Cara Iustitia,
il 10 luglio ho letto il sapido articolo di Max Lazzari sul Mattino on line dal titolo: Arcuri "senzatetto" a Ponza: «Non c'è posto, ripassi».
Nel servizio il più grande esperto di gossip italico (riporto dal suo sito: giornalista
professionista, inviato de La Vita In Diretta di Raiuno dal 2000, de Le Amiche del Sabato Raiuno, giornalista del quotidiano Il Messaggero, collaboratore di Panorama, Il Corriere dello Sport e numerose altre testate; in tv ha lavorato anche per il TG4) ci racconta le peripezie di Manuelona, che in una Ponza affollata, nonostante la crisi, ha incontrato qualche difficoltà a trovare alloggio.
Trovo bizzarro, però, che l’articolista citi per nome l’albergatore che era al completo e non quello che invece la stanza l’aveva, risolvendo così il dramma vacanziero della bella attrice. E mi suona strano che sempre lo stesso cronista evidenzi e celebri, sempre per nome, il ristoratore sul molo che “ha coccolato” la Arcuri e non anche il locandiere che, contemporaneamente, teneva a cena il rampollo monegasco Pierre Casiraghi e la fidanzata Beatrice Borromeo, i quali, a mio avviso, parrebbero un po’ più vip della vip di Latina.
Credevo che il gossip fosse 'democratico' e non rifiutasse una citazione a nessuno, al di là delle bizze dei moderni epigoni di donna Matilde Serao. Oppure anche in questo settore trainante del giornalismo italico siamo alla mercé dell’estro del cronista?
Io, per esempio, ho trovato arbitraria e discriminatoria questa selezione di fornitori e locali, e invoco il diritto a
essere informato a 360 gradi: non un ristoratore sì e uno no, un albergatore sì e uno no, qualche imprenditore, magari amico, sì e il silenzio invece sugli altri. Saluti, |