Sessanta anni
di giornalismo

A Mimmo Carratelli, nuovo presidente del consiglio di disciplina, l’organismo che si occupa delle questioni deontologiche e disciplinari dei giornalisti campani, Iustitia ha chiesto di ripercorrere le tappe della sua lunga attività professionale.

“Ho cominciato a frequentare una redazione nel 1951. Era Il Giornale d’Italia, un quotidiano romano del pomeriggio di area liberale che aveva a Napoli la sede dell’edizione per il sud, diretta da mio padre Orazio. Con lui lavoravano Mario Cicelyn e Salvatore Maffei. La mia famiglia si era da poco trasferita dalla Calabria, io sono nato nell’aprile del ’34 a Fiumefreddo Bruzio in provincia di Cosenza, e vivevamo a Torre del Greco dove ho completato il liceo classico prima di iscrivermi e laurearmi in Giurisprudenza.

Dopo un po’ cominciai a seguire il consiglio comunale e provinciale. Ero impressionato dal gruppo del Pci che schierava personaggi straordinari a contrastare la super maggioranza del sindaco Achille Lauro; tra questi, tre ingegneri (Gino Bertoli, Gerardo


Gerardo Chiaromonte (*) e Achille Lauro

Chiaromonte e Luigi Cosenza) e l’avvocato Mario Palermo. Una volta forse l’entusiasmo del mio pezzo non firmato, che era stato mandato a Roma senza essere passato, fu eccessivo perché il giorno dopo mio padre si beccò un richiamo dal direttore. Nel ‘57 venni raccomandato a Ludovico Greco del Roma che mi mandò a girare per gli ospedali; due anni più tardi arrivò il praticantato e nel ’61 il tesserino da professionista. Al Roma sono rimasto fino alla chiusura del giornale nel novembre del 1980, con due parentesi. Nel ’76 sono diventato responsabile del  mensile di Corrado Ferlaino il Napoletano, con Domenico Rea direttore; nel ’78 mi ha cercato Orazio Mazzoni per portarmi al Mattino, ho invece deciso di trasferirmi a Milano chiamato da Gino Palumbo per lavorare al settimanale La Gazzetta Illustrata, ma ho resistito sette mesi. Mi mancava il ritmo della cronaca. Gli anni Ottanta si sono


Corrado Ferlaino e Domenico Rea

aperti con diciotto mesi di disoccupazione chiusi nel 1982 dal trasferimento a Bologna al Guerin Sportivo, di cui sono diventato vice direttore nel 1986 e poi responsabile dell’edizione per il Nord Italia del Corriere dello sport-Stadio.
Nell’agosto del 1987

c’è stato il ritorno a Napoli a fare il capo della redazione sportiva del Mattino forse perché Pasquale Nonno doveva fare fuori Romolo Acampora e lo stesso Nonno mi ha tolto l’incarico quattro anni più tardi forse perché doveva sistemare Carlo Franco. In fondo sono stato spesso capo perché non ha mai creato problemi ai miei capi. Dal ’91 ho lavorato come inviato e, due anni dopo con la direzione di Sergio Zavoli, sono tornato alla guida dello sport fino al ’95 quando sono stato prepensionato, anche se ho continuato a scrivere molto sia con Paolo Graldi che con Paolo Gambescia. La collaborazione si è interrotta un anno dopo l’arrivo di Mario Orfeo.
Ho scritto diversi libri. Romanzi: Un cuore colorato per Pironti, Una milanese a Capri per Velebianche, L’ombra del leopardo edito dalla Compagnia dei trovatori. Tanti libri di sport: La grande storia del Napoli, Nel settimo giorno Dio creò gli allenatori, Il tempo del Petisso, Quando lo sport è favola, Ferlaino sceicco di Napoli, Monaco 1972. Con Pironti

ho pubblicato una collana di Elogi: Mourinho, el Pibe, Valentino (Rossi, ndr), Mohamed Alì, Le primarie. E ho scritto un volume sul terremoto, insieme a Salvatore Biazzo e Aldo De Francesco: Ultime voci dall’epicentro.
Da quando ho lasciato il


Aldo De Francesco e Sergio Zavoli

Mattino scrivo per il Roma di Antonio Sasso e dal 2006 curo una rubrica per l’edizione napoletana di Repubblica. Ogni mattina ritiro in edicola la mia mazzetta formata da Gazzetta, Corriere dello sport, Corriere della sera, Repubblica, Stampa, Mattino e Roma. Se invece dovessi comprarne uno solo prenderei la Stampa che è il più asciutto e completo. E, a dispetto di internet, il mo archivio continua a essere esclusivamente cartaceo”.              


(*) Da www.archiviofoto.unita.it