I misteri di
Cacciapuoti

LA VICENDA DELLA Banca Popolare del Meridione (con otto milioni di euro spariti e la fuga del promotore della banca Raffaele Cacciapuoti) è stato il giallo più intrigante dell’estate napoletana e, con la ripresa a pieno regime di tutte le attività,  riserverà altre sorprese.
Il 2 agosto il Mattino pubblica un servizio di Carla Di Napoli con la notizia del buco del nascente istituto di credito, che ha raccolto denaro da ottocento

risparmiatori, ed è un buco che presenta una serie di aspetti singolari o misteriosi.
Il primo. Napoli, che pure vanta una tradizione di truffe con risparmi che si volatilizzano, non cattura questa volta un’attenzione approfondita sui media nazionali. Il secondo. Le


Raffaele Cacciapuoti e Giorgio Gradogna

indagini della Procura della Repubblica, coordinate dall’aggiunto Fausto Zuccarelli e dal sostituto Francesco Raffaele, camminano con passo misurato, molto misurato e, per qualcuno dei risparmiatori, troppo misurato. "Cacciapuoti - fa notare una delle vittime della truffa - dialoga attraverso skype, facebook e persino con le mail. Eppure sembra che la Procura ancora non sappia dove si trova".
Il terzo punto. Anche il livello di attenzione e il rigore dei controlli messi in campo da Bankitalia non appare adeguato alla gravità della situazione.
Il quarto riguarda le scelte di comunicazione di Cacciapuoti che nell’ultima decade di luglio scompare; c’è chi dice che sia a Napoli, chi ipotizza sia nascosto in Ucraina, chi parla di fuga in Sud America, per la precisione in Colombia, dove da qualche anno ha avviato una serie di attività imprenditoriali il giornalista Giorgio Gradogna, ex direttore del quotidiano Napolipiù, che nella banca di Cacciapuoti ha un doppio ruolo: ha versato venticinquemila euro ed è stato il responsabile comunicazione dell’istituto di credito. La procura non lo trova, ma i giornalisti riescono a contattarlo.
Il 4 agosto è in edicola la prima intervista all’inafferrabile Cacciapuoti: lo scoop è del Denaro, il quotidiano regionale edito e diretto da Alfonso Ruffo, e la firma dell'intervista è della redattrice Silvia Miller, figlia di Arcibaldo Miller, magistrato in ottimi rapporti con Ruffo, che dal giugno 2005 ricopre l’incarico di capo degli ispettori del ministero della Giustizia ed è da alcuni


Silvia Miller e Fausto Zuccarelli

mesi all’attenzione dei media nazionali per aver partecipato nel settembre dello scorso anno a una cena a casa a uno dei coordinatori del Pdl, Denis Verdini, insieme a Marcello Dell’Utri, a Flavio Carboni, e altri personaggi, alcuni dei quali coinvolti nelle

indagini sulla cosiddetta P3. Cacciapuoti, dicevamo, vuole parlare e non sceglie il quotidiano più venduto a Napoli, Il Mattino, non sceglie le pagine campane di Repubblica o il Corriere del Mezzogiorno, ma si rivolge al quotidiano che occupa l’ultimo gradino per copie vendute. Perché?
E ancora. Cacciapuoti è già stato intervistato da un redattore del Den, la rivista mensile del Denaro, che gli ha dedicato una cover story, ma viene intervistato dall’ultima assunta della pattuglia di Ruffo, Silvia Miller. Perché? 
Dopo la pausa d’agosto il Denaro torna alla carica e il 7 settembre ha in pagina un nuovo servizio di Silvia Miller che dà notizia di una mail inviata da Cacciapuoti “ai principali quotidiani napoletani”. (E sarebbe interessante sapere quali sono “i principali quotidiani napoletani” per recuperare traccia della mail.) La giornalista aggiunge poi un passaggio davvero singolare: con la mail il fuggiasco Cacciapuoti, che ha lasciato dietro di sé un buco da otto milioni di euro, chiede ai giornali “il silenzio stampa”. E qui c’è da porsi un’ultima domanda: è singolare la richiesta del fuggiasco o è singolare pubblicare la richiesta senza nessun commento?