Ma non saranno troppi cinque vice direttori al Tg1? È vero che il direttore Augusto Minzolini è sempre lì impegnato a dare un colpo al cerchio e uno al cerchio, ma tutti quei vice (Andrea Giubilo, Fabrizio Ferragni, Claudio Fico, Susanna Petruni, Gennaro Sangiuliano per gli amici Genny) non finiranno per creare solo confusione e un diffuso esercizio di scaricabarile?
Sbagliato: il pluralismo è il sale della democrazia, e allora facciamo pressioni perché i vice diventino dieci o venti, ognuno con un incarico specifico. Ad esempio ad uno di loro potrebbe essere assegnato come compito il controllo di quello che si dice ogni giorno a svariati milioni di italiani (peraltro in vistosa diminuzione), ad un altro la verifica dei nomi degli intervistati.
Il 3 maggio il Tg1 delle 13,30 ha un servizio da Milano, auditorium della Regione Lombardia, sulla “Giornata nazionale della memoria, in ricordo dei giornalisti uccisi per mafie e terrorismo”, in concomitanza con la giornata internazionale dell'Onu sulla libertà d'informazione.
La manifestazione si svolge a trenta anni dall’assassinio di Walter Tobagi, cronista del Corriere della Sera colpito a morte il 28 maggio 1980 dai terroristi. Interviene la figlia Benedetta, (che all’epoca aveva tre anni), anch’ella giornalista e autrice di “Come mi batte forte il tuo
cuore” dedicato al padre, intervengono altri cronisti che vivono sotto scorta perché minacciati di morte per quello che raccontano. C’è Lirio Abbate, ex Ansa Palermo ora all’Espresso. E c’è Rosaria Capacchione del Mattino, che non ha feeling con gli scagnozzi di Francesco Schiavone detto Sandokan, capo dei Casalesi. Ma che non ha feeling nemmeno con i colleghi del Tg1: per tutto il tempo dell’intervista in sovrimpressione appare Rosaria Capocchione. Ben vengano quindi queste manifestazioni. Per non dimenticare. Per non dimenticarli. Per non dimenticare i nomi e cognomi.
|