Il Fatto, per Iurillo
tempo indeterminato

È STATA UNA progressione lenta sostenuta da un lavoro continuo, con notizie di frequente esclusive: quattro mesi a borderò; dal febbraio 2010 sei anni da collaboratore contrattualizzato; dall'aprile 2016 articolo 2 con contratto annuale, poi rinnovato per altri 12 mesi. Finalmente a fine marzo a Vincenzo Iurillo, giornalista del Fatto Quotidiano fin dalla nascita il 23 settembre del 2009, è arrivata una lettera dell'amministratore della società Cinzia Monteverdi con un contratto da articolo 2 a tempo

indeterminato e raddoppio della retribuzione.
Al Fatto sono stati otto anni e mezzo impegnativi per il giornalista stabiese, quarantasette anni, da quindici professionista, maturità scientifica al liceo Gaetano Salvemini

Vincenzo Iurillo e Marco Lillo

di Sorrento, ricerca senza successo della strada universitaria giusta (Scienze politiche a Salerno, Sociologia e Giurisprudenza alla Federico II), poi nel ’96 gli esordi a tempo pieno a Metropolis settimanale dove rimane fino al 2002. Per due anni è nello staff del presidente della Provincia di Napoli Amato Lamberti, quindi il ritorno a Metropolis diventato quotidiano dove resiste soltanto due anni prima di dimettersi perché c’era molto lavoro ma non c’erano stipendi.
Dall’autunno del 2009, come detto, copre Napoli e la Campania per un giornale d’attacco come il Fatto, guidato da Marco Travaglio che nel febbraio del 2015 è subentrato al direttore della fondazione, Antonio Padellaro. Un periodo segnato da diverse querele e una citazione, tutte archiviate, e da una serie di successi a cominciare nell’autunno del 2010 dal servizio sul rinvio a giudizio per abusi edilizi a Capri di Luca Cordero di Montezemolo, prima condannato a un anno e, naturalmente, poi prescritto, per passare ai processi e alle sentenze su Berlusconi e alle vicende del sindaco 5 Stelle di Quarto Rosa Capuozzo.
Ma sono due le notizie che fanno più rumore. La prima è del gennaio del 2014 quando va a Benevento e scopre le registrazioni del deputato e poi ministro delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo che documentano una serie di interferenze per orientare a suo favore le decisioni dei vertici della Asl sannita. La campagna del Fatto va avanti per settimane, viene ripresa dagli altri media e porta alle dimissioni del ministro.
La seconda, che non ha ancora del tutto esaurito i suoi effetti, arriva nel luglio 2015 e viene seguita da Iurillo in tandem con Marco Lillo: è la

Cinzia Monteverdi e Marco Travaglio (*)

scoperta delle intercettazioni tra Matteo Renzi e il generale della Guardia di finanza Michele Adinolfi, con il piano dell’allora segretario del Pd per sostituire Enrico Letta a Palazzo Chigi.
Per quegli articoli tra l’agosto e il settembre

del 2015 la Dia di Napoli ispeziona due volte il computer di Iurillo per individuare la provenienza dei file delle intercettazioni ipotizzando una violazione del segreto d’ufficio, poi archiviata, e il Consiglio superiore della magistratura apre un fascicolo e dispone delle audizioni per capire come sono arrivate alla stampa. Infine Renzi nel suo libro Avanti, edito nel 2017 da Feltrinelli, cita le intercettazioni e il caso Consip come la prova di un complotto ai suoi danni organizzato dai carabinieri del Noe, dal pm partenopeo Henry John Woodcock e dal Fatto Quotidiano.

(*) Da www.dagospia.com