Un libretto che valo oro

Caro direttore ,
ti giro una mail diffusa da Corrado Giustiniani, consigliere della Fnsi, su un accordo poco pubblicizzato tra la Federazione editori e la Federazione della stampa relativo alla distribuzione delle copie del contratto di lavoro. È una notizia che credo i giornalisti debbano conoscere

Marcello Lottara

A Giustiniani ha replicato Marcello Zinola, redattore del Secolo XIX, consigliere della Fnsi e segretario di Stampa ligure, con una lettera indirizzata al sito della corrente sindacale Senza bavaglio.
Insieme ai testi di Giustiniani e Zinola pubblichiamo la controreplica del leader di Senza bavaglio, Massimo Alberizzi, inviato del Corriere della sera e consigliere della Fnsi

LIBRETTO DEL CONTRATTO

Il regalo degli editori alla Fnsi

È un libretto che vale oro. Per ogni copia del nuovo contratto di lavoro dei giornalisti, da distribuire ai dipendenti, la Federazione degli editori verserà ben 83 euro alla Fnsi, il sindacato dei giornalisti, che ha curato la produzione e la stampa di quell'opuscolo dalla copertina verde e dalle dimensioni più minute di un quaderno, ispessito da 186 paginette. Costo unitario di produzione, secondo il preventivo di una tipografia alla quale ci siamo rivolti, dai 40 ai 60-70 centesimi, a seconda della tiratura. Una forma di finanziamento degli editori alla Federazione nazionale della stampa che lascia perplessi, per non dire di peggio. 
Ma Alessandro Brignone, direttore generale della Fieg, si è raccomandato che l'operazione vada in porto, in una lettera datata 27 aprile 2010, inviata a tutte le aziende iscritte. “Si ritiene opportuno segnalare – precisa infatti il direttore della Fieg – che, in sede di stipula della nuova disciplina contrattuale, sono state perfezionate le intese di massima e le modalità di attuazione della 'quota di servizio' a carico delle aziende editrici a favore della Federazione nazionale della stampa Italiana”. In particolare, continua Brignone, “è stato previsto che le aziende acquisteranno al prezzo di euro 83,00 cadauno tanti volumi del contratto di lavoro quanti sono i giornalisti professionisti dipendenti da ciascuna di esse alla data del 26 marzo 2009. Il volume sarà poi distribuito dalle aziende a tutti i giornalisti”.
Facciamo un po' di conti. Secondo l'ultimo Rapporto Fieg, intitolato La Stampa in Italia 2007-2009, i giornalisti professionisti alle dipendenze di quotidiani, periodici e agenzie iscritte alla Fieg erano stimati l'anno scorso in 10.700 unità. Se davvero a tutti costoro le aziende distribuiranno il contratto, rispondendo in modo compatto alla circolare della Fieg, alla Fnsi giungerebbe un finanziamento, al netto dei costi di stampa, di circa 880 mila euro. A Franco Siddi, segretario nazionale della Fnsi, ho chiesto conferma dell'intesa e se altri soldi arriveranno anche dalla Rai.
Ho voluto farlo nel modo più trasparente che potessi immaginare: dal palco del Consiglio nazionale della Fnsi, svoltosi a Roma il 17 giugno scorso. “Niente di straordinario, niente di sconvolgente – ha risposto il segretario della Federazione della stampa – Quello è un prezzo convenzionale, risultato di un obbligo sociale che esiste da 50 anni. Con la Rai c'è una convenzione diversa, che porterà risorse non appena il testo per loro sarà pronto”.
Ma il fatto che vi siano dei precedenti, peraltro fino ad oggi ignoto a 99 giornalisti su cento, non sposta certo la gravità del problema, anche perché stavolta il finanziamento Fieg è stato eccezionale: circa 150 volte il costo effettivo del libretto. E, considerato che i giornalisti Rai ai quali verrebbe distribuito il contratto sono almeno 1.500, con i soldi dell'azienda pubblica, e dunque di tutti i cittadini, l'elargizione potrebbe arrivare attorno al milione di euro. Non male, visto che il bilancio 2009 della Fnsi ha chiuso con un disavanzo di 203 mila euro. Malissimo per chi crede fermamente che le aziende non possano finanziare il sindacato e che l'autonomia sia un bene inalienabile. Cosa diremmo se scoprissimo che la Confindustria elargisce fondi alla Cgil, o la Federmeccanica alla Fiom?
Mi auguro che, su questo tema di gravità inaudita, si possa aprire un dibattito nella categoria. Dibattito che è del tutto mancato al Consiglio Nazionale del 17 giugno.

