Feltri toglie al Roma
il tandem col Giornale

DAL PRIMO NOVEMBRE cessa l’abbinamento tra il Roma, controllato da Italo Bocchino, vice capo gruppo del Popolo della libertà alla Camera, e il Giornale, di proprietà di Paolo Berlusconi. Lo ha deciso il direttore del quotidiano milanese Vittorio Feltri, che non ha gradito alcune dichiarazioni di Bocchino. L’otto settembre, nei giorni caldissimi della polemica sulle molestie e la presunta omosessualità del direttore di Avvenire Dino Boffo, il

parlamentare di An intervistato da Antonella Rampino, è perentorio: “Se il direttore non rende un buon servizio alla famiglia dell’editore, se gli interessi di Berlusconi e di Feltri sono così divergenti, forse sarebbe bene che Berlusconi rinunciasse a Feltri”. Nel giro di ventiquattro ore arriva la cannonata di ritorno dal Giornale, con un editoriale del


Dino Boffo e Gennaro Malgieri

direttore e un commento di Giancarlo Lehner, deputato del Pdl e collaboratore anche del Roma. Il titolo del commento è: “Caro Bocchino, chiedi scusa / È da Chavez invocare la cacciata di Feltri”. Il parlamentare campano aspetta una settimana e diffonde una lettera firmata da cinquantasette deputati ex An, tra cui l’ex direttore del Secolo d’Italia Gennaro Malgieri. Con la lettera vuole segnalare a Berlusconi il rischio di un “corto circuito” all’interno del Pdl a causa delle “reiterate affermazioni offensive e calunniose de ‘Il Giornale’diretto da Vittorio Feltri nei confronti di Fini”. C’è anche da aggiungere che sul versante editoriale locale Bocchino teorizza che il suo Roma fa da traino al Giornale. Per Feltri, che nei primi dieci giorni del suo ritorno (il 22 agosto) alla guida del Giornale ha realizzato una perfomance straordinaria con un incremento del 45 per cento delle vendite, può bastare e fa comunicare con una telefonata la rottura dell’abbinamento con il Roma.
Per il quotidiano napoletano la separazione dal Giornale è certamente una perdita grave in termini di prestigio politico e di copie, ma soprattutto cade in un momento particolarmente delicato. Il bilancio 2008 si è chiuso con oltre 300mila euro di rosso e per il 2009 le previsioni sono molto negative a causa soprattutto del crollo della raccolta pubblicitaria che era già attestata su livelli modesti. Una situazione molto difficile che il 5 ottobre l’amministratore delegato della società  Salvatore Santoro ha fotografo in una lettera indirizzata al direttore Antonio Sasso e al comitato di redazione formato da Salvatore Caiazza, Antonella Monaco e Claudio Silvestri. Sullo sfondo


Salvatore Caiazza e Claudio Silvestri

c’è la minaccia del taglio di quattro unità su una redazione di quindici giornalisti (compresi direttore e vice) cui vanno aggiunti due giornalisti formalmente in forze all’agenzia Mediapress (la praticante Nadia Labriola e la collaboratrice Armida Parisi). Per evitare ghigliottine l’azienda propone risparmi su tutte le voci (dalla tipografia alla tiratura, dalle

agenzie ai trasporti) e un patto di solidarietà ai dipendenti, a cominciare dai giornalisti, con il taglio del 30 per cento delle spese e delle retribuzioni, con il rientro in busta paga dell’ottanta per cento della decurtazione a carico dell’Inpgi; sta inoltre lavorando al prepensionamento dal 2010 del direttore Antonio Sasso, che verrebbe confermato alla guida del giornale con un contratto di consulenza.