Caltanet: non metalmeccanico,
ma giornalista chi fa le news
IL TRIBUNALE DI Roma ha stabilito che chi fa lavoro giornalistico in un portale (anche se non ha una testata iscritta al registro della stampa) deve essere retribuito come giornalista.
Il 9 febbraio il giudice Daniela Bracci ha condannato Caltanet, il portale del gruppo Caltagirone, a pagare a Barbara Nardacchione 68mila euro, di cui 63420,59, oltre interessi e rivalutazione, " a titolo di emolumenti lavorativi" e 3500 euro di spese legali.
"Con questa pronuncia - osserva Marino Maffei, l'avvocato che, insieme al collega romano Giuseppe Nobile, assiste Barbara Nardacchione - il tribunale di Roma ha fatto finalmente giustizia dello scandalo dei giornalisti inquadrati come metalmeccanici. Il dato più rilevante che emerge implicitamente dalla sentenza del giudice del lavoro è il principio, per nulla scontato, in base al quale al giornalista va comunque applicato il trattamento economico previsto dal contratto nazionale di lavoro giornalistico, indipendentemente cioé dall'attività principale svolta dal datore di lavoro. È importante ricordare, infatti, che Caltanet non è un giornale on-line bensì un portale internet, ovverosia un contenitore di servizi multimediali che in aggiunta alle cartoline virtuali, agli oroscopi, alle caselle di posta elettronica e ad altri servizi web, forniva anche informazione giornalistica".
Il fatto che 'Caltanet.it' non sia una testata giornalistica registrata non ha condizionato il tribunale di Roma. "Se è pur vero - scrive il giudice - che una denominazione assume formalmente la qualifica di 'testata' solo dopo l'eventuale registrazione nel registro della stampa, è anche vero che non possono farsi ricadere sul lavoratore le conseguenze negative del comportamento omissivo di parte datoriale che, violando la normativa del settore, non provvede a registrare per tale quella che, di fatto, è stata la testata Caltanet.it".
"Un ulteriore motivo di soddisfazione - continua Maffei - sta nel fatto che non esistono precedenti specifici sull'argomento. Anzi, questa sentenza costituisce un precedente che sicuramente influenzerà le pronunce dei giudici che dovranno decidere sulle istanze contributive dell'Inpgi nei confronti di Caltanet e sulle impugnative di licenziamento della Nardacchione e dei suoi colleghi che sono stati messi in mobilità come metalmeccanici".
La giornalista napoletana, trentatre anni, da otto professionista, figlia di Umberto Nardacchione, redattore del Mattino e consigliere dell'Ordine dei giornalisti della Campania, nell'aprile del 2000 veniva assunta alla Caltanet spa con la qualifica del quarto livello del contratto dei metalmeccanici, e dichiarava al magistrato di avere svolto sin dal primo giorno, e fino al licenziamento arrivato alla fine del settembre 2002, lavoro da giornalista.
Diversa la tesi degli avvocati Salvatore De Francesco e Carla Antonacci, legali della Caltanet spa, la società, nata nel 1999 e operativa dal 2000, che con le spa Il Mattino Sem, l'Edime, la Piemme, la Sigma Editoriale, Il Messaggero e le srl Join Consulting e Cedfin forma la galassia che fa capo al Gruppo Caltagirone Editore.
La Caltanet, hanno sostenuto i legali, non è "una società editoriale, bensì una tipica società della cosiddetta new economy che si proponeva di offrire beni e servizi sulla e nella rete Internet"e "Caltanet.it non era una testata giornalistica ma un sito Internet qualificabile come portale"; per di più utilizza "solo macchinari elettronici e telematici strettamente connessi all'attività del portale e non ha un sistema editoriale". Gli avvocati poi chiarivano che, nel gennaio 2002, l'assegnazione della Nardacchione "ad altre mansioni non era stata determinata dall'ispezione dell'Inpgi (l'istituto di previdenza dei giornalisti, ndr), bensì dal fatto che in relazione all'andamento economico e alle esigenze degli utenti, il portale Caltanet nell'arco del tempo era stato variato nei contenuti, nei canali e negli argomenti (anche il software del portale era stato più volte modificato) ".
