Ma ne vogliamo parlare? Ancora? Si, però poi basta. È vero che i tormentoni fanno parte del lavoro rituale dei cronisti, che una volta trovato il filone cercano di prosciugarlo fino all’ultima goccia. La notizia del giorno è certamente il ferimento del tifoso del Napoli e la trattativa Genny la Carogna-Angelino Alfano con tutte le sue appendici. I giornalisti, napoletani e non solo, hanno scandagliato tutto il possibile per tirar fuori la notizia scoop. Lo fa anche il Corriere del Mezzogiorno di Antonio Sherlock Polito, che tra una pipata e l’altra coordina le operazioni. E Titti Beneduce il 6 maggio pubblica un Primo Piano presentandoci uno sfiziosissimo scenario del tifo ultras partenopeo.
Per disegnare il profilo di Gennaro (Genny) De Tommaso attinge, la Beneduce, ai verbali di interrogatorio di Emiliano Zapata Misso, nipote del boss Giuseppe Misso detto ‘o nasone e un tempo padrone della Sanità. “‘A carogna traffica in marijuana”, dice Zapata (da non confondersi con l’omonimo guerrigliero e con il meno noto Duvàn Zapata, attaccante colombiano arrivato quest’anno al Napoli), e racconta che i calciatori del Napoli hanno avuto frequentazioni con Antonio, figlio di Salvatore Lo Russo, boss di Secondigliano appartenente alla famiglia dei capitoni e attualmente collaboratore di giustizia. E Ezequiel Lavezzi giocava alla play station col piccolo capitone. E Fabiano Santacroce, ex del Napoli ora al Padova, portava a casa dei camorristi le magliette autografate. Niente di originale, diciamolo: chi non ricorda Diego Maradona nella vasca da bagno a forma di conchiglia in compagnia di Luigi Giuliano, ‘o rre di Forcella, e dei suoi fratelli.
Ma è acqua passata, ragazzate. Non ne parliamo più, pare abbia detto il direttore Polito tra i cerchi della pipa. Tutto ciò fa parte del passato. E il segnale arriva dal titolone del reportage di Beneduce: E il pentitò parlò di Genny/Così importa marijuana. Pentitò, passato remoto. Intestazione autonoma dell’aggettivo qualificativo, direbbe Totò. |