Contratto: tra le novità
l'obbligo d'obbedienza

MENTRE È FERMA la trattativa per il rinnovo del contratto di lavoro giornalistico, l’ala dura degli editori sperimenta profonde innovazioni della parte normativa. Tra gli editori più bellicosi c’è Francesco Gaetano

Caltagirone che nella parte più molle della sua catena editoriale, il Mattino, opera forzature fino a qualche anno fa nemmeno immaginabili.
Il 3 febbraio il capo del personale dell’Edime-Il Mattino, Raffaele Del Noce, ha scritto alla cronista Chiara Graziani


Raffaele Del Noce e Chiara Graziani

per comunicarle la sanzione di una multa di tre ore per avere violato “l’obbligo di obbedienza” nei confronti del capo della cronaca di Napoli Carlo Nicotera.
“So che per i dipendenti pubblici – è il commento di Giovanni Rossi, segretario generale aggiunto della Fnsi – c’è il giuramento di fedeltà e per chi lavora in società private l’obbligo di non diffondere notizie riservate sulla propria azienda, ma è la prima volta che sento parlare di ‘obbligo di obbedienza’. Di fronte a iniziative ai limiti della provocazione da parte degli editori c’è bisogno di reazioni forti delle redazioni; ad esempio, la proclamazione di uno sciopero, se non c’è l’immediato ritiro del provvedimento sanzionatorio. Non conosco la vicenda della cronista del Mattino, ma devo dire che risposte adeguate non sono facili e stanno diventando sempre più rare nei quotidiani italiani, anche se in qualche caso ci sono ancora”. E Rossi cita quanto è accaduto nel maggio scorso al Giornale di Sicilia, quando venne messa in pagina una dichiarazione del segretario


Daniele Billitteri, Mariella Pagliaro e Giovanni Rossi

dell’Assostampa regionale Daniele  Billitteri. Il direttore-editore Antonio Ardizzone e l’azienda contestarono a Billitteri, redattore del Giornale, e al cdr (formato da Virgilio Fagone, Antonio Ortoleva e Mariella Pagliaro) il mancato rispetto della

procedura prevista dal contratto. C’era un’evidente confusione tra una notizia sindacale, diffusa dall’Ansa, che ha ancora cittadinanza sulle pagine di un giornale, e un comunicato sindacale che deve seguire un determinato iter. Il cdr reagì subito chiedendo il ritiro della contestazione e, di fronte al rifiuto dell’azienda, difese il diritto di mettere in pagina notizie di natura sindacale, proclamando due giorni di sciopero.
“Nel caso di Chiara Graziani – continua Rossi - la prima risposta tocca al cdr, con due mosse: un’iniziativa forte nei confronti dell’azienda e l’attivazione dell’Assostampa in modo da studiare, d’intesa con l’ufficio legale, tutte le azioni necessarie per una offensiva adeguata in tutte le sedi”.
A questo punto vediamo dall’inizio la vicenda della cronista del Mattino. Il 18 gennaio Chiara Graziani è di copertura notturna; va via dal giornale all’una e mezza del 19 gennaio. Alle 12,40 del 19 gennaio è di nuovo al lavoro a via

Chiatamone; sono passati undici ore e dieci minuti da quando ha lasciato la redazione, ma è in ritardo, secondo il capo cronista, che le assegna un’inchiesta molto impegnativa da scrivere in giornata: un viaggio nei pronto soccorso di tre ospedali (Cardarelli, Loreto Mare,


Carlo Nicotera, Mario Orfeo e Claudio Scamardella

Vecchio Pellegrini) per registrare pareri e umori di utenti e personale sanitario, dopo l’aggressione subita il giorno precedente da un medico del pronto soccorso del Cardarelli. La Graziani fa presente che un lavoro in tre zone distanti della città, tra autorizzazioni e interviste, richiede tempo, ma Nicotera è irremovibile. Alle 13 la cronista, in compagnia del fotografo Alessandro Garofalo, lascia via Chiatamone diretta al Cardarelli. Incontra il direttore sanitario Matarazzo che, quando riesce a liberarsi da una riunione coi sindacati, l’affida a Filippina Onofaro, da anni medico sulla barricata del pronto soccorso. Completata la ricognizione al Cardarelli, la Graziani chiama in cronaca per sapere se deve andare al Pellegrini o a Loreto mare: la spediscono al Loreto mare, ma in ospedale i vigilantes non la fanno entrare perché il direttore sanitario Maria Corvino non c’è. Dopo tre quarti d’ora dal giornale le dicono di rientrare. Alle 18 è alla sua scrivania; Nicotera


Paolo Barbuto, Maurizio Cerino e Enzo Ciaccio

non c’è, il suo vice, Del Tufo, le dice di scrivere un viaggio nel pronto soccorso del Cardarelli, che va regolarmente in pagina. Il giorno successivo la cronista trova una mail scritta nella notte da Nicotera. Il capo cronista le rimprovera di essere arrivata al giornale

in ritardo; secondo un tacito accordo, sostiene Nicotera, è prevista una certa tolleranza per chi smonta dal turno di notte, ma una presenza anticipata al giornale le avrebbe consentito di realizzare per intero l’inchiesta. La Graziani replica subito con una lettera indirizzata a Nicotera, al comitato di redazione (Paolo Barbuto, Maurizio Cerino e Enzo Ciaccio), al redattore capo responsabile del secondo dorso del giornale Claudio Scamardella e al direttore Mario Orfeo. Secca la replica della cronista, articolata in due punti: apprendo, scrive, dell’esistenza di taciti accordi sull’orario di lavoro, chiedo quindi di sapere chi li ha contratti, cosa dicono e per chi valgono; al secondo punto segnala che l’orario di lavoro non può superare le 36 ore contrattuali e le 22 ore mensili (quindi circa cinque ore settimanali) di straordinario. Non riceve risposte. Tace Nicotera, mentre Cerino, l’unico operativo del cdr, va dal capo della cronaca di Napoli a chiedere spiegazioni. Tacciono