In udienza però l'attività giornalistica della Nardacchione, addetta all'area News di Caltanet, veniva confermata dai testi ascoltati dal giudice: per la redattrice i colleghi del portale Antonio Casonato, Anna Luciana Fornaciari e Vincenzo Mulè; per l'azienda i dipendenti Caltanet Laura Bogliolo e Mauro Lonardo e Gino Cavallo, redattore capo centrale del Mattino, distaccato per alcuni anni al portale, rientrato nello scorso autunno al quotidiano come numero due della sede romana, guidata da Enzo Iacopino.
"Alcuni canali telematici del portale, - osserva in premessa il giudice - quali News, Medicina e salute e, ancora, Scienza e tecnologia, facevano parte, come emerge dal verbale degli ispettori dell'Inpgi, di una sezione informativa per la cui realizzazione l'azienda ebbe a occupare quattro dipendenti, tra cui la ricorrente (la Nardacchione, ndr), oltre a un collaboratore esterno, tutti iscritti all'ordine dei giornalisti. A ciò aggiungasi che risulta incontestato che alla direzione del portale la società resistente (la Caltanet spa, ndr) avesse impegnato due giornalisti: Gino Cavallo, giornalista professionista del Mattino, e Piero Santonastaso, giornalista professionista del Messaggero".
Quindi il magistrato passa ad esaminare le dichiarazioni rese dai testimoni.
"Alla luce dei rilievi istruttori - nota la Bracci - non possono ritenersi sufficientemente attendibili le deposizioni rese dai testi Cavallo, Lonardo e Bogliolo, i quali se da un lato hanno riferito che l'attività prestata dalla ricorrente in Caltanet concerneva l'individuazione e l'inserimento di links di possibile interesse per gli utenti, oltre che di chat e di forum su ogni argomento per far interagire l'utente, dall'altro hanno mostrato scarsa precisione nel ricordare il contenuto del lavoro in concreto svolto dalla ricorrente".
Diversa la valutazione del magistrato sull'attendibilità dei testimoni citati dalla Nardacchione.
"Opina il Decidente (il giudice Bracci, ndr) - è scritto nella sentenza - che quanto riferito, in forma convergente, dai tre testi sopra citati (Casonato, Fornaciari e Mulè, ndr) debba ritenersi sufficientemente attendibile sia in considerazione delle palesi capacità potenziali che aveva il portale Caltanet di offrire un prodotto giornalistico stante la significativa presenza di personale specializzato nella professione giornalistica (cioè quattro dipendenti + un collaboratore esterno + due figure apicali); sia perché lo svolgimento di attività giornalistica da parte della ricorrente trova conferma nelle copie delle comunicazioni di servizio, allegate agli atti (e non contestate), intercorse, all'epoca dei fatti, tra il Santonastaso e la Nardacchione".
C'è infine da aggiungere che la giornalista napoletana ha ottenuto contro l'editore Caltagirone un altro, piccolo, risultato positivo.
Nel maggio 2002 l'avvocato Maffei, ha notificato un decreto ingiuntivo alla Sigma, società del Gruppo Caltagirone Editore, per ottenere il pagamento degli articoli della Nardacchione pubblicati dal quotidiano gratuito Leggo, tra il marzo e il novembre 2001. La somma richiesta, supportata da un parere di congruità espresso dall'Ordine dei giornalisti della Campania, ammontava a 8400 euro. Dopo l'opposizione al decreto presentata dalla Sigma, nell'udienza tenuta il 28 ottobre 2003 il giudice Marina Tucci del tribunale di Roma ha riconosciuto alla Nardacchione il pagamento di 2800 euro.