Primatista
di direzioni

Iustitia rimette in rete la biografia di Mario Orfeo già pubblicata nel giugno del 2002,quando venne scelto per guidare il Mattino, e nel luglio del 2009 quando fu nominato all’unanimità direttore del Tg2.
Negli ultimi quindici anni Orfeo ha inanellato una serie straordinaria di direzioni: nel marzo del 2011 è al vertice del Messaggero, l’ammiraglia del gruppo Caltagirone; nel novembre del 2012 approda al comando del Tg1; dal giugno 2017 al luglio 2018 è direttore generale della Rai (il presidente del consiglio è Paolo Gentiloni); nel maggio 2020 viene nominato numero uno del Tg3, diventando così l’unico giornalista che ha diretto i tre tg della Rai; nel novembre del 2021 è spostato alla direzione del settore Approfondimenti; nel giugno del 2022 torna a guidare il Tg3 fino all'otto ottobre quando pubblica l'editoriale di esordio su Repubblica
Gli esordi
Nell'ottobre dell'83, al corso Vittorio Emanuele II, a pochi passi dal Pontano, il liceo dei gesuiti frequentato dalla Napoli bene, c'è la redazione del quotidiano Napolinotte. Il direttore è Gino Grassi, buon amico dello zio di Orfeo, il senatore dc Ludovico Greco, ex vice direttore del Roma (uno dei consiglieri comunali che nel settembre del '61 abbandonarono Achille Lauro e il partito monarchico per passare alla Democrazia cristiana e furono bollati dal direttore del Roma Alberto Giovannini con un fondo memorabile: 'I puttani'). Greco presenta il nipote diciassettenne a Grassi che lo affida ad Antonio Sasso, responsabile delle pagine sportive. Sasso nel febbraio 1985 si imbarca con Orazio Mazzoni nell'avventura del Giornale di Napoli tirandosi dietro Orfeo, al quale bastano tre mesi da abusivo per diventare il capo dello sport, scavalcando colleghi più anziani come Gianfranco Lucariello; poco dopo arriverà anche il contratto di praticante. Alla metà

degli anni ottanta Paolo Cirino Pomicino, potente presidente della commissione Bilancio della Camera, lancia l'operazione Itinerario, un mensile gonfio della pubblicità di grandi aziende pubbliche e private. Affida la direzione a un giovane neanche trentenne, Antonio Galdo, con il compito di coinvolgere a vario titolo

Gino Grassi
nella fattura del periodico tutti i giornalisti che occupano posizioni di rilievo nei media napoletani. Per i soldi non c'è problema, dalle inserzioni arrivano ogni anno centinaia di milioni di lire. Galdo ha un amico con il quale ha condiviso la carriera scolastica, Gigi Orfeo, ora primario di pediatria a Benevento e fratello di Mario che viene subito chiamato a collaborare al mensile fino a curare la macchina del giornale. Del resto editore e direttore non possono non apprezzarne l'affidabilità, lo stakanovismo e la scioltezza sul lavoro. Per di più i rapporti con Pomicino sono ottimi anche per i legami familiari di Orfeo: suo cugino, il professore universitario Vincenzo Maria Greco, figlio di Ludovico (cugina di Orfeo è anche l'inviata della Rai Marisa Figurato), è uno dei collaboratori più stretti di Pomicino sulle vicende della ricostruzione post terremoto, un'attività che gli ha procurato molti problemi sul versante giudiziario.

Lo sport
La passione per lo sport lo spinge a entrare in un giornale (è tifosissimo del Milan, ma non c'è ancora Berlusconi); da cronista sportivo firma il primo servizio da inviato, spedito a Montecarlo dal Giornale di Napoli, diretto da Giulio Mazzocchi, per seguire il match mondiale di Patrizio Oliva (farà la trasferta insieme all'inviato dell'agenzia Rotopress Toni Iavarone, ora capo dei servizi sportivi del Mattino); lo sport gli apre le porte di Repubblica.
Nei primi mesi del '90, due giornalisti sportivi, Franco Recanatesi e il suo vice Antonio Corbo, costruiscono la redazione napoletana di Repubblica che esordirà il 18 aprile. Per lo sport sono in corsa Orfeo e Francesco De Luca del Corriere dello sport. Prevale Orfeo, che in breve tempo viene promosso vice capo servizio e diventa uno dei fedelissimi di Recanatesi, che anche nelle partite di calcio lo schiera al suo fianco a centrocampo, insieme al mediano incontrista, oltre che inviato Emilio Piervincenzi, e lo convoca nella nazionale dei giornalisti. Intanto nei
Giulio Mazzocchi

