Bocciati alla prova scritta:
Italia 20%, Campania 36%

SONO 648 i praticanti ammessi agli esami orali per diventare giornalista professionista, che inizieranno il 15 gennaio nella sede dell’Ordine nazionale, al Lungotevere de’ Cenci a Roma. Alla prova scritta, tenuta il 31 ottobre all’hotel Ergife, si sono presentati 822 candidati (le domande erano state 845) e 816 hanno consegnato il compito; tra questi, due praticanti hanno inserito nella busta fogli bianchi.
In totale i bocciati sono stati poco più del 20 per cento; il dato è radicalmente diverso se si prende in esame la sola Campania, che non poteva non realizzare l’ennesimo exploit: 25 bocciati su 69 candidati: più del 36 per cento. Tra gli

ammessi agli orali il migliore dei campani, con il voto di 50,6, è stato Angelo Vaccariello, trentuno anni, natali sanniti, residenza nell’irpina Cervinara, dal dicembre 2005 al Denaro. Tre le commissioni che hanno valutato i candidati, con presidente il giudice


Paolo Graldi e Enzo Iacopino

Girolamo  Lanzellotto, segretario il giornalista Vincenzo Lucrezi e trentanove commissari, con nove magistrati e trenta giornalisti professionisti, di cui due indicati dall’Ordine campano: il pensionato Domenico Pessetti e il capo servizio del Mattino Elio Scribani.
“A livello nazionale – dice uno dei commissari – è in aumento la percentuale dei bocciati ed è un dato allarmante perché rispetto a qualche anno fa, a causa del proliferare delle scuole di giornalismo, è molto cresciuta la percentuale dei laureati. Intanto diminuisce drasticamente il numero dei candidati che arrivano dai giornali. Due i motivi: gli studenti delle scuole e la marea di praticanti d’ufficio riconosciuti dagli Ordini regionali in realtà extra editoriali. Ci troviamo spesso di fronte a persone che non conoscono l’abc del giornalismo e della lingua italiana, con errori a ripetizione di grammatica e di ortografia. In questa sessione la prova di cronaca nera consisteva nella riscrittura di lanci Ansa su una rapina, con un morto e tre feriti, di cui uno grave. C’è stato chi ha piazzato in coda la notizia del morto, altri l’hanno semplicemente dimenticata e qualcuno ha scritto: 'Il bandito si era rifuggiato (con due g) in una casa nei pressi della sparatoria'. Sono praticanti che non hanno mai lavorato in un giornale, ma evidentemente non l’hanno mai neanche letto”.
Sul lavoro svolto dalle scuole il segretario dell’Ordine nazionale Enzo Iacopino invita a distinguere: “Ci sono scuole che lavorano molto bene, altre bene, altre ancora meno bene. Prendiamo il caso Luiss, l’università romana di Confindustria diretta fino alla scorsa estate da Ugo Apollonio e ora guidata


Lucio D'Alessandro e Paolo Mieli

dal presidente Paolo Graldi, dal direttore Massimo Baldini e dal condirettore Roberto Cotroneo. In questa sessione la Luiss ha fatto strike: ha presentato trentanove candidati e tutti sono stati ammessi alla prova orale”.
Come quasi sempre

accade, la realtà napoletana è diversa: la scuola di giornalismo del Suor Orsola Benincasa diretta, soltanto sulla carta, da Paolo Mieli e guidata dal preside Lucio D’Alessandro ha schierato ventiquattro candidati, ma sei (il 25 per cento), e tra questi cognomi illustri del giornalismo partenopeo, dovranno ripetere gli esami scritti.
L’occasione si presenterà subito perché il consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti ha deciso di tenere tra un mese una nuova sessione, fissando la prova scritta per il 12 febbraio alle 10,30 all’hotel Ergife, mentre il termine per presentare le domande scade il 14 gennaio.   
“Quest’anno – annuncia a Iustitia Enzo Iacopino – ci saranno cinque sessioni d’esame e già dalla seconda, che si terrà ad aprile, spero che i candidati potranno utilizzare il computer. L’obiettivo, per noi giornalisti che denunciamo i concorsi bestiame dell’apparato pubblico con migliaia di candidati, è di eliminare la vergogna dell’ammucchiata di oltre ottocento aspiranti professionisti rinchiusi in un capannone. Puntiamo a sessioni cui partecipino non più di 250-300 candidati”.