 |
Giudici rapidi
e Fillea lenta |
 |
CON RAPIDITÀ APPREZZABILE la sezione lavoro della Corte d’appello di Napoli ha depositato le motivazioni della sentenza che restituisce al suo lavoro il sindacalista degli edili partenopei della Cgil Ciro Crescentini. In quattordici pagine il collegio (presidente Ugo Vitiello, giudici a latere la relatrice Maria Rosaria Rispoli e Giovanna Guarino) ribalta la sentenza di primo grado firmata il 27 febbraio del 2009 da Maria Rosaria Lombardi. |
Attraverso l’esame dettagliato degli articoli dello statuto della Fillea (unico per i vari livelli territoriali) e delle norme relative ai bilanci, i giudici chiariscono che la titolarità in giudizio è della Fillea nazionale, mentre viene esclusa la Fillea provinciale “della quale non risulta provata l’autonomia patrimoniale e organizzativa necessaria per poter essere |

Ciro Crescenini e Giovanni Sannino |
|
considerata un autonomo centro di interessi dotato di separata soggettività giuridica”. Il passaggio successivo riguarda le motivazioni del licenziamento che non sono mai state chiarite e che certo non sono presenti nella lettera di licenziamento, ma che, secondo la Fillea provinciale, emergerebbero dalle lettere che si scambiano nel 2009 Crescentini e Giovanni Sannino, allora segretario provinciale e oggi regionale degli edili Cgil.
“Nel caso in esame, - scrive il giudice – non c’è una motivazione (del licenziamento, ndr) sinteticamente espressa
ma è del tutto mancante; né il riferimento alla pregressa corrispondenza epistolare, intercorsa tra il Crescentini e il Sannino, tenuto conto della copiosità e soprattutto dell’andamento altalenante della stessa, offre elementi univoci in ordine all’individuazione delle ragioni di incompatibilità per la permanenza del Crescentini medesimo nella posizione occupata, motivo per cui era stato irrogato il licenziamento”. E la Rispoli continua: “deve pertanto ritenersi che il datore di lavoro non abbia ottemperato all’obbligo su di lui incombente di
|

Giuseppe Marziale e Walter Schiavella (*)
|
motivazione del licenziamento”.
Il quadro quindi viene delineato in maniera chiara: l'argomentazione centrale alla base della decisione della Corte d'appello è la mancata specificazione dei motivi di licenziamento che erano stati chiesti dal lavoratore. Ma per completezza nella parte finale della sentenza viene aggiunto un altro elemento molto importante: nella
|
|
vicenda i giudici non ravvisano la giusta causa ideologica in quanto non emerge dal comportamento del sindacalista licenziato un contrasto con la linea ideologica, con i valori e con i fini istituzionali del sindacato, ma soltanto un contrasto con l’allora segretario della categoria.
Inevitabile quindi la condanna della Fillea nazionale a “reintegrare Crescentini nel precedente posto di lavoro o in mansioni equivalenti”, al pagamento degli stipendi e dei contributi previdenziali maturati dalla data del licenziamento e al pagamento delle spese legali per i due gradi di giudizio liquidate in 5700 euro.
Le motivazioni sono state depositate il primo febbraio; la sentenza è del 14 dicembre; la notifica, inviata dall’avvocato Giuseppe Marziale che con Patrizia Totaro assiste Crescentini, è stata consegnata il 10 gennaio a Walter Schiavella, dal settembre 2008 segretario nazionale della Fillea; il 13 gennaio Crescentini ha scritto una lettera a Susanna Camusso, dal novembre scorso al vertice nazionale della Cgil.
Rapidi i magistrati della Corte d’appello, non altrettanto veloci i vertici nazionali di Fillea e Cgil. Susanna Camusso ha ricevuto la lettera del
|
sindacalista licenziato e l’ha girata al segretario nazionale di organizzazione Enrico Panini per arrivare rapidamente a una soluzione e soltanto nella seconda metà di gennaio l’avvocato Antonio Valori, per conto della Fillea nazionale, ha contattato i legali che assistono Crescentini. Intanto il due febbraio, per rispondere alle richieste di |

Susanna Camusso (**) e Patrizia Totaro |
|
chiarimenti sul ritardo nell’applicazione della sentenza, il segretario della Fillea nazionale ha diffuso un comunicato. Nella nota ribadisce le perplessità sulla sentenza e ripete che “sarà comunque opportuno attendere le motivazioni della sentenza (che è già stata depositata il primo febbraio, ndr) per valutare i termini dell’ordine di reintegrazione, sia i margini di un eventuale ricorso in Cassazione”. E conclude che “ha già dato mandato ai propri legali per definire immediatamente con i legali di Crescentini le modalità esecutive della sentenza”. Resta ora da capire che cosa significa per la Fillea, e per la Cgil, l'avverbio "immediatamente". |
(*) Da www.adnkronos.com
(**) Da www.qn.quotidiano.net |