Scamardella e il direttore; invece chi proprio non dovrebbe tacere è Orfeo che rinuncia a precise prerogative che gli derivano dall’articolo 6 del contratto di lavoro. Chi invece scende subito in


Gaty Sepe, Marina Cosi (Fnsi) e Carla Di Napoli

campo, siamo al 21 gennaio, è Del Noce, approfittando del silenzio di chi dovrebbe parlare e dell’isolamento colpevole e autolesionistico nel quale gli oltre 120 redattori del Mattino lasciano la Graziani, Del Noce torna all’attacco. Con una invenzione straordinaria, il capo del personale scrive alla cronista come se fosse non una giornalista, ma una suora delle Carmelitane scalze, e le contesta “l’inadempimento dell’obbligo di obbedienza” e quindi aggiunge: le “irroghiamo una multa di tre ore”; Del Noce però non dice, per ottenere un perdono completo, quante Ave Maria e Pater nostro deve recitare la Graziani, che il 24 gennaio contesta la multa con una lettera al capo del personale.
Sulla vicenda della sanzione Nicotera è cortese, ma preferisce non parlare: “I miei riferimenti sono il direttore, la collega Graziani e il sindacato aziendale, con il quale mi sono già confrontato”. Il presidente dell’Assostampa Gianni


Gianni Ambrosino, Giuseppe Matarazzo e Giancarlo Tartaglia

Ambrosino si chiama fuori: “Finora nessuno mi ha interpellato”.
A distanza di oltre quindici giorni dalla multa il comitato di redazione, in diverse circostanze poco tempestivo e incisivo, ma sempre reboante, diffonde un comunicato con il quale “condanna nella forma e

nella sostanza il provvedimento disciplinare” e “chiede un urgente incontro all’azienda e al direttore responsabile”.
Il 16 febbraio arriva dalla Federazione della stampa il parere chiesto da Barbuto, Cerino e Ciaccio. Il direttore della Fnsi Giancarlo Tartaglia scrive che “il provvedimento non risulta conforme a quanto disposto dall’articolo 50 del contratto nazionale di lavoro giornalistico”.“Entrando, poi, nel merito del provvedimento,– continua il direttore della Fnsi – si deve rilevare che non si comprende in cosa consista la ‘direttiva aziendale’ che sarebbe stata violata, né quale sia ‘l’obbligo di obbedienza’ al quale la Graziani avrebbe dovuto attenersi”. “Tutto ciò premesso – conclude Tartaglia – si deve ritenere pienamente legittima la contestazione del provvedimento attivata dal comitato di redazione”.
Sulla scorta del parere Fnsi, il 20 febbraio il cdr chiede con un comunicato “l’immediato ritiro della sanzione”. Trascorrono altri quindici giorni e arriva un terzo documento del cdr, che denuncia “l’escalation di lettere e contestazioni che in alcuni casi si sono trasformate in sanzioni disciplinari ed economiche”.

Definisce inoltre “illegittime le sanzioni irrogate dall’Azienda in quanto non corrispondenti alle norme contrattuali e apre su questa problematica una vertenza con il Direttore responsabile e con la società Il Mattino spa, con i quali sollecita un incontro in tempi rapidi, riservandosi nel contempo di avviare tutte le iniziative a tutela dell’autonomia redazionale”.


Luisa Russo e Donatella Trotta

Intanto il 10 febbraio Chiara Graziani, con l’assistenza dell’avvocato romano Francesco Candreva, ha promosso la procedura di conciliazione davanti all’ufficio provinciale del lavoro, passaggio obbligato prima di ricorrere alla magistratura.
“Al di là dell’evidente illegittimità del comportamento dell’Edime, – osserva uno dei graduati di via Chiatamone, ex sindacalista – c’è un filo rosso che rende particolarmente odiose le più recenti iniziative dell’azienda nei confronti della redazione: l’accanimento è concentrato soprattutto nei confronti delle giornaliste, evidentemente più deboli, anche perché impossibilitate a sottrarsi agli obblighi nei confronti dei figli e, più in generale, della famiglia. Ricordo, prima della punizione della Graziani, diversi episodi; tra questi, la concessione a Carla Di Napoli di un solo mese di maternità, invece dei tre previsti dalla legge, e l’azzeramento unilaterale, dopo decenni di accordo pacifico, della doppia corta che ha cambiato la vita di dieci redattori, di cui nove donne, e tra


Daniela De Crescenzo, Daniela Limoncelli e Donatella Longobardi

queste sei con figli (Daniela De Crescenzo, Carla Di Napoli, Chiara Graziani, Daniela Limoncelli, Donatella Longobardi, Cinzia Peluso, Luisa Russo, Gaty Sepe, Donatella Trotta), e un uomo, Gregorio Di Micco. Comportamenti

tanto più gravi perché, ormai da tempo, il nostro giornale è molto spesso megafono di un politico di primissimo piano come Pierferdinando Casini, che dice di mettere la famiglia al primo posto del suo programma politico, e ha nel consiglio d’amministrazione Azzurra Caltagirone, compagna di Casini (insieme genitori della piccola Caterina), e donna che nella Fieg, la Federazione editori, ricopre l’incarico di maggior prestigio: vice presidente responsabile dei quotidiani regionali”.