Repubblica, sentenza
record per il mobbing
L’articolo di Luca Fazzo è stato pubblicato dall’edizione milanese di Repubblica il 13 aprile 2005



LA STORIA/ Giornalista vince causa con
la Mondadori: io, discriminata in redazione


Il mobbing da 300mila euro


LUCA FAZZO
È il risarcimento più alto della storia italiana dei processi per mobbing, un precedente che rischia di innescare una reazione a catena di cause-gemelle e di creare il panico nelle direzioni del personale delle aziende. Una giornalista di un settimanale del gruppo Mondadori ha fatto causa all' azienda sostenendo di essere perseguitata e discriminata senza motivo dai suoi capi. Risultato: il tribunale di Milano ha ordinato il suo reintegro nelle mansioni e ha cancellato i provvedimenti disciplinari assunti a suo carico. E soprattutto ha condannato la Mondadori a versarle un risarcimento da trecentomila euro. Una botta senza precedenti. Le motivazioni della sentenza, emessa dal giudice Pietro Martello della sezione Lavoro del tribunale milanese, si conosceranno solo nei prossimi giorni. Il dispositivo si limita a dichiarare «accertata l' illegittimità della dequalificazione professionale subita dalla ricorrente a far data del gennaio 1995» e far scattare con effetto immediato la condanna di una pesantezza senza precedenti. Ma la giornalista si guarda bene dall' annunciare pubblicamente la propria vittoria, anzi - interpellata da Repubblica - chiede di mantenere l' anonimato dicendo semplicemente «questa è una storia che mi ha devastato». E anche questo è probabilmente un segno della pesantezza della situazione. La storia della persecuzione di Lucia, così come l' hanno ricostruita i suoi difensori nel ricorso accolto dal giudice, è lunga e dettagliata. Si parla di inchieste mai pubblicate, di incarichi che si assottigliano sempre di più, di colleghi che le vengono regolarmente preferiti. Lamentele che fanno parte della vita di molte redazioni. Ma che, con poche modifiche, si possono ritrovare nella vita di ogni azienda media o grande di tutti i settori produttivi. Ma in questo caso, ha sostenuto il giudice, si è andati aldilà della normale dialettica aziendale e delle sue inevitabili asprezze. La storia professionale di Lucia è quella di una giornalista di successo: professionista dal 1980, redattrice prima di quotidiani locali veneti e poi di una serie di periodici milanesi, quasi tutti del gruppo Mondadori. Fino all' assunzione a Sorrisi e canzoni Tv da parte del direttore di allora, Gigi Vesigna, e alla promozione due anni dopo ad inviata speciale. Anche nel passaggio a Noi, effimera testata del gruppo di Segrate, Lucia sostiene di avere continuato a lavorare molto e bene, muovendosi da inviata all' Italia e all' estero. L' elenco dei suoi servizi è quello di una giornalista eclettica, in grado si spaziare da temi leggeri come il matrimonio di Sergio Castellitto, a interviste impegnative come quella al premier albanese Fatos Nano, a articoli drammatici come il racconto di Rosaria Schifani. Ma, nel 1995, Lucia passa a un altro settimanale di evasione nato quell' anno. E qui - senza motivo apparente, secondo Lucia - il meccanismo si rompe. E la giornalista viene «progressivamente privata del ruolo di inviata, venendole affidati servizi di sempre minor importanza». In sette anni, dal 1995 al 2002, Lucia scrive 122 articoli, una media di uno al mese. Molti di questi non superano le venti righe di lunghezza. Lucia chiede l' intervento dell' Ordine dei giornalisti, che condanna il comportamento del settimanale, ma nulla cambia. E lo scontro finale avviene quando Lucia si rifiuta di scrivere due articoli: accusando il primo di essere «smaccatamente pubblicitario», il secondo una ricopiatura pedissequa di un articolo di un giornale inglese. A quel punto è la rottura, l' azienda fa scattare i provvedimenti disciplinari, mentre Lucia va dall' avvocato e firma la citazione per mobbing della Mondadori. Poi arriva la sentenza record.