-LUGLIO-10 08:37
CAMORRA: PENTITO, CHIESERO OMICIDIO IN PRESENZA D'ALESSIO
V. 'CAMORRA: FU UCCISO PERCHE' INSIDIAVA...' DELLE 8.37
(ANSA) - NAPOLI, 1 LUGLIO - Secondo il boss pentito Luigi Giuliano, suo cognato Giuseppe Roberti, alla presenza del cantante Gigi D'Alessio, gli chiese di aiutarlo ad uccidere Nicola Gatti, l'uomo 'punito' per una relazione con le figlie dello stesso Roberti e di Erminia Celeste Giuliano. Con D'Alessio (totalmente estraneo all'inchiesta) l'ex capoclan collaborava infatti nella scrittura di alcune canzoni diventate poi famose.
A supporto della sua affermazione, il capoclan pentito ha
dichiarato a verbale: "Potete citare come testimoni Massimo Capasso (un diacono, ndr) ed anche Gigi D'Alessio che, artisticamente parlando, è nato in quell'ufficio".
Giuliano chiarisce anche perché, a suo avviso, il cognato
sbagliava a considerare la relazione tra Nicola e le figlie un
disonore: Roberti, infatti, aveva accettato in silenzio la
relazione tra la moglie Celeste ed il boss del Vasto Patrizio
Bosti. Questo il racconto di Giuliano: 'Roberti Giuseppe 'capa vacante' (testa vuota, ndr) venne da me e voleva che io mi occupassi di uccidere quel giovane, che, a suo dire, aveva disonorato sua figlia Gemma, nel senso che aveva indotto quest'ultima a prendere la droga. Io gli dissi: Peppino, lo sai che io mi sono inserito in un ambiente artistico, culturale; non è che non voglio farti il piacere, solo sto cercando di uscire da quell'ambiente malavitoso. Era infatti il periodo in cui io stavo scrivendo poesie, avevo contatti con i cantanti, e poi stavo cominciando a pensare di uscire da quel mondo malefico. E poi io pensai che, se aveva sbagliato il ragazzo, aveva sbagliato anche la moglie di capavacante, cioè mia sorella Celeste".
"Già nel 1984 - racconta Luigi Giuliano - mia sorella Celeste divenne l'amante di Bosti Patrizio; io lo venni a
sapere, ne parlai nella mia famiglia e tutti mi dissero che io
ero pazzo a dire una cosa del genere, che si trattava, da parte mia, di un'insinuazione calunniosa, perché non era possibile questo fatto. Celeste giurava che non era vero; ma poi il tempo mi ha dato ragione. In pratica io non mi fidavo né di lui né di mia sorella. Quanto a lui (Roberti, ndr), si trattava di un confidente dei carabinieri, poi faceva trovare le armi alla polizia, facendo arrestare gente innocente; poi si è fatto i miliardi. Insomma, quando vedevo lui e la moglie, cioè mia sorella, mi veniva voglia di fuggire, perché per me loro due erano la stessa cosa. Insomma, lui mi diceva che, a causa di quel ragazzo, era entrato il disonore a casa sua, ma io pensai che lui, l'onore, non lo aveva mai avuto, proprio a causa di quello che ora ho raccontato a proposito di sua moglie".
Alla domanda del pm sul periodo in cui Roberti gli fece
quella richiesta, Luigi Giuliano risponde: "Verso l'inizio
degli anni '90. Dico questo perché ricordo che lui venne
nell'ufficio che io avevo aperto in via Cesare Sersale, nella
zona di Forcella; in questo ufficio vi era attrezzatura musicale (chitarre, pianoforti, ecc.) e lì mi incontravo con i cantanti (tra cui Gigi D'Alessio), con Massimo Capasso (un diacono) e scrivevo canzoni. Potete citare come testimoni Massimo Capasso ed anche Gigi D'Alessio, che, artisticamente parlando, è nato in quell'ufficio".(ANSA).
YBY-TOR 01-LUGLIO-10 15:01
CAMORRA: GIGI D'ALESSIO NON PARTECIPÒ A INCONTRO CON BOSS
(V. 'CAMORRA: PENTITO, CHIESERO OMICIDIO...' DELLE 15.01)
(ANSA) - NAPOLI, 1 LUGLIO - Gigi D'Alessio non era presente al colloquio durante il quale fu chiesto al boss Luigi Giuliano di partecipare all'omicidio del 18enne Nicola Gatti. La testimonianza del cantante, sollecitata dallo stesso Giuliano ma non presa in considerazione dagli inquirenti della procura di Napoli, avrebbe potuto infatti riguardare la sola frequentazione di D'Alessio del locale dove sarebbe avvenuto il colloquio. È quanto si evince dalla lettura dell'ordinanza di custodia cautelare in cui è riportato la deposizione del pentito Giuliano.
"Dico questo - racconta Giuliano – perché ricordo che lui
venne nell'ufficio che io avevo aperto in via Cesare Sersale,
nella zona di Forcella; in questo ufficio vi era attrezzatura
musicale (chitarre, pianoforti, ecc.) e lì mi incontravo con i
cantanti (tra cui Gigi D'Alessio), con Massimo Capasso (un
diacono) e scrivevo canzoni. Potete citare come testimoni
Massimo Capasso ed anche Gigi D'Alessio, che, artisticamente parlando, è nato in quell'ufficio". Dalla lettura degli atti si deduce pertanto che D'Alessio non fu presente all'incontro bensì, secondo il pentito, avrebbe frequentato il locale per la sua attività musicale.(ANSA).
YBY-LN 01-LUGLIO-10 19:53
CAMORRA: ERRATA RICOSTRUZIONE PRESENZA D'ALESSIO DA BOSS
(ANSA) - NAPOLI, 1 LUGLIO - La ricostruzione fatta dall'Ansa e relativa a una ipotetica presenza di Gigi D'Alessio al colloquio in cui si sarebbe parlato dell'uccisione di un giovane non risponde alla verità. Il cantante come si evince dalla lettura degli atti dell'inchiesta, non ha infatti partecipato all'incontro tra l'ex boss Luigi Giuliano e il cognato di quest'ultimo Giuseppe Roberti. Secondo quanto emerge dal verbale di interrogatorio del pentito Giuliano, D'Alessio avrebbe potuto soltanto parlare della sua frequentazione per motivi di carattere artistico del locale dove poi si sarebbe verificato il colloquio. Tuttavia tale circostanza è stata ritenuta del tutto irrilevante ai fini dell'indagine dai magistrati della Dda di Napoli, che pertanto hanno deciso di non interrogarlo. (ANSA).
ZA 01-LUGLIO-10 20:59 |