primi anni di Repubblica rimane stretto il rapporto con Pomicino, che quando telefona a piazza dei Martiri spesso parla prima con Orfeo e poi con Recanatesi. E a quel periodo, giugno del '92, risale l'unica esperienza sindacale. I giornalisti campani sono chiamati a votare per eleggere i delegati al congresso della Federazione della stampa

che si tiene in Puglia, a Pugnochiuso. Contro lo 'zuppone', l'accordo spartitorio tra le correnti di centro destra (guidata da Giacomo Lombardi e Gianni Ambrosino) e centro sinistra (capeggiata da Ermanno Corsi e Giuseppe Calise), viene messa in campo una lista di giovani ('Autonomia e professionalità'), organizzata da Francesco Romanetti e Carlo Verna, che conquista due delegati: Mario Orfeo e Enzo La Penna, cronista di giudiziaria dell'Ansa.

Roma
Nell'autunno del '93 un colpo di fortuna. Dopo otto anni di direzione Nonno, da agosto Sergio Zavoli è il nuovo direttore del Mattino e sta selezionando una task force per inserire uomini nuovi nei punti strategici del giornale profondamente coinvolto nella difesa dei politici protagonisti di Tangentopoli. Della squadra dovrebbero far parte, tra gli altri, con Orfeo, Antonio Sasso, Roberto Ormanni, Fulvio Bufi e Lello Fabiani. L'operazione salta e tre mesi più tardi Orfeo si trasferisce a Roma, alla redazione centrale di Repubblica, con l'incarico di numero due dello sport, settore guidato da Beppe Smorto. Tre anni dopo esce dalla gabbia dello sport, grazie al direttore Ezio Mauro, che ne intuisce le qualità e gli affida la responsabilità degli interni. Viene poi spostato all'ufficio centrale. Dal due gennaio 2000 fa il suo esordio nella gerenza del giornale come vice redattore capo per essere promosso redattore capo centrale il 2 maggio 2001. A Repubblica c'è chi ne marca il ruolo di cerbero duro con i colleghi e chi ne sottolinea l'equilibrio e la grande capacità di lavoro. Mauro ad esempio più volte nelle riunioni di redazione mostrava di apprezzare molto chi alle nove aveva già letto tutti i giornali e andava avanti senza flessioni fino alla chiusura del giornale, tanto da farne, insieme a Gregorio Botta, il suo uomo di fiducia per la cucina del giornale. Dopo l'annuncio del suo passaggio al Mattino, sul suo redattore capo centrale Mauro preferisce però non rilasciare

dichiarazioni, così come i suoi vice. Di certo la vita di Orfeo, anche affettiva (la sua compagna lavora nel settore amministrazione di Repubblica), è finora stata spesa tra le pareti di un giornale. Pochi gli interessi all'esterno. Anche il calcio è stato messo da parte, mentre pochi mesi fa ha esordito come attore, perché il suo amico

Franco Recanatesi

Antonio Albanese gli ha affidato la parte del prete nel suo ultimo film, 'Il nostro matrimonio è in crisi'.
Fino a quando non prenderà possesso della poltrona più importante di via Chiatamone Orfeo ha deciso di non parlare del Mattino e dei giornali e dice che i virgolettati comparsi sui quotidiani napoletani sono apocrifi. Preferisce discutere di cure dimagranti come quella che gli ha dato il dietologo Giorgio Calabrese, grazie alla quale ha perso quattordici chili nutrendosi solo di carne bianca, frutta e zuppe di funghi.