Ordine, sul bilancio
unanimità 'immobile'

CHI È CONTRARIO alzi la mano”, e la platea rimane immobile; “chi si astiene alzi la mano”, e in sala non si sposta un muscolo; “chi è favorevole non si muova”, e nessuno si muove: così, con la paralisi dei presenti, in larga maggioranza pubblicisti e pensionati, ligi alle indicazioni del presidente

dell’Ordine dei giornalisti della Campania Ottavio Lucarelli, il 7 aprile all’hotel Alabardieri sono stati approvati “all’unanimità” i bilanci dell’Ordine, il consuntivo 2009 e il preventivo 2010.
Persino l’unico oppositore presente nel consiglio dell’Ordine, l’ex presidente Ermanno Corsi, ha annunciato il suo voto favorevole, “pur con tre riserve”:


Adriano Albano e Ermanno Corsi

“nel bilancio ci sono otto voci poco chiare per un ammontare di 70mila euro; nell’assemblea dello scorso anno era stato deciso di raddoppiare il contributo all’Emeroteca Tucci, ma lo stanziamento non c’è ancora stato; nell’autunno del 2008 si è dimesso il presidente del collegio dei revisori dei conti, Mauro Fellico (per la vicenda dell’iscrizione di Luigi Cesaro all’albo dei pubblicisti con documentazione fantasma, ndr), ma in diciotto mesi non si è provveduto alla sostituzione del revisore dimissionario”.
Del resto era davvero difficile non approvare un bilancio florido, illustrato dal tesoriere Adriano Albano, che grazie a una politica attenta alla riscossione delle quote d’iscrizione, dell’anno in corso e degli anni precedenti (quote che per legge il giornalista deve versare), consente di avere su conti di varie banche (Bnl, Banco Napoli, Deutsche Bank e Banco Posta) poco meno di 300mila euro e di non incassare dall’Associazione napoletana della stampa u ncredito di 80mila euro, svolgendo un’attività finanziaria che è estranea ai compiti dell’Ordine.
In ogni caso il largo attivo di bilancio ha consentito al tesoriere dell’Ordine nazionale Nicola Marini di stroncare timidi tentativi di critica avanzati dal consigliere di opposizione. “Sono in carica dal luglio 2007, - ha detto Marini – e la Campania era allora la maglia nera delle regioni d’Italia, ventesima su venti, con un debito di 243mila euro nei confronti dell’Ordine nazionale. Diciotto mesi fa questo debito è stato azzerato ed ora è la più virtuosa nei


Luigi Cesaro e Mauro Fellico

pagamenti tanto che abbiamo deciso che sarà la prima a ricevere la tranche di contributi che l’Ordine nazionale conta di versare ai consigli regionali”. E per evidenziare i notevoli progressi fatti nella gestione dei conti sono intervenuti anche il vice presidente dell’Ordine campano, il pubblicista Domenico Falco, e il segretario Gianfranco Coppola.

La ricchezza dell’Ordine campano ha una spiegazione semplice, articolata in due passaggi: il primo è la drastica riduzione delle morosità realizzata negli ultimi ventiquattro mesi soprattutto tra i pubblicisti; una massa di iscritti agli albi assolutamente inspiegabile per un sistema editoriale gracile e in crisi, con molte testate tenute in vita soltanto dalle erogazioni di denaro pubblico: al 7 aprile in Campania i giornalisti professionisti sono 1.380 e i giornalisti pubblicisti 8.518, con un totale ormai vicinissimo alle diecimila unità. Per dare un’idea della folla di professionisti disoccupati, sottoccupati e precari, basti pensare che, sommando gli organici di Mattino, Rai Napoli, Corriere del Mezzogiorno, Repubblica Napoli, Roma, Ansa e Agenzia Italia, si arriva a 210 - 215 unità,
il 15 per cento del totale degli iscritti all’albo. E l’altro 85 per cento?
Ma torniamo all’assemblea sui bilanci. Fallito l’attacco sui conti, Corsi è tornato alla carica con un secondo intervento dedicato alle questioni della politica editoriale e ai presunti silenzi e inerzie dell’Ordine: il piano tagli del giugno 2009 al Mattino; l’aggressione subita dal redattore del Napoli Alessandro Migliaccio da parte del comandante dei vigili urbani Luigi Sementa; la vicenda complessa e poco chiara del contenzioso tra Cristiana Barone e l’Ordine, sfociata in una denuncia alla procura della Repubblica presentata dal legale della giornalista; la domanda di iscrizione all’albo dei pubblicisti da parte di Luigi Cesaro e di altri diciotto aspiranti giornalisti,

tra i quali ci dovrebbe essere anche il neo assessore al Bilancio della provincia di Napoli Armando Cascio; infine l’accusa a Lucarelli, senza però citare un solo elemento a sostegno di questa tesi, di avere brigato undici anni fa con gli  amministratori del Comune di Napoli per sfrattare i giornalisti dal Circolo della stampa.
Di questi casi merita certamente


Cristiana Barone e Bruno Tucci

un approfondimento la vicenda Cesaro e non soltanto perché l’aspirante pubblicista è intanto diventato il presidente della terza provincia d’Italia.
Dopo avere bloccato nel luglio 2008 insieme al segretario Coppola l’iscrizione di Cesaro e di altri diciotto aspiranti perché la documentazione presentata era “assolutamente insufficiente”, Corsi ha accusato Lucarelli di avere fatto sparire tutti i fascicoli, ipotizzando un reato grave: il falso per soppressione. L’Ordine del Lazio, presieduto da Bruno Tucci, un anno fa ha deciso che non c’era materia per procedere nei confronti di Lucarelli ed ha archiviato la denuncia. Ma se le accuse dell’ex presidente sono infondate si dovrebbe procedere nei confronti di Corsi per calunnia. Invece tutto tace.
Allora il caso di Cesaro e degli altri diciotto mancati pubblicisti si può chiudere con le dimissioni di Fellico, che risultava direttore della pubblicazione che avrebbe ospitato gli articoli di cui si è persa traccia?