Il tramonto di Roberto

Cosa siamo su questa terra? Siamo polvere. Ricordate i tempi, neanche tanto remoti, in cui le giornate erano cadenzate e caratterizzate dall'esternazione quotidiana di Roberto? Bastava il nome, senza neanche pronunciare il cognome. Roberto aveva parlato. Si, Roberto che sta a New York, no l'hanno visto a un festival a Caracas, macché è intervenuto a un convegno a Oslo.
Roberto era dappertutto e da nessuna parte. Però parlava, il Vate, e gli intellettuali si affannavano a decifrare l'oracolo 3.0. Superfluo tirarla per le lunghe e dire Roberto Saviano. Bastava Roberto. Come per il confetto Falqui basta la parola. Poi, sapete come va il mondo e la gloria effimera. Aveva ragione allora Oscar Wilde che rifletteva "C’è una sola cosa al mondo peggiore di essere sulla bocca di tutti, ed è di non essere sulla bocca di nessuno".
Roberto è stato a Napoli, ce lo riferisce il 10 dicembre Piero Rossano sul Corriere del Mezzogiorno, per la presentazione del suo ultimo libro Bacio feroce, e ne ha approfittato per lanciare l'ennesima stoccata al sindaco Luigi De Magistris, accusato di occultare le emergenze criminali della città: Saviano: silenzio sulle stese / è la vittoria di De Magistris.
Nel suo articolo di apertura di pagina 9 Rossano nomina un paio di volte lo scrittore invisibile ma ovunque presente, e lo chiama sempre Antonio Saviano. Lapsus, segno dei tempi, Rossano pensava a qualche suo amico che si chiama Antonio? Una volta bastava il nome. Una volta. Adesso qualcosa è cambiato, c'è il nuovo che avanza. Una volta, come diceva un po' smorfiosetta Audrey Hepburn ‘Se mi soffio il naso, lo scrivono in tutto il mondo’. Adesso, per il povero Antonio - Roberto, non basterebbe una polmonite.

Puccio Gamma

 
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