Caro direttore, divertenti  risultano le segnalazioni delle corbellerie più inopinate  diffuse dai suoi colleghi napoletani, ma ingiusto appare il suo  silenzio su quelle dei sacerdoti dell'informazione nazionale.  
                Pescando nei  "documenti recenti" della mia memoria, trovo un primo “file”  sul vaticanista del Tg1 che riuscì con sei tacitiane  parole a descrivere l’interesse dei fedeli in attesa dell’elezione del nuovo  Papa: "La folla attende con  grande attesa", suscitando,  probabilmente, l'ammirazione di un suo collega che aveva in precedenza  parlato "dell'evolversi dell'evoluzione climatica"  e di un cronista sportivo del Tg2 che sosteneva essere "la difficoltà molto difficile" e di uno  del Tg1 autore di "un doppio impegno che  vedrà impegnata la nazionale azzurra".  
Un secondo “file” lo trovo  ancorato al ricordo della tarda serata del 2 maggio scorso, quando, rievocando  per la duecentesima volta il caso dell'innocente Tortora, lo storico Minoli ha calpestato con stivaloni di cinghiale il codice di procedura penale Rocco  affermando: "la Procura di Napoli emette l'ordinanza di rinvio a giudizio" (adempimento  che  toccava al giudice istruttore o alla sezione istruttoria della corte  d’appello).  
Last but not least,  l'ostinazione di Dietlinde Gruber,  detta Lilli (auguri per i 56 anni compiuti il 19 aprile) che confonde  il "giudizio abbreviato" col "giudizio immediato" e  dà  sulla voce al suo interlocutore ripetendo "abbreviato" con la  stessa enfasi con la quale, a "Uno mattina", Franco Di Mare, novello Accursio,  andava  gridando "Si tratta di un reato penale!"  (come dire l’acqua bagnata); ma va aggiunta anche la sicumera di Concita  De Gregorio che, novella Bitisia  Gozzadini, ad "Anno zero" sentenziava: "Non si tratta di un reato  ma di un delitto" (il reato, come tutti i praticanti  giornalisti dovrebbero sapere, si divide in "delitto" e  "contravvenzione" e, pertanto, il delitto è sempre un reato). Et de  hoc satis. Cordiali saluti                  |