Orfeo teste? Dal giudice
no alla richiesta Mattino

“L’ISTRUTTORIA è chiusa”: è secca la risposta del giudice Michele Caroppoli all’avvocato del Mattino Marcello De Luca Tamajo che chiede di ascoltare un altro teste. È il 3 giugno e volge al termine la quarta udienza del giudizio per dequalificazione professionale promosso dal capo servizio Elio

Scribani contro il Mattino.
Sono già stati ascoltati i testi Giuseppe Calise, per il giornalista, e per l’azienda Carlo
Nicotera
. Forse non molto soddisfatto di


Raffaele Del Noce e Marcello De Luca Tamajo

come sono andate le testimonianze, De Luca Tamajo chiede di ascoltare un altro teste, il direttore. Prima della risposta conclusiva c’è un breve scambio di battute: “Quale direttore?, chiede Caroppoli,  “L’attuale direttore” risponde l’avvocato; “Come si chiama?” “Mario Orfeo”.
Calise, per anni al vertice del quotidiano di via Chiatamone, alle spalle dei direttori Nonno (febbraio 1985 – luglio 1993), Graldi (agosto 1994 – settembre 1999) e Gambescia (settembre 1999 – luglio 2002), conferma che Scribani, nominato capo della cronaca nera da Nonno e di nera e giudiziaria da Graldi, era una della firme di qualità del giornale, autore di servizi, inchieste e corsivi, anche in prima pagina. “Scribani – dichiara Calise al magistrato – era tra i più bravi della cronaca (che Calise ha guidato dal ’90 al ’92 e dal ’97 al 2001, quando è andato in pensione, ndr) e a lui quindi commissionavo gli articoli di maggiore importanza o afferenti a questioni più delicate, che impegnavano la linea del giornale, anche con richiami in prima pagina”.
Dopo una testimonianza netta, una seconda opaca. Nicotera, al Mattino dal


Giuseppe Calise, Carlo Nicotera e Elio Scribani

1980, vice capo redattore, ex capo cronista, ora alla guida del settore Italia, si siede davanti al giudice; al suo fianco c’è l’avvocato De Luca Tamajo, che ha poggiato

sul tavolo la propria memoria difensiva; Nicotera la guarda con insistenza; se ne accorge l’avvocato Giulia Di Bella (dello studio milanese di Bruno Amato e Caterina Malavenda, difensori di  Scribani, insieme al legale napoletano Valerio Romano) e segnala la cosa al giudice che invita Nicotera a non leggere. Al centro della testimonianza del vice redattore capo del Mattino un punto ripetuto più volte in risposta alla domanda di Caroppoli sull’utilizzo via via ridotto di Scribani da parte dei capi del giornale, con un passaggio dai 169 pezzi, tra inchieste, servizi e notizie, scritti nel 2000 all’unico articolo commissionatogli nel settembre 2005.
Nicotera, dopo aver negato che negli anni in cui ha svolto il ruolo di capo cronista vi fosse “stata una sottoutilizzazione dello Scribani”, parla di un “sostanziale mutamento della linea editoriale (del Mattino, ndr) volta a privilegiare rispetto ai fatti di pura cronaca argomenti di approfondimento o di analisi dei fatti stessi” E continua: “Tanto portò di riflesso delle sostanziali modifiche nella facitura del giornale con sostanziale riduzione degli spazi

dedicati alla cronaca nera”. Una deposizione in contrasto con quella di Calise, che proprio al responsabile di giudiziaria e nera, “tra i più bravi della cronaca”, tra


Bruno Amato, Caterina Malavenda e Valerio Romano

l'altro affidava corsivi e analisi, con collocazione pure in prima pagina.
Chiuso il verbale Caroppoli si rivolge a Scribani dicendogli che a lui piace anche parlare e gli domanda: “Ma lei sta andando in redazione?” Inattesa la risposta arriva fulminea dal responsabile del personale del Mattino, Raffaele Del Noce: “E ci mancherebbe altro”.
Il giudice ha quindi fissato per il prossimo 18 dicembre alle ore 12,45 l’udienza per le conclusioni e ha indicato il termine di dieci giorni prima dell’udienza per il deposito delle memorie conclusionali.