Corrado Giustiniani

LIBRETTO DEL CONTRATTO
Giustiniani ha sbagliato tono
di Marcello Zinola (zinola@ilsecoloxix.it)


Cari amici per me il dissenso è sacro. Punto.
Ma la superficialità no. La storia che tanto scandalizza Giustiniani è vecchia di qualche decennio: è sempre stato così per i contratti di lavoro da stampare e distribuire, con le aziende che non sono poi così contente di farlo. Quindi un ottimo cronista e valente polemista e critico come Giustiniani dovrebbe saperlo. Perché non è ignoto al 99 per cento dei giornalisti.
Non mi è piaciuto il tono però del suo intervento: io non ho “preso” un euro, lo stesso credo valga per tutti gli altri. La sottile “ironia” sul prezzolamento è puramente gratuita e di basso profilo e non rende merito alla battaglia critica (che non condivido, ma rispetto) di Giustiniani sul contratto. Mi dispiace, ma lo stile di questo intervento è davvero uno scivolone. Se poi l’obiettivo è quello di sollevare un po’ di polveroni nei giorni in cui sedicenti vergini della battaglia antibavaglio e censure “ripensano” lo sciopero dell’8 e del 9 o, peggio, di lanciare un po’ di guano nel ventilatore allora proprio non ci siamo.
Diciamoci pure di tutto in senso sindacale e politico, ma l’abile incedere dello scritto che lascia spazio al retropensiero “contratto-libretto-venduti e via dicendo” era ampiamente evitabile. A meno che non si sia trattato di un colpo di calore stagionale. In tal caso tutto è comprensibile. Saluti cari 
Marcello Zinola
LIBRETTO DEL CONTRATTO
Ma la trasparenza è fondamentale
e in questo caso è mancata

Caro Marcello,
qui il problema si riduce a questo: è eticamente corretto che il sindacato riceva dalla controparte (cioè gli editori) un finanziamento così importante? È su questo punto che si deve rispondere. Francamente non credo che né tu, né gli altri dirigenti della Fnsi (anche quelli con cui mi divide tutto) abbiano intascato (o intascheranno) un centesimo di quei soldi. Ma il punto non è questo. È secondo me assai diverso. Attenzione, non sto neppure dando un giudizio di merito. Sappiamo tutti che il sindacato sta affogando nelle spese e ha bisogno di soldi. Meglio sarebbe che tutto fosse però trasparente e tutto venisse trattato con lealtà.
Allo scorso Consiglio Nazionale Franco Siddi si è irritato con me quando ho chiesto come mai il sindacato in bilancio denunci oltre 25 mila iscritti mentre alla Federazione Internazionale dei Giornalisti (IFJ) ne denunci 12.009. La risposta del Segretario Generale è stata: "Tu mi insulti". Allora, uno dei due dati è falso, non capisco perché invece di dare una spiegazione ha attaccato, lui sì, insultandomi.
Vedi, Marcello, c'è un'altra cosa che mi sta a cuore: l'omogeneità di un processo elettorale è fondamentale per definirne la democraticità. Il processo elettorale che porta all'elezione dei delegati al Congresso della Fnsi non è assolutamente omogeneo. Ogni regione fa quello che vuole. Almeno fino alle scorse elezioni. Un esempio? In Lombardia le firme per presentare una lista si raccoglievano anche via fax, in Emilia Romagna rigorosamente di pugno. Non solo in alcune regioni imponevano moduli sui quali raccogliere le firme, il Veneto ha votato un bel po' di giorni prima, in alcune regioni hanno consegnato gli elenchi degli iscritti a chi, come noi di Senza Bavaglio, aveva intenzione di presentare una lista per permetter loro di fare campagna elettorale, in altre li hanno negati.
Quando abbiamo protestato ci hanno risposto che essendo la Fnsi una federazione ogni regione poteva fare quello che voleva. Una risposta francamente stupefacente giacché l'omogeneità di un processo elettorale, come spiegano i manuali di diritto, è una delle condizioni per definire un'elezione democratica. Allora io mi domando: in quella risposta c'è malafede o ignoranza?
E così il libretto del contratto. Io non dico che non si debba accettare un milione di euro, ma se si accetta pubblicamente è un conto, in segreto (o perlomeno senza pubblicizzare la dazione) è un altro.
Mi sorprendo che tu non te ne renda conto. Non credo che Corrado Giustiniani avrebbe scritto la sua denuncia se il 90 per cento dei giornalisti avesse saputo degli accordi di compra vendita del libretto.
La trasparenza è fondamentale e purtroppo il nostro sindacato spesso se la scorda. Ciao Marcello
Massimo Alberizzi
 
Corrado Giustiniani
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Massimo Alberizzi
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